lunedì 25 luglio 2016

221. CHI È IL NEMICO?

"La guerra è bella anche se fa male ..." cantava De Gregori in una delle sue canzoni più suggestive. È un'affermazione che ho sempre avuto difficoltà ad accettare. Ho provato a capire, a giustificare. Ho cercato una chiave di lettura metaforica. La guerra è bella quando mira a ristabilire la pace, la democrazia, la libertà, mi dicevo, anche se forse esistono sempre strade alternative, altri sistemi che non utilizzano armi. Certo, la guerra può essere bella nello scopo, nell'intento umanitario, ma anche nello spirito cameratesco, nella solidarieta tra quelli che stanno dalla sressa parte, che stringono legami forti, che alla fine auspicano una nuova situazione di condivisione ".. e torneremo ancora a cantare e a farci fare l'amore, l'amore, dalle infermiere". Ci sono paesi in cui la guerra è invocata  per abbattere, annientare un nemico politico, un governo dittatoriale, ma alla fine, si diventa schiavi dei vincitori, o peggio ancora, loro debitori morali. Ci sono guerre in molti angoli del mondo, ma a ciascuna viene dato un rilievo differente, vi sono guerre che durano decenni, che distruggono patrimoni artistici e che sembra abbiano perso di vista il vero scopo. Guerre fini a se stesse, i cui morti non fanno più notizia. Apprendo adesso dell'ultimo attentato compiuto per mano dell'ISIS, una bomba ad Ansbach in Germania. Siamo in guerra anche noi, siamo coinvolti tutti. Questa guerra, però,  è subdola e sleale. Innanzitutto, non sono ben definite le parti: chi vuole distruggere cosa. Chi è il nemico? Chi sono quelli dell'ISIS?  Chi li finanzia? Cosa vogliono? E poi, cosa c'entra la religione, cosa c'entra la nazionalità? Sembra che sia tutto strumentalizzato. Mi sorge il dubbio che si voglia manipolare l'opinione pubblica perché invochi una guerra già preventivata, perché appoggi le solite missioni di pace che con la pace non c'entrano proprio niente. E poi, in questo conflitto non c'è un briciolo di lealtà: la guerra si fa con i soldati, qui incece si ammazzano i civili a tradimento. Si distruggono vite con atti vigliacchi e spietati. Fatela tra voi "potenti" la guerra, chiudetevi in una stanza e giocate alla roulette russa e non usate le persone come carne da macello.
No, la guerra non è bella, la guerra è brutta, è ingiusta e cattiva. E scusate se sono stata infantile nell'uso dei termini e nella narrazione semplicistica, ma credo che un linguaggio più forbito ed una visione più complessa rischino di confondere, di celare la realtà.


domenica 24 luglio 2016

220. NATURA MATRIGNA

Il 24 luglio di dieci anni fa ricevevo una triste comunicazione che mi avrebbe portato, di lì a pochi giorni, a fare la scelta più infelice della mia vita. Il 24 ed il 7 sono alcuni dei miei numeri preferiti, da sempre, 7, 13 e 24. Ed erano tutti lì in quel momento: 24 il giorno, 7 il mese e 13 forse l'ora in cui ho ricevuto la notizia, o le pugnalate che avrei preferito ricevere al suo posto. Che assurda coincidenza! La vita mi metteva alla prova, mi feriva, e lo stava facendo con la complicità dei "miei numeri".
Sono passati 10 anni, ma il dolore è ancora presente, ancora non mi sono perdonata e ancora provo a punirmi, anche adesso, esponendomi, denudandomi pubblicamente.
Non riesco a scrivere granché, c'è già un post di 3 anni fa che spiega ...

sabato 23 luglio 2016

219. SHHHH


Adoro parlare, scrivere, comunicare confrontarmi, mi piace dare sempre un pizzico di entusiasmo in più alle cose che 'capitano'. Come a voler trovare sempre del bello in ogni situazione,  anche in quelle apparentemente squallide o semplicemente insignificanti. È il mio modo di vivere: enfatizzare. Provo a dare una lettura poetica ad ogni evento, rischiando di apparire a volte infantile, altre volte banale, ma proprio non riesco ad accettare che certe cose siano lì così,  a riempire spazi come tasselli nei buchi predisposti nei mobili fatti in serie, non utilizzati. Un po' come fanno nei ristoranti quando con 'tenera fantasia dell'orto' vogliono indicare un'insalata mista. E allora parlo, scrivo, parlo, scrivo, scrivo, perché mi piace osservare e capire, provare a superare i miei limiti.  Vado al supermercato e osservo i clienti mentre scelgono i prodotti da acquistare, la complicità tra le coppie, la dolcezza dei nonni, la tristezza di chi deve necessariamente rispettare un budget, la noia delle mamme e l'entusiasmo dei bambini. Sui social leggo il disagio di molti,  l'ironia di alcuni, la vanità di tutti. Osservare e tradurre ogni gesto, ogni rumore in un film senza fine, una sceneggiatura con un soggetto in continua evoluzione. Eppure, ogni tanto, desidero anche io il silenzio. Vorrei mettere il mute e fermarmi, non parlare, non scrivere, non rielaborare. 
Dove proprio non si può cogliere la bellezza, meglio tacere.

Il silenzio è elegante,  il silenzio è rispettoso, il silenzio è austero, doloroso, impietoso, ma il silenzio è anche bastardo, assenso formale, castigo crudele.



sabato 16 luglio 2016

218. MAMMA D'O CARMINE!

Oggi si festeggia la Madonna del Carmelo, anche detta Madonna Bruna. A Napoli ci sono molti devoti che si riuniscono la sera prima, il 15 luglio, presso la Chiesa del Carmine Maggiore a Piazza Mercato per assistere all'incendio del campanile, simulato con fuochi d'artificio. Mia nonna era tra questi. Ogni anno mi forniva "l'abitino", un rettangolino di stoffa con l'immagine della Madonna del Carmelo, attaccato ad un cordoncino che avrebbe dovuto essere messo al collo, ma puntualmente, non so per quale motivo, la nonna metteva nel reggiseno. Credo che tra soldi, fazzoletti e quant'altro, le donne di una volta avessero la necessità di adoperare reggiseni almeno di due taglie più grandi! A parte quest'immagine che mi ritorna sempre in mente di questi tempi, quello che mi fa sorridere è che l'espressione napoletana "Mamma d'o Carmine!" non sia per niente mossa da sentimenti religiosi, anzi. Generalmente è espressione di un apprezzamento estetico rivolto ad una donna, è la manifestazione dello stupore di un uomo davanti al quale si è appena materializzata una delle migliori produzioni di natura femminile. E non si parla di bellezza, di perfezione, ma si parla essenzialmente di sensualità. "Mamma d'o Carmine!" è più di un complimento, è l'ammissione della propria impotenza davanti a cotanta grazia ed armonia, è la dichiarazione di resa, di chi depone le armi e si mostra disponibile alla schiavitù. Chi si esprime in tal modo, rende nota la consapevolezza che ha davanti un essere superiore, si dichiara vittima del potere che quest'essere possiede.
"Mamma d'o Carmine" non si sente più tanto a Napoli, se non in qualche zona più popolare dove la contaminazione della falsa forma, dell'atteggiamento di circostanza che impone un certo contegno, non ha ancora preso piede. In queste zone "incontaminate", se l'espressione viene utilizzata con minore frequenza, non è colpa dei devoti, ma di quelle donne che, a furia di autocelebrarsi, di definirsi "donne con gli attributi", solo a scopo di difesa, hanno perso, o nascondono, quella fragilità, quella leggerezza che dona sensualità e bellezza. Dovremmo essere noi donne a contagiare gli altri, e non lasciarci cambiare dalle cattiverie e dalle ingiustizie.
"Mamma d'o Carmine", però, può essere intesa anche in senso negativo, come urlo disperato, di persona spaventata, avvilita, un po' come quando abbiamo visto le immagini delle stragi degli ultimi giorni. 
Penso che come nell'iconografia delle guerre in cui la crocerossina dà conforto e fiducia, così in ogni conflitto, nel buio della violenza, nelle brutture del quotidiano, un sorriso, un gesto di generosità siano vitali, lascino esterrefatti, perché belli ed inattesi, portando luce e speranza.
Celebriamo la vita nel rispetto di chi l'ha persa.




venerdì 8 luglio 2016

217. SIAMO TUTTI DOLCE E GABBANA

A parte la protesta dei commercianti di via Tribunali, oggi chiusa ai pedoni in virtù dei festeggiamenti per i trent'anni di attività di Dolce e Gabbana, protesta tra l'altro garbata e condivisibile, a Napoli in questi giorni non ho letto o udito lamentele di grande rilievo. Ci sono state le consuete critiche rivolte ai divieti imposti al traffico urbano, anche queste prevedibili e poco concitate, qualche disappunto sui disagi che inevitabilmente l'organizzazione ha comportato, ma niente di più. Allora perché,  sono giorni che leggo sui social offese contro chi si è permesso di non applaudire alla scelta degli stilisti di invadere Napoli per una settimana? Perché leggo solo post che elogiano Dolce e Gabbana, elencando tutti i benefici di cui Napoli potrà godere grazie a questo evento? Con chi ce l'avete? Dove sono quelli che avrebbero avuto l'ardire di esprimere un parere contrario? Io non ne vedo. Mi pare che la condivisione del post di qualcuno di cui non conosco il nome, sempre perché su FB l'onestà intellettuale non si sa cosa sia (vedi ad esempio il post di Matteo Grandi su Pellé che molti hanno spacciato per proprio), sia stata un'altra mossa pregna di retorica e slogan degna dei migliori post di Saverio Tommasi e dei peggiori  concerti del primo maggio. Sembra quasi che sia stato deciso di pubblicizzare la casa di moda attraverso questa difesa preventiva, un paraustiello perché i napoletani accogliessero a braccia aperte gli invasori e mostrassero loro immensa gratitudine. Pare che i napoletani, popolo furbo e scaltro per antonomasia,  siano caduti nel tranello con grande disinvoltura. A Napoli si è sempre eccessivi, si sa, nel bene e nel male,  ed è tutta qui la sua bellezza, in questo sfacciato contrasto tra le strade ricche e curate ed i vicoli popolari e caotici, tra tradizione e innovazione,  tra filosofi e pescatori. Ed è questa ossessiva ed eclatante contrapposizione tra folklore e innovazione, questa intensità, propria di ogni passione, che rende Napoli la città italiana più idonea alla celebrazione del marchio D&G. Poi, che ognuno dicesse la sua, ma che sia davvero la sua, e non facesse battaglie contro i mulini a vento.


mercoledì 6 luglio 2016

216. DIRE FARE BACIARE

Oggi è la giornata mondiale del bacio, che vorrà dire? Che si dedicano 24 ore al bacio come si fa con le malattie, con le commemorazioni? O forse come si fa con i diritti: giornata dei lavoratori, giornata della donna, giornata dei baciatori. Comunque sia, festeggiare il bacio è giusto ed è  piacevole. Quindi che si fa? Ci si bacia tutti? Andiamo per le strade a dispensare baci? O è sufficiente ricordare che il bacio è una delle più belle espressioni del piacere? Quindi è sufficiente, in questo caso, ricordare ciò che lo celebra in maniera degna. La prima immagine che associo alla parola bacio è l'opera di Klimt, presente oramai in molte case italiane, e la meravigliosa  scultura in marmo di Rodin. Se penso al cinema, mi vengono in mente quello tra Rossella O'Hara e Rhett Butler, tra Harry e Sally, tra gli innamorati infedeli De Niro e Streep, e tanti altri ancora. In musica, Kiss di Prince e Il bacio sulla bocca di Fossati. Insomma, di baci ce ne sono tanti, ma nessuno è bello come quello sognato. Il bacio è conoscenza, è il confine tra la fantasia e la realtà, è l'immaginazione che prende sapore, è il primo assaggio, la prova. Il bacio è inizio, ma è anche fine, richiesta di amore,  ma anche generosa ricompensa. Ci sono baci attesi da così tanto tempo che quando ci sfiorano quasi ne riconosciamo il gusto, che ci hanno fatto compagnia per tante di quelle notti, che ne siamo entrati in confidenza. E baci prevedibili, ma sempre emozionanti. I baci immensi di una mamma, i baci sempre insufficienti degli amanti. Si danno tanti baci nel corso di una vita, di certi ci si potrà pentire, ma di alcuni si avvertirà la mancanza, perché ci resteranno appiccicati addosso come un tatuaggio, a ricordarci ogni giorno di quanto fossero belli e quanto ci hanno fatto male.



martedì 5 luglio 2016

215. HOBBY PERICOLOSI

Sono in vacanza, finalmente lontana dalla città, dagli impegni lavorativi e da tutto quel gran caos al quale ci adattiamo per 11 mesi all'anno. Devo dire che è complicato per un animale da gabbia, abituato a vivere in cattività, rapportarsi a spazi ampi, al silenzio ed ai tempi lunghi e rarefatti. Alla fine, però, bastano un paio di giorni e si riesce ad apprezzare il frinire dei grilli, il canto del merlo ed il cinguettio di varie specie di uccelli che si tengono a debita distanza dalle metropoli. Questa mattina, intorno alle 6:30, mi sono svegliata con un suono  un po' diverso: assieme alle "chiacchiere" mattiniere tra coppie di volatili, riuscivo a decifrare uno strano e fastidioso rumore,  una sorta di lontane botticelle di capodanno. Qualcosa iniziava a turbare la mia pace. Con il passare dei minuti, un po' più lucida, attribuivo lo scoppiettio al lavoro di un uccellino intento a costruire il suo nido. "Un uccello un po' più grosso" pensavo, vista l'intensità del suono. Intorno alle 7 ho deciso di alzarmi per andare a verificare le dimensioni della costruzione, sicuramente abusiva,  del falco operaio, ed ho avuto una fantastica visione. Il mio vicino di casa stava giocando al piccolo giardiniere! Se d'inverno le mogli per sbarazzarsi dei mariti li mandano dal barbiere o a fare la spesa, d'estate li lasciano prendersi cura della malcapitata siepe. Ma dico io, non era meglio il set per la pesca? Quando andate a fare shopping nei grandi ipermercati, piuttosto che lasciare i vostri mariti liberi di pascolare nella zona dedicata al giardinaggio, dove gli occhi gli si illuminano alla vista di una grande tenaglia o di una potente sega (quest'ultima anche perché rievoca tutt'altra attività), portateli a comprare un libro, una tuta da sub, ma non gli consentite di tornare a casa con gli attrezzi da giardino, tutt'al più un nano!  Non gli permettereste mai di tagliare i vostri capelli, allora perché gli consentite di distruggere una siepe? Altrimenti finisce che in una tranquilla giornata di luglio, una donna in meritata vacanza, svegliata in maniera maldestra alle 6:30 del mattino, accortasi  di aver perso la privacy del proprio giardino per l'incauto passatempo di un rompicoglioni, decida di acquistare la compilation con i peggiori brani di hard rock da ascoltare alle tre di notte. Visto che ti piace vivere in una comune,  beccati pure questa!