sabato 16 settembre 2017

266. SONO MAVI, IN COSA POSSO ESSERVI UTILE?


No, ma diciamolo allaggente che qui non è che bisogna essere per forza felici, eh! Qui non è che bisogna sempre mostrare il sorriso, che se non ce l'hai non te si po guarda'. No, assolutamente no. Non bisogna per forza essere felici. Ditelo a tutti, che poi ci rompono i coglioni che sono infelici, che sono scontenti, annoiati. Va bene così, a me i tristi piacciono. Iniziate a capire che c'hanno detto solo un mucchio di cazzate, che si vive benissimo anche senza felicità. La felicità non è  per tutti, si deve capire. Come scrivere non è per tutti, le cose bisogna saperle raccontare. Recitare non è per tutti, suonare, cantare non è per tutti. Basta guardare i talent, veri e propri circhi umani, dove gli animali sono poveri uomini e donne da educare al successo effimero e tiranno. Ma voi l'avete visto che il domatore vuole fare in modo che gli animali si muovano tutti allo stesso modo, che siano sincronizzati ed ubbidienti? Maria De Filippi, da me soprannominata 'a livella, per ovvi motivi legati alla spersonalizzazione degli aspiranti vip che si esibiscono nelle sue trasmissioni, ha dimostrato quanto possa essere triste la rincorsa alla fama. Così tutti vogliono dimostrare di saper fare tutto, tutti credono di saper cantare, di saper recitare, ed anche scrivere un libro è diventato oggi più che mai un'espressione di vanità. La scrittura come strumento per raggiungere la popolarità, per esibirsi, nè più nè meno di come fa una velina o un tronista. Tutti presi da un ego smisurato, tutti affetti da una patologia che non perdona: il narcisismo. Avrebbero dovuto pensare ad un vaccino contro questo male, obbligatorio. Tutti convinti di essere bravi in tutto, di poter fare o dire meglio. C'è un proliferare rapido ed incessante di blogger, cantanti, attori, scrittori, youtuber, di persone frustrate.
Tutti credono di meritare di più, che la notorietà, la popolarità, il successo possano sancire la consacrazione ad esseri superiori, possa mostrarli felici, quindi vincitori. 
Così fare la baby sitter diventa un un ripiego, ci si adatta, si fa quasi una concessione al datore di lavoro.
Fare il cameriere è mortificante. Lavorare in un call center è stressante, demotivante e diventa quasi un'attività di cui vergognarsi. 
E pure qualcuno lo deve pur fare questo sporco lavoro.
Ho conosciuto persone più profonde e vere tra i miei colleghi di call center che in qualsiasi altra professione. 
Il lavoro non deve essere uno status, ma uno strumento per vivere provando a realizzare piccoli sogni quotidiani, dall'acquisto del foulard al mercatino, al viaggio in terre sconosciute, dalla libreria per la casa al mutuo per l'acquisto dell'intera casa. E questo è un concetto che ha a che fare con l'umiltà.
Viva i camerieri, i commessi, le maestre, gli operatori di call center che non hanno velleità di fama e di successo, che hanno saggiamente imparato ad apprezzare il proprio lavoro, ad essere professionali e straordinari nell'anonimato. Che non sono obbligati a mostrare di essere felici, ma sanno esserlo più di altri.