Oggi ero in spiaggia e mi godevo il meritato riposo settimanale, felice di essere libera dal lavoro, dagli impegni di casa e pure dalla mascherina. Come consuetudine, la spensieratezza ha generato un immotivato sperpero di denaro, così, come nei giorni di festa, mi sono trasformata del genitor prodigo ed ho cominciato ad osservare attentamente tutta la mercanzia esposta sulle tavole, nei cesti e sulle braccia dei venditori ambulanti, per trovare la collanina giusta da regalare a mia figlia. In tutto questo struscio di uomini e donne interamente coperti, con camicie e pantaloni bianchi quelli di origini asiatiche, con vesti lunghe e colorate quelli di origini africane, c'era un elemento, più di ogni altro, che li accomunava: l'uso della mascherina. Nessuno in spiaggia indossava la mascherina (e meno male aggiungo), tranne queste sagome stanche e tenaci. Ad un certo punto mi si è avvicinata Fatima (per agevolarci dicono tutte di chiamarsi Fatima o Aisha, perché li sappiamo pronunciare, grazie all'educazione cattolica e alle Winx), mentre mi chiedeva quale mi piacesse tra le sue collane, le ho indicato la mascherina e senza neanche che le chiedessi il perché, mi ha detto: 《tu hai un cuore grande, tu non sei razzista》, a parte la lusinga da venditrice, le sue parole hanno confermato la mia teoria.
Mentre se ne andava l'ho fotografata e l'ho immaginata con una corona. Se Fatima fosse stata una regina, chi mai le avrebbe ordinato di indossare la mascherina anche in spiaggia? No, non è il colore della pelle, non è solo una questione di etnia, è la miseria, la vera discriminazione è verso i poveri. Il disagio economico è associato quasi sempre alla mancanza di igiene e l'uomo viene identificato come vettore di infezioni, alla stregua di un animale randagio.