domenica 16 ottobre 2016

230. MISTERO BUFFO

Giorni fa parlavo con un amico del suo isolamento forzato dai social, e del tentativo di disintossicazione. In realtà è stato un tentativo, mal riuscito, e neanche tanto convinto, di breve durata e direi anche parziale. Non è stato un reale isolamento perché il mio amico non scriveva nulla, ma leggeva, non commentava, ma osservava.  In pratica, ha fatto quello che fa abitualmente la gran parte degli iscritti ai social più famosi (Facebook e Twitter). Dedicandosi esclusivamente all'analisi di quanto accade, senza partecipare attivamente, senza lasciarsi trasportare dalla voglia di contestare, o di elogiare, notando da subito la caratteristica che accomuna gli opinionisti di sto web: l'incoerenza. Siamo tutti incoerenti, in perenne contraddizione con noi stessi. Tutti, chi più e chi meno. L'incoerenza, in fin dei conti, se intesa come cambiamento, come emancipazione, è da intendersi positivamente, solo gli stupidi non cambiano mai idea, si sa. E' anche vero, però, che laddove l'incoerenza si esprime con numerose contraddizioni, probabilmente dovute alla disinformazione o all'assenza di un pensiero proprio, risulta ottusa e fastidiosa. Di fronte a questi eventi, se volessimo stabilire il grado di incoerenza che sancisce il confine tra evoluzione critica e superficialità, dovremmo impelagarci in analisi troppo meticolose, e quindi, come sempre accade, decidiamo di andare a sensazioni, ci affidiamo al criterio emotivo.
In questa settimana gli spunti sono stati tanti, su tutti, la morte di Dario Fo ed il nobel per la letteratura a Bob Dylan. Tralasciando tutti i finti adulatori dell'ultim'ora, quelli che seguono la moda, che se gli dici che è morto Topolino, lanciano post al grido di RIP, tra una citazione ed un'altra, ci sono quelli che, mediamente informati, iniziano ricerche sul web per farsi un'idea di chi fosse il defunto.
Dario Fo è stato celebrato da quasi tutti, quasi. E' stato capace di suscitare polemiche anche dopo la morte, come è accaduto per gran parte della sua vita. Lo celebrano tutte le grandi testate giornalistiche, ad eccezione di qualcuna, e viene da chiedersi il perché. Perché "il Giornale" pubblichi in questi giorni tutti pareri negativi sull'artista varesotto (nato a Sangiano per la precisione): le critiche mosse a suo tempo dalla Fallaci e, soprattutto "l'odio per Calabresi". Adesso, premesso che Sallusti non ha goduto mai per un attimo della mia stima, mi chiedo che senso abbia, nel giorno dei funerali di stato organizzati per la dipartita del premio nobel, definirlo "penoso", disumano ed estremista. Se Sallusti crede che sia necessario tirare in ballo la questione Calabresi, per dimostrare che Dario Fo non fosse meritevole di elogi si sbaglia. Nel periodo storico in cui Fo sottoscrisse il manifesto che fomentava l'odio verso Calabresi, che portò al suo assassinio, era tutto eccessivo, furono fatti molti errori, ma non è questo il luogo, e neanche ne sarei in grado, di analizzare quel contesto e quella parte di storia italiana tanto amara. Ritengo del tutto ingiustificati questi articoli, non solo perché offendono la memoria di una grande persona, ma anche perché accusano di codardia Mario Calabresi. Vorrebbero tacciare di incoerenza il direttore de la Repubblica, accusarlo di aver addirittura rimosso quanto accaduto in passato, di non essere stato onesto nei confronti del padre, consentendo l'ampia celebrazione di Fo sul suo giornale. Io invece dico: ben venga questa incoerenza! E non è forse un mistero perché Sallusti abbia perso un'altra occasione per tacere. Forse, a voler essere onesti, c'era una via di mezzo, quella scelta da Travaglio, che non è certo un buonista, ma questa volta ha messo opportunamente da parte le polemiche e, senza ignorare alcuni eventi, ha reso omaggio al giullare più libero dei suoi contestatori.

https://youtu.be/9EdIFECzTVE



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