lunedì 9 ottobre 2017

267. FURORE


Aveva coltivato flox, forsizia e calendula, nel suo giardino regnava la pace, e alla fine era giunto lui, l'attesa non era stata vana.
Si erano riconosciuti subito, senza tante parole, leggendosi negli occhi.
Dopo qualche settimana, durante una breve assenza dell'amato amante, gli aveva scritto alcune righe ...
Mi hai così riempita in questi giorni che avrei voluto registrare tutto, scrivere ogni parola che mi hai detto, conservare ogni messaggio, fotografare i tuoi occhi mentre mi parlavi, mentre facevamo l'amore, per poter rivivere tutto, quando accanto a me non ci vorrai più stare. Perché arriverà un giorno in cui sarà tutto finito: non avrai più voglia di guardarmi negli occhi ed io non saprò più come muovermi, dove andare. Mi chiedo perché ho questa insopportabile sensazione, perché non riesco a godere del momento. Perché la paura si insinua subdola tra le tue telefonate ed i tuoi abbracci, tra un nome di donna ed un'assoluzine dal peccato. Perché quando usi parole di indifferenza nei confronti di chi già c'è stata, ho davanti la mia immagine un po' invecchiata che riceve la stessa noncuranza? Perchè quando ti mostri geloso credo che il tuo sentimento sia fasullo? Sembriamo condannati a rivivere le stesse scene, a recitare lo stesso copione, come in una replica teatrale. Tutto è stato insopportabilmente, stupidamente già detto, già fatto. E tutto è inevitabile. Ogni timore, ogni sconfitta, ogni fine.
E nel vano tentativo di mostrarci padroni di noi stessi, coraggiosi, abili giocolieri del nostro tempo, riusciamo ad evitare solo il buono, solo la bellezza, che pure ogni volta finisce per sorprenderci, così nuova, così diversa, viva di intensità e calore, di forma e sapore. E ci stupisce quanto siamo incapaci di fermarla questa bellezza.
So che sarà dura combattere con me, con te, con il passato, con le paure, con la tristezza e la malinconia, ma il modo migliore per affrontare ciò che spaventa è sicuramente l'accoglienza. E allora facciamoci invadere dai sentimenti cattivi, dalla noia e dalla paura dell'abbandono, perché solo così riusciremo ad amarci davvero, accogliendo ogni debolezza. Tra qualche giorno tornerai più disarmato e sereno, e percorrerai il sentiero che porta al mio giardino con la voglia di restarci. Ed io ti avvolgerò di braccia e calore, dolore e gioia e saremo un corpo solo.
I giorni dell'assenza altro non furono che il tempo della conoscenza, della preparazione dei loro corpi all'accoglienza eterna.