sabato 29 giugno 2013

39. LA LEGGE DEL CONTRAPPASSO

Giusto per parlare un po' di noi che viviamo abbastanza sul web, dalla Nonciclopedia:
"Per legge del contrappasso si intende l'espiazione dei peccati mediante punizioni simili o contrarie alla colpa, ma esponenzialmente amplificate. Se ad esempio una persona è rea di passare troppo tempo al computer, un buon contrappasso sarebbe condannarla a chattare con una fungirl  che le spiegherà per filo e per segno (tra l'altro in bimbominkiese stretto) perché i Finley sono meglio dei Dari, con tanto di file multimediali annessi. E questo per il resto dell'eternità!"
Ancor prima di studiare Dante (convinto assertore della legge del contrappasso), io già credevo fermamente che la punizione ideale per il colpevole fosse subire la stessa pena che aveva inflitto alla sua vittima. Questa idea è andata scomparendo nel tempo lasciando posto ad un atteggiamento più tollerante e comprensivo nei confronti dei colpevoli. Ho cominciato a comprendere che forse non è sempre giusto punire troppo severamente un uomo perché ha commesso un crimine, se ha ucciso, ad esempio, non lo si può punire commettendo il suo stesso reato, non sarebbe logico, soprattutto non sarebbe educativo, cioè lo potrebbe diventare per gli altri, potenziali criminali, ma quello punito? Allora ho cominciato a fare una distinzione, a classificare i reati in base alla loro gravità, ed a capire che ci sono reati da scontare con la reclusione associata ad un percorso di recupero e ci sono reati per i quali tutti noi desidereremmo la pena di morte, parlo ovviamente delle violenze sui bambini e sui più deboli in generale. In Italia la massima pena è l'ergastolo. Ad oggi, sono 1500 i detenuti sul cui certificato, accanto al proprio nome, compare la scritta: «Fine pena: mai». L'eterno dibattito sull'utilità di questa pena: c’è chi dice che l’ergastolo è giusto perché se certi colpevoli sono condannati a stare in carcere tutta la vita, le loro vittime sono già sotto terra. Altri obiettano che l’ergastolo è contrario ai principi stessi della Costituzione, la quale prevede la rieducazione del reo e il suo reinserimento nella società. In Italia esistono due tipi di ergastoli: quello cosiddetto semplice, che dà la possibilità al condannato di uscire, se ha mostrato di meritarlo, dopo trent’anni, e dopo quindici, a metà pena, per qualche permesso, e quello ostativo, il più duro, quello che non prevede, fino alla morte, né permessi né semilibertà (circa 1400 detenuti sono sottoposti a quest'ultimo tipo di reclusione). A pensarci bene, quindi, l'ergastolo è pena ancor più dura della morte. Ci sono detenuti che pensano ogni giorno al suicidio, che non riescono a tollerare l'isolamento. Questa umiliazione, questo annientamento della dignità umana, deve essere davvero molto dolorosa. Negli ultimi anni si fa un gran parlare della insufficienza delle carceri in Italia, della mancanza di spazi e fondi necessari per la reclusione e rieducazione dei condannati. Trovandomi a discutere con alcuni miei amici sull'argomento, ho potuto constatare che molti di noi condividono la stessa semplice idea: rendere utilizzabili vecchi edifici abbandonati, presenti un po' ovunque nel nostro bel Paese, creare degli spazi dove poter rendere dignitosa la vita del carcerato e, soprattutto consentire loro di  produrre alimenti e rendersi quasi totalmente autosufficienti, e di conseguenza  costare di meno e non essere costretti a stare nelle celle tutto il giorno! Confido nel ministro degli Esteri Emma Bonino che sembra aver preso a cuore la questione richiamando l'attenzione di questo nostro inutile governo: <<Siamo il primo paese condannato dal Consiglio d'Europa>>, ha affermato di recente il ministro.
Sono convinta che la soluzione non sia nell'indulto e nell'amnistia, o peggio ancora, nella depenalizzazione dei reati. La certezza della pena, viceversa, resta un elemento fondamentale per riportare un po' di giustizia e di legalità nel nostro paese.  La soluzione è in una migliore, più umana organizzazione della vita nelle carceri. Occorre dedicare studi seri e competenti ed investire pochi fondi (basterebbero anche parte degli immeritati compensi ai parlamentari) per rendere più dignitosa, fruttifera e realmente riabilitativa la vita dei condannati dietro le sbarre. Chiunque può sbagliare, ma deve essere offerta a tutti un'altra possibilità.
P.S. Resta ferma la mia idea di applicare la legge del contrappasso ai reati sentimentali, quelli dove la legge non ha competenza. Tutti i traditori devono subire un tradimento, tutti i pettegoli devono essere messi al centro dei pettegolezzi più cattivi, ed infine, tutti gli invidiosi devono vedere decuplicati i successi e le vittorie di chi invidiano! Allora sì!

giovedì 27 giugno 2013

38. NON SIAMO SOLI

A quasi 2 mesi dall'apertura di questo blog, mi trovo a dover fare i conti con gli inconvenienti dell'essere un personaggio pubblico, una blogger vera, senza pseudonimi. Mi sono esposta scrivendo le mie opinioni, del resto il blog si chiama così "le opinioni di Mavi", ho provato a coinvolgere i lettori in dibattiti costruttivi sulla politica, sulle scelte di vita, parlando di me e di altri, raccontando in prima persona storie di vita vissuta da me e da altri. L'ho fatto perché nessuno si sentisse solo, perché nella vita è doloroso raccontare delle proprie esperienze negative, è doloroso riviverle portandole a conoscenza di tutti. L'ho fatto per me e per le donne come me, perché mi sono sempre battuta per i più deboli: lo faccio quando accompagno una persona anziana ad attraversare la strada, lo faccio quando insulto quelli che fanno i forti con gli indifesi, quelli che maltrattano i bambini, quelli che deridono un disadattato. Non è facile fare da scudo a queste persone, ma io ci provo sempre. Qui lo faccio con le parole, attraverso racconti, ma le mie velleità da paladina della giustizia, da scrittrice socialmente impegnata, mi hanno distratta dalla realtà. Mi hanno fatto dimenticare che fuori da questo blog c'è un mondo di persone diffidenti, tristi, sole, che non vogliono stare bene, che vogliono solo vedere il marcio dove non c'è. In queste ultime settimane ho scritto tanti post ed ho incontrato il giudizio favorevole di molti amici, ho conosciuto nuove persone dalle quali ho ricevuto riscontri positivi ed ho anche letto i giudizi accusatori di pochi anonimi codardi. Non voler leggere il messaggio che con i miei racconti provo a dare è un discorso, ma vederci addirittura del losco, usare il mio blog per inciuciare, esprimere giudizi denigratori, è da stupidi, miseri esseri. Voi che vi siete riconosciute nei miei racconti, nelle mie sofferenze, non temete, non abbiate paura di essere giudicate da chi non ha cuore. La vita è di chi la vive, non dei malvagi spettatori non paganti. Non siete sole.

mercoledì 26 giugno 2013

37. QUESTA INSOSTENIBILE PESANTEZZA DELL'ANIMA

Eccomi qui, alla fine di una giornata strana, piena di emozioni, piena di dolore. Non ho capito davvero cosa sia successo. Mi sono svegliata bene, ho fatto tutto ciò che quotidianamente faccio, ho recitato perfettamente la mia parte, eppure c'ho un respiro pesante, sarà il caldo, sarà la stanchezza, ma proprio non riesco a sentirmi serena. Vado in ufficio, cerco di affrontare allegramente il mio lavoro, eseguo i miei compiti, poi incontro sguardi di approvazione e anche qualcuno di derisione, scrivere di me su di un blog a qualcuno sembra un'idea balorda ... Parlo con alcuni colleghi, sorrido a tanti, ma continuo a non sentirmi bene, questo respiro è sempre pesante, inizia a farsi sentire in petto, come se mi stessero mettendo una mano calda e grande sul torace e facesse una lieve pressione. Chissà, sarà che l'aria condizionata in macchina, in ufficio, mi sta facendo ammalare. Pranzo con delle amiche, incontro il capo che mi fa i complimenti, parlo con un cliente che mi fa altri complimenti, ma la mano sul torace non si toglie, è un po' più leggera, ma non va via. Sento un tizio che conosco da poco, con cui fino ad oggi c'era un rapporto sereno, nel quale c'era un potenziale amico, ci litigo, perché non capisce che le parole oggi non contano niente, perché mi dice un cumulo di sciocchezze, di frasi fatte, che oggi proprio non mi va di sentire, oggi conterebbe solo un abbraccio. Oggi non voglio sentire parole superflue, oggi voglio guardare negli occhi la gente e chiedere mille perché? Perché accusate gli altri delle vostre paure? Perché provate ad ingannare voi stessi mentendo a tutti? Perché fingete di essere felici? Perché non proviamo tutti a parlare senza filtri? Ad usare le nostre parole, non quelle dei dialoghi dei film americani, degli scrittori. Sapete cosa mi torna in mente ogni volta? Quell'espressione tanto di moda durante la mia adolescenza: ti lascio perché ti amo troppo. Adesso, a quarant'anni questa frase fa ridere, ma altre espressioni hanno preso il suo posto. Parole di finta comprensione, di finto rispetto, che nascondono il più grande egoismo. Perché temete di mostrarvi per quello che siete? Certo in questo mondo bisogna mostrarsi buoni, non si può apparire cattivi. Se io dico ad una persona che vorrei un certo comportamento da parte sua, divento antipatica, appaio come quella che vuole imporre qualcosa e allora ... VIA, la fuga ... Ho fatto delle parole la mia vita, ma certe cose non andrebbero dette, mai. Spesso farei meglio a tacere. Le persone che mi frequentano, lo sanno, io non ho paura di parlare, io amo portare avanti battaglie sociali, difendere i più deboli, parlare per quelli che non ne hanno il coraggio e, soprattutto, amo dire ciò che penso, sempre, anche se questo mi costa farmi dei nemici. Così finisce che gioco d'anticipo, prima che qualcuno possa mandarmi a quel paese, o che io possa desiderare un comportamento che l'altro non potrebbe osservare, interrompo il rapporto, spezzo le radici quando sono ancora tenere. E' doloroso, ma lo sarebbe di più se le radici fossero più solide. Insomma, vivere un rapporto vero con me, sia esso professionale o amichevole, non è facile: non accetto luoghi comuni e frasi fatte, non accetto la maleducazione e l'egoismo, non accetto soprattutto di essere presa in giro. Se a voi l'anima non vi pesa, se amate le parole dei film americani, non potrete mai andare d'accordo con me. Sono stanca delle parole inutili ed inflazionate, del buonismo da "mi piace" di FB. Scrivo tanto, parlo tanto, perché da solo il mio corpo non ce la fa a dire tutto, non ce la fa a trasmettere ogni emozione, perché il destinatario del messaggio è lontano, o perché proprio non lo vuole capire il linguaggio del mio corpo, o non è in grado di farlo. Adesso piango, piango come quelle donne nei film americani, sole, davanti ad un bicchiere di whisky. Bleah! A me il whisky mi fa schifo. Adoro il brachetto, stasera ne ho bevuti un paio di bicchieri ad una festa, ma mi ha solo dato la forza di sorridere ad alcuni amici dopo questa giornataccia! Del resto basta ingannarsi un po' e credere che le parole costruite, tirate fuori da logori copioni, siano vere, che tutti si comportino in modo amorevole, che se sbagliano è solo in maniera inconsapevole, mai allo scopo di ferirti. Vi lascio perché vi amo troppo.

29.2. ULTIMI GIORNI PER PARTECIPARE AL CONCORSO DI FOTOGRAFIA

Avete tempo fino al 30 giugno per inserire la vostra foto all'interno dell'evento, e farla così partecipare al concorso di fotografia RUBAMI L'ANIMA. Forza, condividete con tutti le immagini più belle della vostra vita! Potete cliccare sul link https://plus.google.com/events/chvnit9opvg24gptkl45b9dlhn4
ed inserire la vostra foto, se non doveste riuscirvi, potete inviarmela su FB.
Buona fortuna!

martedì 25 giugno 2013

36. HARRY TI PRESENTO SALLY

È uno dei miei film preferiti, è un cult della cinematografia degli anni 90, una commedia molto amata dalla mia generazione, e non solo. È una storia di amore, ma soprattutto una storia sul difficile rapporto uomo-donna. Quante volte vi avranno posto la domanda: "Credi nell'amicizia tra uomo e donna?", quanti dibattiti televisivi, quanti film, quante canzoni (una su tutte "Una donna per amico"), quante parole su quest'argomento! Ci aggiungo le mie ...
Io ho sempre creduto nell'amicizia, tra donna e donna, tra uomo e uomo e tra uomo e donna, sempre. Ho un paio di amiche, Claudia ed Alessandra, che conosco dall'asilo, da quasi quarant'anni! Claudia qualche giorno fa mi ha chiamata per dirmi che attraverso questo blog stava imparando a conoscermi meglio! Meravigliosa la mia amica! Una donna intelligente e sincera, una persona vera. Ha ragione Claudia perché nonostante da anni condividiamo gli stessi principi, gli stessi valori, abbiamo frequentato ambienti diversi, ci siamo formate in tempi e spazi diversi, non siamo più le bambine che correvano nel cortile della scuola delle suore di Mater Dei, siamo delle donne con esperienze diverse, idee diverse, ma uguali valori. Sta imparando a conoscermi Claudia, e forse a volermi più bene. Tra donne, si dice, l'amicizia è difficile perché subentra la rivalità, la competizione, quindi non si è mai sincere e mai leali. Devo dire che la vita mi ha confermato la fondatezza di questa teoria, ma fortunatamente non sempre è così. Lo stesso, quindi, dovrebbe avvenire tra uomini, ma accade un po' più di rado essendo gli uomini meno attenti a certi comportamenti, ma questa è un'altra storia. Accade, quindi, che ci si ritrovi spesso a confidarsi con amici del sesso opposto, in tal modo, non si rischia un giudizio "competente", di chi conosce il gioco e ti sgamerebbe subito, si viene ascoltati con maggiore clemenza e comprensione. L'amico di sesso opposto, quindi, dovrebbe essere l'amico ideale. Eppure io credo di avere più amiche che amici. Oltre Claudia ed Alessandra ho Laura e Tina, su di loro posso sempre contare. Poi ci sono Gianluca, Vito, Massimo, qualcuno più presente, qualcuno meno, ma sempre disponibili ad ascoltarmi. Mi piace parlare sia con le amiche che con gli amici, e mi rendo conto di farlo allo stesso modo! Molti uomini dicono che se sei amico di una donna, fondamentalmente ne sei un po' innamorato, ma io non ci trovo niente di strano. E' naturale che se sono amica di Tina è anche perché sono un po' innamorata di lei, del suo modo di essere, l'amore per l'amico è alla base dell'amicizia. La differenza è probabilmente nell'attrazione fisica, nel richiamo sessuale. Con Gianluca, ad esempio, sono spesso complice, compagna di merenda, di simpatiche gag che spesso finiscono per fargli dire che sono un suo "amico", ma non ho mai, neanche per un istante, pensato a lui diversamente, come ad una persona da conquistare, uno a cui dover piacere. Con l'amico puoi essere te stessa e non curarti di ciò che dici, come lo dici, non devi preoccuparti di essere sempre affasciante, di essere interessante, di dire sempre la cosa giusta, gli amici ti prendono per quello che sei, ti perdonano tutto.  In passato ho avuto amici in cui credevo non ci fosse alcun interesse nei miei confronti, ma poi, appena si è verificata la circostanza, hanno dimostrato di non disdegnare una piccola divagazione a sfondo sessuale. Anche io posso affermare di essere diventata amica di uomini da cui ero attratta, ma una volta stabilito che eravamo amici, ho avuto verso di loro solo sentimenti fraterni. Nel film Harry dice a Sally che l'amicizia tra uomo e donna non può esistere, ma lei non è d'accordo. Il problema, quindi, è un fatto culturale? Gli uomini credono che ci sia sempre un interesse sessuale, e le donne non condividono, siamo sicuri che sia sempre così? Io credo che molto dipenda proprio dall'elemento femminile. Noi sappiamo come evitare che si creino certi rapporti ambigui, sappiamo come evitare che la battuta maliziosa degeneri. Credo proprio che alla fine siamo in grado di stabilire il confine tra una relazione amichevole ed una amorosa, se vogliamo, sappiamo alzare le barricate. Ci sono donne che non sanno essere amiche degli uomini perché hanno dei retaggi per i quali non riescono a mostrarsi in maniera vera e naturale davanti a un uomo. In genere questo tipo di donna, molto malizioso, si accompagna ad un paio di amiche fisse, non riesce ad essere amica di un uomo perché considera tutto il genere maschile un bacino di raccolta di potenziali amanti. Questo è un dato certo: le donne che vivono tra molti uomini sanno essere amiche disinteressate, quelle che si trovano soprattutto compagnie femminili, hanno verso l'altro sesso un atteggiamento volto costantemente alla conquista, malizioso e mai naturale. Per questo Sally conquista Harry, perché sin dall'inizio si mostra a lui senza filtri, senza secondi fini. Insomma, l'amicizia tra uomo e donna per me può esistere, ma bisognerebbe sapere cosa ne pensano i miei amici ... 
 

35. E' PERICOLOSO SPORGERSI

No, questo non è un post sugli avvisi presenti sui treni, spesso inutili, è un avvertimento ed al tempo stesso una provocazione, perché tutto ciò che comporta un rischio ci attrae. Effettivamente, soprattutto a Napoli, non c'è provocazione maggiore del divieto di parlare al conducente, a volte ci manca poco che non si siedano in braccio all'autista dell'autobus, ma anche quello di non gettare niente dal finestrino, sembra quasi un invito a farlo ... La trasgressione è eccitante, ce piace assaje. Per caso ho riascoltato la canzone di Mango con questo titolo, mi piaceva allora, 30 anni fa, e mi piace ancora oggi. "E' pericoloso sporgersi quando pensi che Dio ti abbia tolto il saluto ...", beh, sì, meglio stare farmi a casa, al sicuro, perché allora può diventare fatale, più che pericoloso ... Se ti sporgi quando ti senti solo, abbandonato da tutto e da tutti, è meglio non lasciarsi andare un attimo, un solo attimo. Chi di voi non è mai stato triste, tristissimo, al punto di pensare che quel dolore non ci avrebbe più abbandonato e quindi, è meglio farla finita ... Tanto chi si importa di noi? Dopo pochi pianti di circostanza, finirebbe tutto. Immagini il tuo funerale e quasi ti sembra di vederli i parenti, gli amici, tutta quella gente riunita lì per te; pensi "però, e chi se l'aspettava? Guarda un po' quante persone, e quello, che sta facendo? piange per me?" Oramai non te ne sei neanche accorto, hai già il viso bagnato dalle lacrime, il più commosso di tutti sei tu. Allora, rassicurato da queste immagini, svelate dalla sfera di cristallo di quel po' di amor proprio che ancora ti resta, ti riprendi, asciughi gli occhi, ti soffi il naso e chiami un amico, un collega, accendi FB, ti mangi un po' di cioccolata e ricominci a vivere. Ricominci a credere in te, a sperare che domani sarà migliore. Non volesse il cielo che quel giorno la sfera di cristallo si rompa, l'amico, il collega da chiamare non siano raggiungibili, internet non funzioni ... Allora può succedere che ci si sporga troppo e per l'ultima volta. Qualche mese fa si è suicidata una collega, una giovane donna di circa 40 anni, una donna che ogni giorno veniva a lavorare, assieme ad altre centinaia di persone, nell'edificio dove lavoro io. Non conoscevo la collega, ma quando ho saputo della tragedia, ho avuto un moto di rabbia, di profondo dispiacere, ho pensato che la colpa fosse anche mia e di tutte le persone che ci lavoravano vicino. "Come abbiamo potuto permettere che accadesse una cosa del genere?" Come era stato possibile che nessuno fosse intervenuto per fermare quella silenziosa corsa verso la morte? Molti mi hanno risposto che non avrei dovuto sentirmi colpevole, che nessuno avrebbe potuto fare niente, ma io non ci credo, io mi sento in parte responsabile della morte della collega, per quelle volte che l'ho incrociata nei corridoi e non le ho sorriso a sufficienza, per quelle volte che non mi sono accorta di lei e della sua sofferenza ... Quando stiamo male, non pensiamo a quello che è successo di brutto, a ciò che non potremo cambiare, pensiamo innanzitutto che ci assomigliamo un po' tutti e che probabilmente vicino a noi c'è qualcuno che vive lo stesso senso di inadeguatezza, parliamo con gli altri, esprimiamo il nostro dolore, la nostra insofferenza. Mal comune, mezzo gaudio ... E poi, concentriamoci sulle piccole cose che ci danno piacere: guardiamoci un bel film, ascoltiamo tanta musica, cuciniamo qualcosa per qualcuno, impariamo a sorridere ed a volerci bene, perché, quando tutto ci sembra perso ... abbiamo ancora noi stessi.

sabato 22 giugno 2013

34. C'E' GROSSA CRISI: QUA NON SI SA PIU' QUANO STIAMO ANDANDO SU QUESTO MONDO ...


Detesto Paulo Coelho, ma adoro Quelo! Non amo in generale tutti quelli che ti dettano le leggi del saper vivere, del vivere sano e giusto. Detesto tutti i diktat, in generale. Il fatto che ci sia tanta gente che ama questo tipo di letture, è sintomatico di un malessere, di un senso di inadeguatezza diffuso ed il personaggio di Guzzanti , nato nel 1997, è ancora oggi tanto attuale. La maggior parte di noi ha costantemente bisogno di qualcuno che gli dica cosa fare e soprattutto, come fare. In TV, sui giornali, in radio, in libreria, i testi di questo genere di "psicologia spicciola" si sprecano. Anche io, in un momento della mia vita mi sono avvicinata a questo tipo di lettura. Mi sentivo un po' triste, avevo di recente subito alcune cattiverie gratuite (per quanto non esistano cattiverie giustificabili), non mi sentivo particolarmente bella, gradevole, mi sentivo inadeguata e poco capita. Pensavo che sarebbe stato necessario dare una svolta alla mia vita, iniziare a capire come cambiare, come far capire al mondo che ero speciale! Ho sempre creduto, ed oggi lo credo più che mai, che ciascuno di noi è speciale, ciascuno di noi ha qualcosa da dare, da raccontare, ciascuno può dimostrare quanto sia bello! La svolta non sarebbe stata fisica, ma comportamentale, avrei dovuto imparare la tecnica per trasmettere agli altri sentimenti positivi, di fiducia, di ottimismo, di serenità. Per fare questo, ovviamente, dovevo prima credere in me, nelle mie qualità. La prima svolta della mia vita è avvenuta intorno ai quattordici anni, quando cominciai a capire che per parlare con le persone con chiarezza e trasparenza, per ascoltare le persone, aldilà delle parole, avrei dovuto guardarle bene negli occhi. Ecco, un'altra cosa che detesto, quelli che ti parlano senza guardarti negli occhi, proprio non riesco a tollerarli.
"Messaggio per un'aquila che si crede un pollo" di Anthony de Mello, questo è il libro che fa per me! Pensai che per dare una svolta alla mia vita avrei dovuto iniziare a volare, ad osare. Il libro è carino, scorrevole, De Mello è uno psicologo e racconta delle "storielle", così ama definirle lui stesso, con ironia, allo scopo di convincere il lettore che dentro di lui ci sono tante qualità inesplorate, che un po' di sano egoismo fortifica e ci rende più tolleranti nei confronti degli altri. Mi ha colpito molto la parte del libro in cui si parla di delusione. De Mello afferma che non è corretto accusare le persone che ci hanno deluso perché  l'errore non l'hanno commesso loro, ma noi che li abbiamo sopravvalutati, che probabilmente nutrivano grandi aspettative nei loro confronti. È senz'altro vero, ma bisogna anche pensare che talvolta la persona che ci ha deluso,  fino ad in attimo prima era consapevole di averci illuso. Se è così, allora il colpevole non ha attenuanti. Io sono così, non accetto passivamente questa asserzione, va bene l'egoismo che tanti anni di psicologia spicciola ci hanno insegnato: chi non è con me è contro di me, quindi lo ignoro, ma è anche necessario fare un po' di autocritica. Pensate un attimo alle vostre amicizie, quanti di voi possono affermare di avere più di due veri amici? Oggi il termine amicizia è usato in maniera impropria, grazie anche alla diffusione dei social network, ma questo surrogato di amicizia, ci consente maggiore libertà. Con un amico hai delle condivisioni che sul web non potranno mai riprodursi ... Ogni volta che apro FB mi rendo conto di quanto siamo soli! Ci sono quelli che per farsi degli 'amici' condividono un mare di banalissimi aforismi, ci sono quelli  che elargiscono complimenti a destra e a manca ... Mi piacerebbe un giorno organizzare un evento al quale invitare tutti i miei amici di FB e riuscire a guardarli negli occhi tutti, ad uno ad uno, abbracciarli ad uno ad uno e far capire che ciascuno di loro è speciale, che il web in certi casi avvicina, ma in molti altri crea delle distanze insormontabili. A proposito, il 6 luglio è la giornata mondiale degli abbracci (free hugs), spegnete la TV, spegnete il PC, il cellulare e scendete in strada a donare abbracci gratis. Forza aquile, spiccate il volo.

33. DIMMI COME MANGI E TI DIRO' CHI SEI

Ogni giorno mi capita di assistere ad uno spettacolo davvero interessante: la vita! I protagonisti siamo tutti noi, talvolta in vista, talvolta dietro le quinte, spesso con un copione difficile, ma sempre affascinante! Ognuno di noi interpreta il suo ruolo, veste dei panni, ma ci sono dei particolari che tradiscono la vera natura dell'attore. Attenti a come mangiate, potreste trovarvi davanti una come me che attraverso il vostro modo di mangiare, di portare il cibo alla bocca, di masticare, può capire qualcosa di voi che non vorreste mostrare, può leggervi dentro.
Ad esempio, se davanti agli occhi mi si presenta uno di quei tipi che mangiano di tutto, in tutti i momenti, uno di quelli che divorano tutto ciò che è commestibile, che ingoiano, che quasi non masticano, che non assaporano, che non sanno bene cosa stanno portando alla bocca, anzi più che portare alla bocca è un venirsi incontro tra la bocca e la forchetta, un incontro a metà strada. Queste persone mi inteneriscono, quasi mi commuovono, perché dietro quei modi, dietro quella apparente superficialità, è nascosta tutta la loro insicurezza. Buttarsi in gola tutto con avidità, è un modo per accaparrarsi tutte le cose che è possibile avere, in maniera facile e sicura. Magari è altro che si vorrebbe possedere, magari basterebbe pensare che ciò di cui si ha bisogno può essere conquistato in maniera diversa, o che se proprio non si può avere, occorre rinunciarvi e provare a cercare altrove, ma non nel cibo. Li abbraccerei tutti questi attori, proverei ad insegnare loro come rallentare il ritmo, come amare le piccole cose, come assaporare il cibo, come ritrovare la soddisfazione tra le cose che già si hanno. Li abbraccerei forte forte e proverei ad infondere loro un po' di amore per se stessi.
L'altro giorno, invece, pranzavo alla mensa aziendale e non potevo fare a meno di osservare una collega che mangiava lentamente, troppo lentamente, con aria scettica nei confronti di ogni boccone, quasi con la paura che da ogni forchettata potesse all'improvviso sbucare fuori un mostro. Queste persone, generalmente diffidenti verso tutti, sono avide di sentimenti, sono molto razionali e non riescono a lasciarsi andare facilmente. Mi sembrano abbastanza sulla difensiva, pronte a mordere chiunque si avvicini troppo, chiunque possa carpire loro troppe informazioni sulla propria persona, sulla propria storia. Sono schive e un po' meschine, pericolose come la dose che stanno per  azzannare. Per questi attori, non posso fare altro che sperare che un giorno dal boccone esca davvero il mostro, che le spaventi e dia loro quella dose di adrenalina di cui necessitano.
Infine, non smetterei mai di guardare quelli che mangiano con gusto, che si portano il cibo alla bocca con moderazione, con una piccola pausa tra un boccone ed un altro, quanto basta per assaporare la pietanza. Quelli che bevono un sorso di vino, che si leccano le labbra mentre mangiano. Quelli che non lasciano niente nel piatto. Quelli che amano il cibo perché amano la vita, che si mostrano apertamente, che vivono con passione, che sanno esattamente cosa c'è nel piatto e cosa stanno facendo.  Sanno che in quel momento stanno godendo, di un piacere sano e sincero, stanno assaporando la vita con interesse e partecipazione.
Queste sono le mie impressioni, le impressioni di una donna che ama la vita, ama bere, cucinare, mangiare, soprattutto in compagnia. Una donna che assapora tutto, che quando mangia una pietanza che non ha cucinato lei, sa individuare tutti gli alimenti adoperati per la preparazione.
Io il cibo, come la vita, come le persone, lo voglio ascoltare, leggere, assaporare, io non voglio compiere dei gesti in automatico, io voglio essere presente in ogni atto di questo fantastico spettacolo che è la vita!

giovedì 20 giugno 2013

32. L'UNICO MODO PER LIBERARSI DA UNA TENTAZIONE E' CEDERVI

Lavoro in un open space assieme ad un centinaio di persone, età media 40 anni. Molte donne, il 70% credo, molti ammiccamenti, molte situazioni adolescenziali. Credo che in ogni ufficio si instauri tra colleghi un rapporto confidenziale, cameratesco, che scaturisce dalla convivenza (8 ore al giorno) e dalla condivisione del lavoro e del ruolo. Siamo tutti nella stessa barca, allora vediamo di rendere il più piacevole possibile il nostro viaggio. Quando entrano in ufficio, molti di noi abbandonano tutti i pensieri e le responsabilità della vita familiare ed entrano in una seconda vita, quasi un mondo parallelo,  dove si può essere liberi, come cani sciolti, dove non si è più figli, mariti, mogli, padri, madri, dove si è solo un individuo libero, spensierato. Molti di noi, non tutti. In ufficio non sei identificata come la moglie di, la madre di, sei tu e basta. Puoi dire tutto, senza essere spiata dai tuoi familiari, da chi si sentirebbe in diritto di giudicare. Così succede che si crei un clima scolaresco, tutti solidali e complici contro il capo-professore, tutti uniti nello scopo principale di alleviare le pene del lavoro. Così capita che una mattina esci da casa sbattendo la porta perché tuo marito non ti tratta più come una donna, ma come un vecchio soprammobile di casa; capita che quella stessa mattina un collega si mostri particolarmente interessato a te, alle tue idee, ai tuoi impegni extra lavorativi, ed ai tuoi problemi. Comincia a corteggiarti, in maniera delicata, con discrezione. Ogni giorno ti offre il caffè, ti parla sempre più da vicino e tutto d'un tratto, è diventato un tuo grande amico, il tuo confidente. Non importa se fuori da quell'open space sei una donna sposata, magari con dei figli, lì sei un'adolescente libera e di nuovo interessata a te. Così, giorno dopo giorno, le conversazioni di intensificano, si fanno più intime, iniziano a tentarti. Sì, inizi a credere che il destino ti stia dando una possibilità di riscatto. Inizi a credere di nuovo nel tuo fascino, nella tua bellezza. Puoi finalmente tornare a ridere di gusto, come una bambina, dopo almeno una decina di anni di sacrifici, di dedizione alla famiglia, di annullamento della persona. Allora succede che se il tuo amico ti fa delle avance, sei ben lieta di riceverle, se mentre ti parla ti guarda il seno, ti senti bella, attraente, viva! Nel giro di pochi mesi sei rinata: ti vesti meglio, sorridi di più, anche a casa sei più felice, perché il giorno dopo c'è chi ti aspetta, chi ti sorride e ti dice che sei speciale. Poi un giorno, per caso, capita che ti trovi in macchina sola con il tuo amico ed i suoi occhi si posano sulla tua bocca, poi sul tuo seno e mentre ti avvicini, credendo finalmente di sugellare quell'intesa con un bacio ... lui ti prende la testa e se la porta tra le gambe. NO! Non era così che doveva andare! Non era così nei tuoi sogni. Mille volte avevi immaginato quell'incontro, quell'intimità, ma non era così. Lui avrebbe dovuto baciarti, guardarti con amore e baciarti ancora mille volte, dirti che ti voleva bene ... non era così. Così squallido, così triste, così mortificante!
Così, in un tiepido pomeriggio di settembre, si infrange un sogno. Torni a casa, con la coda tra le gambe e mille sensi di colpa. Che cazzo ho fatto? Mi sono lasciata abbindolare da uno stronzo! Ho tradito mio marito, l'unico uomo che mi ama davvero. Ho tradito la sua fiducia, del resto è spesso arrabbiato, ma non è cattivo. Sì, mi insulta se mi vede ingrassata, ma in fondo è solo nervoso per fatti suoi, non intende ferirmi. Torni a casa, saluti i tuoi figli, congedi la baby sitter e cominci a piangere. Ti stendi sul letto e piangi sempre più forte. Inizi ad inviare sms offensivi al tuo finto amico e cominci a sprofondare in un amarissimo, indescrivibile dolore. Poi ti alzi per non destare sospetti nei tuoi figli, ti siedi davanti al computer e scopri che, toh, tuo marito ha lasciato la sua pagina di Facebook aperta ... ci sono anche dei messaggi, chissà di chi sono, magari anche lui è come il tuo oramai ex amico. Apri la lista dei messaggi e leggi "Come stai amore mio?" -  "Co co me st ai a more mio?" - No, no, ho letto male, gli occhi sono annacquati dalle lacrime, allora ... "come stai amore mio?" "COME STAI AMORE MIO?" NO! "Adesso posso anche morire, adesso sì." Pensi che non ha più senso niente, che sei la schifezza di tutte le schifezze, tradita da tuo marito e dal tuo amico, tradita da tutti, usata da tutti! Ti chiudi in camera a chiave, i bambini ti reclamano, iniziano a piangere, ti chiedono cos'hai ... poi un rumore, la serratura della porta d'ingresso, è lui, è tornato l'innamorato, non della moglie (Come stai amore mio?). Ma "amore mio" era una mia prerogativa! Io ho ceduto alle lusinghe di uno stronzo, ma non l'ho mai chiamato amore mio! Cazzo cazzo cazzo. Arriva il padre dei tuoi figli, arriva alla porta e ti chiede di aprire. Inizia ad urlare: che succede? Perché ti sei chiusa dentro? Apriii! APRI! Singhiozzando gli dici che sai di lei, gli dici che è un pezzo di merda, che non meriti tutto questo ... Poi apri la porta, gli dai dei calci, qualche pugno, lo insulti in mille modi. Lui non ha forza, d'un tratto è diventato piccolo, indifeso, impaurito. Ti implora di perdonarlo, perché non è successo niente, quella era una frase senza senso ... Urli, ti senti male, ti senti di vomitare, poi chiami la madre, le dici di riprenderselo, di riprendersi la causa del tuo dolore ... "Io non lo voglio più vedere!" Urli. Invece, dopo pochi giorni e poche notti trascorse lontani, lo abbracci di nuovo e lo perdoni, sì lo perdoni. Perché lo capisci, perché sai che vi siete allontanati simultaneamente, perché sai che lui è meglio del tuo amico che con te non ha mai avuto parole di dolcezza, meglio di quell'essere che da te voleva solo un pompino! Passano i giorni, le settimane, i mesi, tra pianti, dolorosissimi abbracci e tanto amore. Ci si ritrova, si torna a ridere insieme, perché in fondo si è solo esseri umani, solo meschini esseri umani! Dopo qualche tempo, in ufficio, osservi il tuo ex amico corteggiare la nuova preda, dirle le stesse identiche cose, guardarla nello stesso identico modo in cui guardava te! Eccolo di nuovo all'opera lo sciacallo dei sentimenti, eccolo lì, a lavorarsi l'ennesima donna frustrata. Sorridi e pensi che le servirà, è il prezzo che deve pagare per ritrovarsi con suo marito ... Poi abbassi la testa, guardi il cellulare, è arrivato un sms un po' malizioso, tentatore, rispondi con malizia al nuovo amico, ma questa volta hai deciso, solo sms, nessun incontro, MAI!

mercoledì 19 giugno 2013

31. CHI MI AMA MI SEGUA

Finora su questo blog ho parlato poco di me, l'ho fatto perché pensavo che a nessuno interessasse delle mie sensazioni, dei miei sbalzi di umore, pensavo che gli stati d'animo dovessero essere condivisi con gli amici davanti ad un bicchiere di vino, guardandosi negli occhi, non qui, dove si possono raccogliere facili quanto finti consensi. Ho cercato di riportare qui le mie opinioni in maniera vera, talvolta ironica, ma mai troppo individuale. E' vero, sono le mie opinioni, quindi è comunque un modo per parlare di me, per raccontarmi, ma oggi voglio usare questo spazio per fare un po' di terapia, di autoanalisi. Insomma, chi mi ama mi segua. Anzi, restate in poltrona, io mi stendo sul lettino.
Stasera sono rientrata a casa dal lavoro con un po' di tristezza, pensavo che non sono entusiasta del lavoro che faccio, che non sono entusiasta dell'ambiente in cui lavoro e che, fondamentalmente, non sono entusiasta di me! A guardarmi da fuori si direbbe che sono una persona felice: ho una bella famiglia, una bella casa, un lavoro a tempo indeterminato, amo chiacchierare con la gente, non solo virtualmente, e spesso sorrido. Se ci si sofferma un po' di più, si scopre che ogni tanto piango, che ogni tanto mi arrabbio, che sono un po' permalosa e che la mia famiglia non è poi tanto perfetta. Ho un marito meraviglioso, ma che spesso finisco per "sopportare", come probabilmente lui "sopporta" me. Ho due figlie per le quali darei la vita, anzi, ad essere sinceri, per le mie figlie e per mio marito, ho già dato la vita, ma non la mia. Ho sacrificato la vita della mia piccola Benedetta. Circa sette anni fa ho scoperto di avere in grembo una bambina down, una piccola, innocente bambina down. Da madre, non avrei mai voluto fare l'amniocentesi, i miei figli sono i miei figli, e non avrei mai rifiutato alcuno di essi, in ogni caso. Da moglie, ho dovuto ascoltare la richiesta di un uomo che si dichiarava troppo debole, troppo fragile per poter affrontare un paternità difficile, anomala. Da mamma della mia primogenita, mi sentivo in dovere di difenderla da tutto e da tutti, non avrei potuto imporle il "peso" di una sorella down, né avrei potuto limitare e condizionare tutta la sua vita, senza poterle garantire sempre il mio supporto, non essendo io immortale. Inoltre, il mio amore di mamma e la mia forza, non avrebbero mai potuto proteggere Benedetta da una vita di derisioni, di emarginazione. Insomma, mi sono immolata per tutti, ho deciso di sacrificare la vita mia e quella della mia bambina, per tutti, per la serenità di mio marito, della mia primogenita, per i miei suoceri conformisti ... Circa sette anni fa ho scelto di interrompere la gravidanza e di non far conoscere a Benedetta il mondo fuori dal grembo materno. A modo mio, l'ho protetta, le ho dato la parte migliore della vita ... Ho impressi nella mente i minuti dell'addio, il suo minuscolo corpicino che si allontanava, si separava per sempre da me ... le mie gambe strette forte, fortissimo, perché non volevo lasciarla andare ... Pianti disperati e poi la resa, lasciando che la tragedia si compisse. La disperazione del giorno dopo, quando mi sono abbandonata tra le braccia di mia madre, come non facevo da anni. I miei genitori, di cultura cattolica, non sono mai stati d'accordo, ma avevano accettato la mia scelta per rispetto e per amore. Ho dovuto sopportare per mesi lo sguardo di disapprovazione di mio padre, con grande, grandissimo dolore. Da allora, non vivo più bene, mi sento sempre colpevole, mi sento cattiva. Da allora, non ho più tanto amore nei confronti di mio marito, penso che se avessi avuto un altro uomo accanto, non sarei stata messa nella condizione di dover scegliere, avrei accettato quella bambina e l'avrei accolta tra le mie braccia. Da allora, non amo più tanto me stessa. Ho provato a perdonarmi più volte, ma poi finisco sempre per punirmi in qualche modo balordo ... Adesso, lo sto facendo ammettendo in pubblica piazza la mia colpa, il mio dolore. Penso spesso a Benedetta come al mio angelo protettore, penso che le sue sorelle un giorno potranno conoscerla, penso che da lassù lei mi guarda con un po' di rabbia, ma in fondo mi ha perdonata, perché è migliore di me.
Ogni giorno, ogni momento che tutto mi sembrerà perduto, penserò a lei, ed allora proverò ancora una volta a riprendermi ed a sorridere, perché il sacrificio non sia stato vano.

domenica 16 giugno 2013

30. LA BELLEZZA

La bellezza, quanto è bella! Bello è ciò che ci piace o ciò che rispetta i canoni ufficiali di bellezza? Iniziamo da qui, dall'accezione di bellezza quale elemento soggettivo o assoluto. Se pensiamo alla bellezza fisica, allora possiamo dire che un uomo alto, leggermente muscoloso, con gli occhi verdi ed i capelli neri un po'  ondulati, è bello, per me ad esempio Scamarcio è molto bello. Se poi quest'uomo si muove in modo grossolano, parla male, ha uno sguardo spento, perde tutto. Allora, dove finisce la bellezza fisica e comincia quella della persona? Come ho già accennato in un post sui luoghi comuni, la bellezza nasce dalla combinazione di elementi esteriori ed elementi interiori. C'è gente che si crede bella al punto tale che riesce a convincere anche gli altri che è così. Mentre scrivo sono in spiaggia, indosso un bikini e qualche kilo in più, osservo donne oggettivamente più belle di me, ed anche altre davvero brutte. Mi passano davanti corpi magri, corpi grassi, culi cellulitici, seni cadenti, ma anche addominali scolpiti e lunghe gambe toniche. Una donna si stende a prendere il sole col suo sederino in bella vista che un perizoma esalta. Poco più in là, una signora ultra cinquantenne, dotata di grande autostima, mostra un bikini troppo mini per l'età e per la sua ciccia cadente, in realtà il pezzo di sotto sembra essere un perizoma, ma non lo è, è solo stato risucchiato dal suo enorme e bucherellato sederone! Sotto l'ombrellone accanto al mio, un uomo intorno ai quaranta, con una bella massa muscolare ed una bella capigliatura, finge di leggere un libro (è da 30 minuti sulla stessa pagina) in una posa da adone. Adesso mi passano davanti due tipi in forte sovrappeso, parlano a voce alta delle donne, della monotonia del rapporto coniugale e di quanto siano attratti dalle donne in spiaggia! Io li osservo, mi guardano per vedere se ho recepito il messaggio, ma mi fingo distratta. Caspita! Dopo i quaranta mi devo accontentare di questo target ... Ecco cosa è necessario considerare: il luogo di valutazione. Una donna bella in spiaggia, magari non è altrettanto bella seduta al ristorante. Che dico? Cerco biecamente di portare acqua al mio mulino ... Non sono propriamente un tipo da spiaggia, ma piaccio. Piaccio ancora di più al ristorante, perché amo la buona cucina e mangio con gusto, amo il buon vino e chiacchierare guardando negli occhi il mio interlocutore. Ma sto per uscire fuori tema ... Tornando alla bellezza, direi in ogni caso che è bello chi vive e non si lascia vivere, chi parla con gli occhi, chi è consapevole del proprio fascino, e soprattutto chi è opportuno, mai volgare o sopra le righe, chi si apre al mondo e lascia trasparire da tutti i pori la propria bellezza. Forse molti di voi sanno che nella cultura orientale non esiste il termine 'psico-somatico', perché l'anima, le emozioni, non sono separate dal corpo, quindi è normale che se abbiamo un pensiero fisso che non ci fa essere sereni, ci viene un gran mal di testa, se non abbiamo "digerito" un atteggiamento poco rispettoso nei nostri confronti, avvertiremo un fastidio allo stomaco e, magari si gonfierà anche l'addome. Appariamo meno belli quando stiamo male dentro, e invece potremmo essere considerati bellissimi, anche con dei brutti lineamenti, soltanto se fossimo sempre innamorati! Adesso non è che Carlo Delle Piane innamorato avrebbe potuto vincere un concorso di bellezza, magari però si sarebbe visto che nei suoi occhi c'era una bellissima luce, una magia unica. Insomma, la bellezza è un concetto soggettivo, che cambia in base al valutatore, ma cambia anche in relazione al tempo ed al luogo in cui si effettua la valutazione. Adesso vado a coprirmi, anche in spiaggia, con una sottile camicia bianca, faccio la mia bella figura ... del resto sono una blogger, non una soubrette.

giovedì 13 giugno 2013

29. RUBAMI L'ANIMA

RUBAMI L'ANIMA
 
 
è il nome del primo concorso di fotografia indetto da un'ambiziosa blogger.
Se avete la passione per la fotografia, avrete intuito il senso del titolo, altrimenti lo capirete guardando il frammento di un film che io amo: "La meglio gioventù" che ho inserito qui, sotto il regolamento.
Il regolamento definisce quanto segue:
  • potranno partecipare al concorso tutte le foto pubblicate sul blog da oggi 13 giugno 2013 al 30 giugno dello stesso anno;
  • dal 1° al 7 luglio le foto potranno essere votate, solo e sempre sul blog;
  • l'8 luglio 2013 sarà proclamata la fotografia vincitrice.
  • Al vincitore sarà offerto un simbolico regalo che la blogger consegnerà durante un simpatico incontro-aperitivo.
 
Clicca sul link qui sotto 
 

mercoledì 12 giugno 2013

28. 10 SEMPLICI REGOLE PER VIVERE BENE

1) Fatevi questa domanda. Se credete che sia giusto il detto "l'amore non è bello se non è litigarello", non solo state vivendo una storia di merda, ma vi state anche consolando con le frasi dei Baci Perugina e domani probabilmente chiamerete Rita Russo (per chi non la conoscesse, è una nota "sensitiva" napoletana, arricchitasi praticando lo sciacallaggio dei sentimenti).
 
2) Non cliccate sui post che vi promettono di perdere 15 kg in 5 giorni. Primo perché scoprirete che per conoscere il segreto, dovrete iscrivervi a qualche stupida pagina del web, e sprecare svariati minuti del vostro tempo; secondo perché solo il digiuno può farvi ottenere questi risultati; terzo perché se proprio dovete perdere 15 o più kg il problema non è certo nella cattiva alimentazione, forse c'è qualcos'altro che vi manca e che sicuramente non troverete in un link.
 
3) Non credete alla semplicistica interpretazione della cura psicologica per aumentare l'autostima: allontanate tutti quelli che vi fanno del male, quelli che non dimostrano di amarvi!
Alt. Magari avete capito male, magari non è vero che non vi amino, oppure è vero, ma non è grave. Magari state fraintendendo un atteggiamento e quasi sicuramente vi farebbe molto più male allontanare la persona "sbagliata" che affrontarla.  
 
4) Non bisogna essere sempre allegri, non per forza. Siate anche arrabbiati, tristi, concedetevi un bel pianto. Spesso una ingiustificata euforia è l'anticamera della depressione.
 
5) Non pensate che un medico che ha la sala d'attesa piena e vi fa attendere almeno un'ora prima di visitarvi sia un buon medico, molto ambito, con tanti pazienti. E' solo un grande scostumato, disorganizzato, che se ne frega del vostro tempo, dei vostri impegni e mira solo ad incassare il più possibile nel più breve tempo possibile.
 
6) Se vi invitano in un posto che odiate, con la compagnia che non gradite, non usate scuse, abbiate il coraggio di dire che non considerate una buona idea quell'incontro. Si evitano errori futuri.
 
7) Se una persona che vi piace non vi caga neanche di striscio, piangete pure, non potrete fare niente per farvi cagare, anzi, tutto quello che farete sarà usato contro di voi.
 
8) Chi non vi vuole non vi merita, magari merita di meglio.
 
9) Nessuno, dico nessuno, si è mai sacrificato per amore dell'altro. Non credete a quelli che dicono che non possono amarvi, perché siete troppo per loro, si sentono inadeguati, perché sono già impegnati, o per altri squallidi o falsi motivi. Se non scelgono di stare con voi è perché NON VOGLIONO stare con voi. Nessuno rinuncia al piacere.
 
10) Se pensate che esistano 10 semplici regole per vivere bene, forse non state vivendo un momento felice, o forse confidate troppo in me! 

14.4. IL PREMIO




Ieri, 11 giugno 2013, è stato consegnato il meritatissimo premio al vincitore del primo concorso di poesia per incompetenti. L'autore della poesia, Dario Casaretta, si è incontrato con la blogger Mariavittoria Picone per brindare al vincitore ed alla nostra bella città. Complimenti Dario!


Ci siamo incontrati poeticamente annanz o' stadio ...
 
 



lunedì 10 giugno 2013

27. LA CAMORRA

E' difficile definire la camorra, non ci sono parole per descrivere questo grande immenso male. Chi crede di esserne immune si sbaglia. Potrei dire che è un verme viscido che inquina la terra dove passa, che sporca l'aria dove respira, che avvelena gli esseri che se ne cibano ed uccide quotidianamente la dignità di milioni di persone.
La camorra è una mentalità, è una cultura. E' il male che colpisce il misero essere in cerca di successo. Colui che aspira alla conquista economica e sociale. Sì, sociale. Perché, purtroppo, la figura del camorrista è spesso mitizzata, è accostata ad immagini di eroi e grandi condottieri. Alla parola camorrista vengono spesso associate parole come "onore", "rispetto", "lealtà", "protezione", "famiglia", sembrano tutte belle parole, ma assumono un significato orribile se usate in maniera sbagliata, volutamente. L'uso improprio del termine onore, ad esempio, che nell'accezione originale rappresenta un sentimento positivo, relativo all'identità morale di un individuo, finisce per dare al misero camorrista un valore, uno spessore che non gli appartengono minimamente. Ringrazio Dio per avermi donato due genitori come i miei. Così tosti, così elevati. Mio padre ogni volta che sentiva al TG regionale della morte di un esponente della malavita organizzata, si arrabbiava, sapete perché? Perché i giornalisti, in special modo quelli locali, davano la notizia come se stessero parlando di un personaggio meritevole di stima e rispetto, mentre mio padre diceva che avrebbero dovuto proprio evitare di parlarne, al massimo avrebbero dovuto limitarsi a dire alla fine del TG: "Ah, inoltre oggi è morto un altro fetente". Questo è mio padre, un uomo per bene. Un uomo al quale la camorra ha rubato 5 volte (cinque) la macchina perché lui non acconsentiva al ricatto di fittare il posto auto del garage del camorrista sotto casa. Il posto per l'auto si poteva trovare per strada, perché avrebbe dovuto pagare per un diritto? Mio padre fumava solo le sigarette del tabaccaio e non ha mai comprato le sigarette di contrabbando perché sapeva che avrebbe fomentato il mercato illecito del tabacco. I pezzi di ricambio delle auto non sono mai stati acquistati presso gli scassi illeciti, ma solo dai rivenditori autorizzati. Mia madre ha insegnato per 40 anni alle scuole elementari di vari quartieri popolari ed ha inteso la sua professione come una missione. Per certi periodi, le è capitato di avere tra gli alunni bambini i cui padri erano in carcere, la cui madri spingevano verso un analogo percorso illecito, e con questi bambini mia madre ha provato a mettere tutta la passione e l'amore per dare a loro un'opportunità diversa, fuori dai canali abituali della famiglia. Mia madre una mattina stava per essere investita da un motorino, fu minacciata perché stava "plagiando" il figlio di un misero camorrista. E potrei dire ancora tanto di loro, ma questo è sufficiente per far capire quanto grande sia la stima che provo nei loro confronti, quanto sia "onorata" di aver ricevuto i loro insegnamenti.  I miseri camorristi si trincerano dietro i loro soldati, ragazzi a cui affidano il ruolo di difensori armati. I miseri camorristi giocano alla guerra facendo ogni giorno migliaia di morti. Adesso è tardi, bisognerebbe bruciare interi quartieri di Napoli, interi paesi della Campania ed anche del resto d'Italia, dove la cultura camorristica è radicata. Qualche mese fa dissi ad una collega che avevo trovato delle magliette di una nota marca a prezzi eccessivamente bassi, quindi era probabilmente merce di dubbia provenienza. Mi interrogavo sulle alternative lecite che avrebbero potuto giustificare l'acquisto della magliette da parte mia, ma la mia collega, stupita, mi rispose: "Che ti importa? Se non le compri tu, le compra qualcun altro". Ecco, questi sono i figli della camorra. Ogni volta che acquistiamo merce di provenienza illecita, ogni volta che acconsentiamo ad un sopruso, ogni volta che paghiamo per ottenere un'agevolazione, una corsia preferenziale, diventiamo miseri complici del misero camorrista.

domenica 9 giugno 2013

26. NAPOLETANITA'

"Sono napoletana da generazioni", dissi orgogliosa durante il primo pranzo a casa di un mio amico diversi anni fa, e la madre, milanese, rispose "e ne vai pure fiera?". Quella donna è diventata mia suocera e, nonostante vivesse già da trent'anni a Napoli prima di conoscermi, è solo negli ultimi tempi che ha capito cosa volessi dire. Sono napoletana da generazioni, io la napoletanità ce l'ho nel sangue, mi scorre nelle vene e mi fa alzare la pressione quando vedo e sento cose che fanno solo male alla mia incantevole città. Mi fa male vedere lo scempio che da secoli la delinquenza organizzata e non compie impunita; mi fa male sentir parlare male dei miei concittadini; mi fa male vedere come una certa categoria di artisti tragga beneficio dal folklore napoletano esasperando alcune espressioni della nostra cultura. Napoli è bellissima, Napoli è stata usata, violentata e noi napoletani siamo sempre stati troppo tolleranti, o troppo pigri, in nome della filosofia del "tutti anna campa'", dell'ottimismo fatalista "adda veni' baffone" e in nome di una consolatoria atavica ironia.
Amo il teatro di Eduardo che ha sempre reso bene il concetto di napoletanità, il cinema di Vittorio De Sica, amo la poesia di Erri De Luca, la musica di Pino Daniele (primo periodo), quella dei fratelli Bennato, degli Almamegretta. Amo la tradizione del "caffè pagato", diffusasi negli ultimi anni in gran parte dell'Europa
Amo la tradizione del presepe e la tradizione culinaria. La tradizione del ragù della domenica (ricordate "Sabato domenica e lunedì"?); quella della pizza a portafoglio, della pizza fritta nei pentoloni neri per la strada,
 
tradizione che per motivi igienici sta scomparendo, per far posto a localini che di igienico hanno molto meno. Amo la tradizione del presepe, della tombola (a Natale quando è il mio turno, estraggo i numeretti dal cestino e creo una storia con il significato che la cabala attribuisce a ciascuno di loro), la tradizione della zuppa di cozze il giovedì santo e il sentimento che ci unisce quando il Napoli vince. Ricordate di istruire sin da piccoli i vostri figli, di portarli allo stadio e di fargli ripetere ogni sera una preghiera per il Napoli.
Confido nell'arrivo di un nuovo Masaniello!
 

sabato 8 giugno 2013

25. LA TELEVISIONE

Cominciamo col dire che non intendo parlare della televisione e non  del televisore quale elettrodomestico, visto che la maggior parte delle persone parla di televisione riferendosi anche all'elettrodomestico, visto che anche lo Stato italiano ha sbagliato definendo il canone RAI una tassa sulla televisione e non sul televisore, quale in realtà è. Il canone RAI è una tassa, solo per questo l'ho sempre pagato. In Italia, ma soprattutto nella mia città, sono tra i pochi a pagarlo, la gente si giustifica dicendo che non guarda i programmi RAI, che cazzata! Il canone RAI, è una tassa, e in quanto tale va pagato, rientra nel concetto già trattato qui molto superficialmente, della redistribuzione del reddito. Nasce per garantire la funzione informativa ed istruttiva della RAI, funzione che ora non ha più, ma non per questo ci si può arrogare il diritto di evadere quest'obbligo. La RAI, dicevo, dovrebbe fornire un servizio pubblico (che non è neanche quello di Santoro), di informare ed istruire gli Italiani dando loro la possibilità di sviluppare un senso critico e soprattutto una coscienza civile che può nascere solo dalla conoscenza e dalla condivisione di interessi collettivi. L'italiano medio oramai è educato ad essere spettatore delle peggiori volgarità! Di collettivo il pubblico televisivo conosce solo il voto da casa. I vari circhi umani che la coppia Costanzo-De Filippi ci ha abituato a vedere, sono il peggio del peggio. Due menti eccellenti ingaggiate da un folle nano che in vent'anni ha inebetito un popolo che ha dato i natali a Leonardo da Vinci, a Dante Alighieri, a De Gasperi, a Rita Levi Montalcini, ad Enzo Biagi, a Gino Strada, a mille altre grandi menti ... ed anche a me. La volgarità imperversa, e non parlo degli abiti succinti e degli atteggiamenti provocanti e più che maliziosi delle donnine squallide che siamo abituati a vedere, parlo delle urla, delle risate finte ed inopportune di Paperissima, parlo dei milioni regalati nei giochi a premio ... Ma tralasciamo tutta la volgarità che passa nei canali privati e pensiamo a quelli della RAI: Porta a Porta, Voyager, La vita in diretta e, permettetemi anche quella faccia da prete di Fazio, il buonista più paraculo della televisione italiana, ho un rigetto per tutti loro e, contro l'idea di molti, anche della Litizzetto ... sono uno schifo totale. Per non parlare poi dei TG, uno peggio di un altro, distolgono la mente dei telespettatori dalla realtà per portarli sull'effimero o, peggio, sulla quotidianità, ma con occhio modificato. Tramite le immagini ed i commenti ci trasmettono la loro visione dell'accaduto, spesso convincendo lo spettatore che quella sia l'unica lettura possibile dell'evento. Sulla televisione c'è troppo da dire, io ho lanciato il là, potete continuare, accolgo volentieri le vostre segnalazioni/contestazioni. Spegnete la TV e parliamone qui.

giovedì 6 giugno 2013

24. IL SESSO

Il sesso, ci siamo arrivati. E' la parola magica per alzare l'audience, poi controllerò se anche qui avrà sortito questo effetto. Anche se non ho alcun titolo per parlarne, se non quello di essere una donna di quarant'anni, con una normale vita sessuale alle spalle, una normale vita familiare e tante altre normali caratteristiche. Poi un giorno parlerò anche della "normalità". Come ho sempre fatto fino ad ora, esprimo serenamente la mia opinione con le poche conoscenze che ho, e le idee che in base a queste mi sono fatta. So di sicuro che per sesso gli uomini impazziscono, arrivano ad ammazzare. Per sesso si diventa deboli ed indifesi, ma si può anche diventare violenti e prepotenti.
Lo sviluppo psicosessuale di freudiana memoria da cui trae spunto la più diffusa analisi comportamentale dell'individuo, è una delle letture più di moda tra gli adolescenti. Le prime informazioni sul sesso ce le passano gli amici più grandi, o più svegli. Poi iniziamo a comprarci i libri di Freud, a leggere i saggi più recenti sull'argomento. Il sesso incuriosisce, dà piacere, ma inibisce, ci rende insicuri. Qualche giorno fa qualcuno aveva commentato il mio post sul piacere facendo riferimento al piacere sessuale quale piacere primario, quasi scusandosi per aver fatto riferimento a questa espressione di piacere. In realtà, sempre se vogliamo restare su Freud, ogni comportamento sarebbe riconducibile al sesso. Non sono in grado di confutare questa teoria, come molti dopo di lui hanno fatto, ma spesso mi sono ritrovata ad ironizzare definendola "una fissazione di Freud". Non voglio parlare di Freud, piuttosto voglio parlare dell'accezione negativa che ingiustamente viene data alla parola sesso. Il sesso è una cosa meravigliosa, è motivo di gioia, ci rigenera ci fa sentire onnipotenti, ma spesso viene assimilato ad un comportamento animalesco, privo di sentimenti. Come quando si fa la differenza tra scopare e fare l'amore. Da donna credo sia impossibile separare il sesso dall'amore, per me l'atto sessuale è comunque un atto d'amore. Quando penso ai racconti dei miei amici che hanno avuto le loro prime esperienze pagandole, che hanno ricevuto una sorta di "iniziazione", penso alla tenerezza, alla dolcezza, al fare quasi protettivo di queste insegnanti del sesso. Trovo davvero affascinanti i racconti dei ragazzi che hanno visitato le case chiuse, credo che questi posti siano un luogo destinato ad accogliere uomini deboli ed insicuri, persone bisognose di amore. La cultura cattolica ci ha insegnato che l'atto sessuale è una cosa sporca, da evitare se non è finalizzata alla procreazione. Non è così, non è assolutamente così. Se la carezza è un'espressione d'affetto, un modo per dare piacere, lo è anche il bacio e lo è anche un amplesso. Si può fare del sesso anche solo verbalmente, ci si può amare con la condivisione di idee di sentimenti e di corpi. Pensiamo al sesso come ad un elemento fondamentale della nostra vita, bellissimo, non demonizziamo chi ne pratica tanto, chi ne fa il suo lavoro. Io colpevolizzo quelli che usano il sesso per umiliare, per violentare, per imporre la propria autorità, queste sono le persone che mi fanno schifo. Queste persone rendono volgare il sesso, sono capaci solo di strappare i fiori da un cespuglio, quando basterebbe fermarsi ad osservarli, godere della loro vista, senza necessariamente ammazzarli.

martedì 4 giugno 2013

23. I FIGLI DI MEZZO

Questo argomento interesserà solo una parte di voi, lo si capisce dal titolo. Se siete genitori, però, vi consiglio comunque di leggere la mia opinione da figlia di mezzo. Sono la seconda di tre figlie, quindi, sono la figlia di mezzo, come simpaticamente amava dire mio padre quando ancora eravamo bambine e doveva presentarci ad amici e colleghi, "la mezzana". Io da mezzana mi sono sempre trovata bene perché, per motivi caratteriali, sono sempre stata molto accondiscendente, tollerante e di ampie vedute, mai diplomatica, ma sempre serena. Comoda, nella mia posizione di centro e nel mio costante leggero sovrappeso, mi sono spesso trovata nella posizione di spettatrice: mentre i miei pensavano ad elogiare le doti della grande e a coccolare la piccola, imponendo ad entrambe un controllo ed una presenza talvolta un po' opprimente, io crescevo liberamente, mediamente osservata ed elogiata. Ho tratto spesso giovamento da questa libertà, da questa distratta educazione, diciamo che mi sono educata da me. Come tutti i secondi figli, già sapevo cosa avrebbe fatto felici i miei genitori e cosa li avrebbe preoccupati, mi mantenevo, quindi, sempre nella condizione accattivante di chi si sposta poco dai propri binari, ma non deraglia mai. Di tanto in tanto, però, mi ponevo interrogativi del tipo: "ma i miei genitori mi vogliono bene perché sono io o perché sono la loro figlia?", e soprattutto, "perché danno sempre per scontato che io sia felice? Mi chiamano cuorcontento perché sorrido spesso, ma lo sanno che ho bisogno anch'io di tanti sorrisi?" Insomma, i figli di mezzo sono liberi di vivere come vogliono, tanto i genitori già lo sanno che non sconfineranno mai ... Tra sorelle, poi, non ne pariamo: la più grande e la più piccola si coalizzano nella loro condizione di figlie monitorate, e quasi ignorano la mezzana perché tanto lei è felice, è la più equilibrata ... Allora, cari genitori, cari fratelli/sorelle di mezzani, ricordatevi che se siamo i figli migliori è perché lavoriamo ogni giorno per conquistarci l'attenzione di mamma e papà anche se con poco sforzo perché si sa, in medio stat virtus.

domenica 2 giugno 2013

14.3. LE FINALISTE

Ecco le finaliste al primo concorso di poesia per incompetenti  "MA VIR NU POC PUR 'E PULLECE TENEN 'A TOSSE", in realtà non me la sono sentita di decidere, ed ho pubblicato su fb tutte le 22 poesie partecipanti, adesso tocca al popolo di fb decidere che sarà il vincitore ...
La mia città
Quanto amore! Quale amore?
Quanta solidarietà! Quale solidarietà?
Quanto orgoglio! Quale orgoglio?
Quanta bellezza nelle tue contraddizioni!
Sei a un tempo genitore e figlio,
marito e amante.
(Mavirnupoc)

1
La vita è bella
se ti mangi la nutella,
ma si allarga tanto sai
se un abuso ne farai.
Se felice in cuor ti ha reso,
viva viva il sovrappeso!
(Sweet girl)

2
Io amo, amo e non risparmio, amo e non mi risparmio. Amore è tenerezza, amore non è bellezza.
Penso che amare è un po' morire ma in fin dei conti è solo un modo di migrare.
(Lucia)

3
Non ci sono ragioni
per una vita senza ragione
se le cerchi rischi di perdere anche il senso delle sole,
uniche perse
nell'oceano delle contraddizioni,
nascoste all'anima dal dolore
ma ancora vive al di sotto di esso.
Profondo ed unico senso
della vita stessa:la tua,
al quale ancora non appare rimedio ragionevole
finchè cercherai con l'occhio della mente
ma a un tratto ritroverai in quell'abisso
più chiaro,non più nascosto
pronto ad essere compreso
VIVO perchè di VITA ambizioso
e mai più arreso
anonimo
4
Estate
Estate calda e colorata
finalmente sei arrivata.
Il sole fai arrivare
e i girasoli fai sbocciare.
Tu mi riscaldi il cuore
sempre a tutte le ore.
Estate sei splendente
illumini tutta la gente.
(Bianca)

5
Ho capito che la parola "casa"
non significa quattro mura per ripararsi dal freddo.
Casa è qualsiasi posto in cui io e te condividiamo tutto.
Lo stesso letto, lo stesso mercadona, lo stesso caffè, la stessa birra, la stessa intimità.
La mia Casa sei Tu!
Cesare Pernella

6
FIGLIE
Ragione di una vita vissuta senza senso
che grazie a voi diventa improvviso, sconvolgente immenso,
in un'anima disillusa alla gioia
non più adusa.
Giovanni Dimarzio
7
Nel mare tempestoso della mia vita
sei arrivata tu ed una nuova storia è iniziata.
Da due che eravamo, in 3 ci ritroviamo
e la parola "famiglia" adesso componiamo
Isola di Lez

8
Guardarti e ritrovarmi infondo ai tuoi occhi
Parlarti ed ascoltare i miei pensieri attraverso te
Annusare il tuo odore e scoprire che è il mio
Sfiorare la tua mano fredda e non capire
Baciare le tue labbra ed assaporarne il gusto,
è quel che mi manca e forse non avrò mai
Anonimo
9
Senti come mi batte il tuo cuore, amore.
Anonimo
10
Il tuo sorriso è un'onda che s'infrange schiumosa sugli scogli,
è la luce che giunge attraverso le tende bianche della nostra alcova,
è la sana coinvolgente allegria di un bambino.
Il tuo sorriso è la fonte che mi rigenera,
serbatoio di energia che a volte dimentico di caricare.
Andrea
11
Amore
Una luce improvvisa ha illuminato il mio cammino,
mi sono alzata, ho trovato la strada
e al mio fianco c'eri Tu vicino vicino
Tina
12
Andare, tornare
andare nuovamente e nuovamente tornare,
riprendere ad oscillare,
scambiarsi l'anima e la pelle
e finalmente fondersi ed arrivare alle stelle
Erotika
13
Cessando di essere pazzo diventerò stupido.
Enzo
14
Si dice che la miglior cosa da dire ad una bellissima donna sia il silenzio.
Non riesco però a non dirti della dolcezza e della bellezza del tuo sguardo immenso.
Della dose di serenità che emani anche nei gesti e nei movimenti.
Una donna è bella per virtù non per esteriorità.
(V.A. Coppola)
15
Poesia.
Mai nessun verso potrà esprimere ciò che sento
quando avverto la condivisione di un'idea, di un obiettivo.
Nessuno slogan, nessuna rima renderà giustizia
alla forza di una folla che, in nome della solidarietà,
della libera partecipazione, urla, canta, si abbraccia, con gioia e familiarità.
Laura

16
Annanz o'mare
Quann staje annanz o'mare nun parlà
sta musica a putisse arruvinà
'O sient stu prufum chesta brezza
ae chest è poesia chest è bellezza
Si staje cu na guagliona è l'ideale
trasmette na passione eccezionale
Annanz o'mare o'core se ne more
e tutt e guai passat e vott fore...
Dario Casaretta

17
Pioggia e' come un consolarsi sotto le goccie per un dolore passato
sono gli ostacoli della Vita
che ci pongono tante domande e non sempre conosciamo la risposta
Laura
18
Dolce bambina in un campo di fiori
dolce bambina dai mille colori
il tuo volto ricoperto da un tenero sorriso
i tuoi capelli morbidi ,lucenti
il sole che risplende e riflette i tuoi odori
dolce bambina tu sei l'amore piu' bello
dolce bambina sei un fiore stupendo.
19
Una costellazione di nei,
rendeva luce i tuoi bui,
sebbene vagassero leggere nella notte,
le tue parole non indotte.
Quando chiaro mi fu il tuo sguardo,
che a pensarci ancora un po' ardo,
capì di aver sbagliato strada
perchè di lividi e paure non dovevo essere armata.
Ho maledetto il tuo sorriso
come chi sceglie di essere deluso,
e nella notte di un mese fugace,
con rancore e tenore,
senza rumore;
una cicatrice tace.
20
...e poi arrivi tu ed il grigio delle mie giornate svanisce..tutto prende colore...acceso...intenso..caldo..é amore....
msscarrie1969
21
Serataccia.
T' illumino e ti meno.
Seldon

22. LA REPUBBLICA

Oggi, 2 giugno, in Italia si celebra la nascita della Repubblica. Nel 1946 un referendum stabilì se la nostra tanto amata, contestata e violentata nazione dovesse essere una Monarchia o una Repubblica. Vi rendete conto? Un referendum ha avuto il potere, lecito, di stabilire una riforma di così grande portata! Un referendum. Adesso questa fantastica espressione di democrazia diretta non serve più a nulla. I nostri attuali governanti non hanno la decima parte della cultura e della lealtà dei politici di 70 anni fa, per non parlare dello spessore dei nostri padri costituenti! Che fine hanno fatto gli italiani? Si indice un referendum e non si va manco a votare, è vero che se decidiamo di abolire un Ministero, ce lo ritroviamo tale e quale, ma con un nome leggermente diverso, è vero che quasi sempre l'esito dei referendum viene ignorato, ma è anche vero che noi italiani non abbiamo più la rabbia e la cultura degli italiani del dopoguerra. Forse ci vorrebbe un'altra guerra ... Ma se non siamo neanche scesi in piazza per lo schifo dell'ultimo eclatante inciucio. Qui l'Italia la stiamo ammazzando noi italiani. Risvegliamoci!

sabato 1 giugno 2013

21. BUONA FORTUNA

Oggi voglio augurare buona fortuna a tutti e ricordare che:
- prima di pretendere bisogna dare;
- prima di contestare bisogna capire dove sono le cause dell'insoddisfazione;
- prima di mordere bisogna controllare i denti;
- prima di fare sesso è meglio usare le dovute precauzioni.

Buon week end a tutti e se pioverà, pensate a quanto bene farà alla natura, all'igiene delle nostre città e, magari, alla coscienza di qualcuno ...