Oggi parlavo con la mia amica Francesca di quanto siamo diventati tutti più superficiali, di quanto sia diventata abitudine diffusa quella di non andare addentro le questioni, la conoscenza dei fatti. Sappiamo tutti un po' di tutto, ma in realtà non sappiamo niente per davvero. Parlo in prima persona plurale perché ritengo di essere anche io, mio malgrado, un po' parte di questo gruppo di mediocri. Purtroppo ci sono dentro, ma non ancora a livelli patologici, ancora non contaminata dal male del secolo: la prosopopea dell'ignorante. Perché il problema non è tanto la superficialità in se stessa, ma l'arroganza con la quale si affermano le proprie opinabili convinzioni. A Napoli i portatori insani di questo virus si chiamano "ciucci e presuntuosi". Il virus causa nel soggetto attaccato due effetti: aumento dell'autostima e drastica riduzione, fino alla completa scomparsa, della capacità critica. La diffusione della prosopopea dell'ignorante trova terreno fertile tra i frequentatori assidui dei social e tra i teledipendenti, essendo tali mezzi di comunicazione causa di un terrificante livellamento culturale. Bisogna stare attenti a non pestarsi al gioco di chi ci vuole passivi.
Mi viene in mente un tema che ho svolto al terzo anno delle superiori, nel quale mi veniva chiesto di discutere sul mio programma televisivo serale preferito. Cominciai con lo specificare che non guardavo la tivvù la sera, ma leggevo, o ascoltavo la radio, sono sempre stata amante della musica e la sera le radio, negli anni della mia adolescenza, trasmettevano musica senza interruzioni, non c'erano programmi e speaker rompicoglioni, insomma si potevano ascoltare piacevoli playlist. Il coraggio con cui avevo svolto il compito in classe, contestando la traccia stessa, unito alla mia innata passione per la narrazione, mi fecero guadagnare un ottimo giudizio, merito ovviamente dell'intelligenza culturale della mia insegnate di lettere, che non smetterò mai di ringraziare. Questo per dire che talvolta siamo schiavi di moralismi indotti, attuali forme di distrazione di massa, attuate nella nostra totale inconsapevolezza. Un esempio sopra tutti: il caso Riina. Il "popolo italiano" si è riscoperto vendicativo, impietoso e sempre più fascista. Ops! Cosa ho mai detto? Ma come, votano PD e sono fascisti? Tutti froci col culo degli altri! Tutti ad invocare la legge del taglione!
Ma qualcuno, dico 'qualcuno', si è informato che nella nostra amata democrazia il carcere non è punitivo, ma rieducativo? Qualcuno è andato a cercare di informarsi per provare a capire perché Riina ha facoltà di scontare gli ultimi anni in condizioni più umane? Mi sembra che qui la democrazia sia ad uso e consumo proprio, che ciascuno la intenda come vuole. Alla fine, è come ho scritto più volte: nessuno la vuole questa libertà, la maggior parte degli italiani vuole essere guidata, vuole affidarsi ad una o pochissime persone che decidano e pensino per tutti. E allora non perdete il tempo a discutere la traccia Riina, contestatela e concentratevi su una legge elettorale che provavano a farvi ignorare, che mentre si buttavano parole pro e contro quel delinquente, veniva discussa in parlamento. Sarebbe stato meglio che non ci fossimo fatti distrarre dall'ennesimo caso inventato, che avessimo discusso sul carattere antidemocratico di quella legge elettorale e su tanto altro.
Francesca ed io siamo politicamente distanti, ma oggi eravamo entrambe d'accordo sul male che ha colpito gran parte dei nostri connazionali. <<Mariavitto'>>, mi ha detto, <<qui non è una questione politica, questa è una questione di etica!>>.
Quanto c'hai ragione France'!