Stamattina mi sono svegliata con i tamburi, letteralmente. Il silenzio della domenica mattina è stato bruscamente interrotto dalla banda della Madonna dell'Arco! Napoli è anche questo. Ho pensato che nel film di Ozpetek che ho visto ieri sera al cinema, ci sarebbe stato bene anche questo odioso frastuono. O forse no, sarebbe stato troppo. Sì, troppo, perché nella Napoli velata di suoni ce ne sono tanti, forti, contrastanti, di musiche e di voci appassionate, di batterie invadenti e corpi ansimanti. Ma ciò che urla di più nel film è la fotografia, carica di un misticismo assordante. È la celebrazione di una città che fa sempre parlare di sé, ricca di simboli, tradizioni e misteri, piena di vita, ma anche di morte. La rappresentazione del suo lato oscuro, un po' grottesca, fa storcere il naso ad una certa borghesia locale che di partenopeo non ha quasi niente. Così, immagini forti e suggestive, ed un cast di rilievo, distolgono da una sceneggiatura debole e prevedibile. Sembrerebbe quasi che la trama sia funzionale alla fotografia.
Insomma, dove c'è una primadonna, il resto conta poco o niente, e Napoli, ancora una volta non delude, e fa discutere di sé.
A me il film è piaciuto, è un bello spot sulla città più ricca di contraddizioni e di eccessi, su di una Napoli che offre sempre mille spunti per far parlare di sé, che urla, si apre, si mostra a tutti, ma riesce sempre a mantenere un certo lato oscuro, misterioso. Chi nasce in questa città impara a convivere con la sua magia, chi la viene a visitare la guarda e aspetta di capire, aspetta che svanisca l'incantesimo. .. perché come ho sentito oggi nelle strade dei quartieri spagnoli: l'attesa non stut a candela.
E allora, lasciamolo questo velo, che Napoli non sia mai banale e continui ad amare tutti i suoi figli, quelli che ci sono nati e non la conoscono e quelli che vi sono arrivati e aspettano che cada il velo.
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