Avrete letto un po' tutti della donna segregata in casa dalla madre per otto anni, vi sarete addolorati, indignati, forse stupiti. Io attendo di avere maggiori informazioni sull'accaduto, al momento resto molto turbata. Mi fa davvero impressione l'indifferenza della gente, è possibile che i vicini di casa, il portiere, non sapessero niente? E' possibile che non sospettassero niente? Io non lo so, non posso giudicare, né voglio farlo, a breve i commenti sull'accaduto si sprecheranno, leggeremo ed ascolteremo le sentenze dei più disparati, inadeguati, opinionisti della stampa e della televisione italiana. Piuttosto vorrei cercare di capire. Cosa può spingere una madre ad assumere un comportamento del genere, cosa può essere accaduto di così doloroso e traumatico? Del resto questa storia ci sconvolge, ci fa male, ma quanti di noi non hanno amici abbandonati dai genitori, che se la sono cavata perché erano più forti? Quanti di noi non hanno parenti con problematiche mentali? Il supporto psicologico è necessario per l'ammalato quanto per i familiari che se ne prendono cura. Prendersi cura di un ammalato è davvero difficile, richiede un impegno ed un coraggio notevole, inoltre, non esistono al momento strutture adeguate per supportate il lavoro fisico e mentale dei familiari. A modo suo, l'anziana donna stava preservando la figlia dalla derisione e dalle cattiverie del mondo esterno, commettendo essa stessa un delitto. Questa è la storia di due donne ammalate, di due vite sprecate, questa è la storia della vera solitudine. La prigione della giovane donna era in un grande condominio situato in un quartiere popoloso di Napoli, non era in uno scantinato di un villino di periferia. Non è possibile assistere impassibili ad un tale dramma. Io non lo so, ma penso che la colpa di tutto questo sia anche di chi sapeva, di chi sospettava e non agiva. Magari la madre avrebbe voluto un aiuto, un qualsiasi aiuto, magari se prima qualcuno avesse provato ad avvicinarla, o avesse trovato un qualsiasi modo per aiutarla, anche andando presso un consultorio di igiene mentale, magari non si sarebbe arrivati a tanto. Credo che la liberazione della figlia sia stata anche la liberazione della madre. Se ci fosse stata più umanità, più solidarietà da parte di tutti, se la madre non si fosse sentita sola, forse tutto questo non sarebbe accaduto. Vogliamo tutti il bello e rifiutiamo tutto ciò che non rientra nei canoni della "normalità", non ci avviciniamo alle persone "non omologate" e non diamo se non per dimostrare che siamo "buoni", solo se il gesto è pubblicizzato fingiamo di donare. Deridiamo i soggetti deboli e non proviamo a dar loro la forza per vivere. Fuori dal branco i grassi, i gay, i matti e gli sfigati, fuori! C.G. ed R.S. erano due donne maledettamente sole! Sole nel dolore, nel senso di inadeguatezza, nel loro male di vivere. Due emarginate. E la colpa è anche nostra.
Un groviglio di ipotesi e di " come mai è successo !? " difficile da sciogliere..quando hai a che fare con tanti componenti. E' facile emettere giudizi, ma la verità resta nascosta nell" io " di chi ne è stato coinvolto.
RispondiEliminaMavi in ognuno di noi c'è sempre una più o meno colpa di tutto ciò che non va che accade attorno a noi e di cui ne siamo a conoscenza..non siamo innocenti solo perché ogni giorno ci limitiamo al solo " io non faccio nulla di male a nessuno "...questo potrebbe discolparci solo nel deserto, ma non in mezzo agli altri..dove il solo " io non faccio niente di male " è un buon inizio...ma se il seguito è poi " mi faccio i fatti miei o faccio finta di non vedere e non sentire "...allora il buon inizio prosegue con il cattivo esempio.
Ciao Mavi