sabato 8 marzo 2014

92. PARLA PIÙ FORTE NON TI SENTO

<Parla più forte, non ti sento>
<ABBASSA LA RADIOOO>
<Non puoi venire TU più vicinooo?
Mentre Luigi si avvicinava nervosamente al bagno dove Laura stava affannosamente cercando di asciugare la sua piccola Irene, dalla radio giungevano le note della canzone che Laura canticchiava di più negli ultimi mesi, con un tempismo cinematografico una voce femminile le suggeriva: "E' arrivato il tempo di lasciare spazio a chi dice che di tempo e spazio non ho dato mai ..."
Laura stava proprio pensando di meritare un po' di tempo e spazio in più, quando la voce di Luigi riprese a tuonare, questa volta molto più da vicino, spaventandola anche un po'.
<QUALE GIACCA DEVE INDOSSARE DAVIDE?>
Meno male che c'era Davide, unica persona della famiglia in grado di far sorridere Luigi: i suoi meravigliosi sei anni avevano tutta la spavalderia ed il coraggio di chi gioca a fare l'ometto consapevole del proprio ruolo di "rasserenatore".
Irene, invece, Laura l'aveva voluta fortemente, ma Luigi ne avrebbe fatto volentieri a meno ... aveva assecondato il desiderio di sua moglie, credendo che poi, una volta arrivato, questo secondo figlio sarebbe stato facile ignorarlo e fare finta di niente.
Il destino, però, l'aveva sfidato facendo nascere Irene, i suoi stessi lineamenti, una bambina allegra, intelligente, sensibile, al punto da capire subito che avrebbe dovuto faticare non poco per conquistare quell'uomo a cui tanto somigliava, ma che spesso sembrava detestarla.
A questo pensava Laura mentre rispondeva tristemente alla domanda di suo marito <quella di jeans, è nel guardaroba dell'ingresso ...>.
Pensava che forse avrebbe pagato per sempre l'errore di aver "persuaso" Luigi sulla necessità di fare un secondo figlio, perché avrebbe fatto bene a Davide avere un fratello o una sorella, perché avrebbe avuto qualcuno con cui essere complice nelle battaglie contro i genitori, perché loro stessi, da genitori, avrebbero distribuito le loro paure, non avrebbero rischiato di "soffocare" Davide con i loro timori, le loro ansie ...
"Ci sono tanti figli unici felici" aveva sempre ribattuto Luigi ... "Ci sono anche tante donne che soffrono per degli uomini egoisti" pensava Laura. Uscita dal bagno, con la piccola Irene mezza nuda tra le braccia, Laura aveva bisbigliato sbuffando: "La mattina mi stanco troppo, sudo tanto nonostante non faccia caldo ...", Luigi non le aveva neanche permesso di terminare quel suo piccolo sfogo, l'aveva guardata quasi con aria di sufficienza ed era uscito con Davide per accompagnarlo a scuola. "Ecco qua, mi ha inflitto l'ennesima pugnalata, l'ennesimo colpo al cuore, l’ennesima crepa sulla roccaforte della nostra unione, un’unione che sembrava perfetta. Cosa ci è successo?" I pensieri di Laura erano tristi e non le davano la forza di sorridere ad Irene che invece di sorrisi ne dispensava tanti, soprattutto alla sua mamma.
Si erano sposati sette anni prima Luigi e Laura, erano convinti che sarebbero stati in grado di affrontare ogni avversità nella vita, che erano tra i pochi, pochissimi, a poter dire di aver trovato l'anima gemella, che non si erano sposati perché le circostanze della vita gliel'avevano imposto, perché erano in età da matrimonio, o perché sarebbe stato un passaggio naturale nella loro vita e tutti i retaggi che ci portano a fare scelte sbagliate. Laura era convinta che con Luigi sarebbe stata felice, che la sensibilità che in tante occasioni le aveva dimostrato, che l'amore che più volte le diceva di provare, avrebbero reso la loro unione indissolubile.
E invece la vita ti sorprende sempre, tutto ad un tratto ti vedi uguale agli altri, non sei più forte, imbattibile, sei una persona come tante, una fragile donna che ha solo voglia di essere amata e coccolata, che vorrebbe essere una madre perfetta per i suoi figli, un'amante ed un'amica insostituibile per il proprio uomo. 
Ogni mattina alle otto Luigi usciva di casa assieme a Davide per accompagnarlo a scuola, lasciando Laura ed Irene nel caos più totale, che di lì a poco avrebbero anch'esse abbandonato per raggiungere le loro abituali destinazioni: Irene al nido e Laura in ufficio.
Laura, sempre di corsa, s’infilava in auto assieme alla piccola Irene e, dopo aver affidato al nido quel meraviglioso fagotto, si dirigeva presso la sede di lavoro con l’ansia di non riuscire a timbrare il cartellino in orario.
Dopo la nascita di Irene era sempre più difficile arrivare in ufficio in orario, anche se si anticipava, accadeva sempre qualcosa che le avrebbe fatto perdere il vantaggio: Irene che aveva voglia di fare cacca all’ultimo minuto, il telefonino dimenticato, le chiavi dell’auto e tante altre piccole stupidaggini che in certi periodi della vita si presentano con una certa frequenza.

<Buongiorno a tutti!> Urlò Laura appena entrata in ufficio, sperando invano che qualcuno le rispondesse ... erano tutti lì i suoi colleghi, ognuno intento nella propria attività lavorativa o di evasione, ciascuno assorto nei suoi pensieri. Pochi rispondevano al saluto, quei pochi a cui Laura riservava un saluto personale, diretto, quei pochi che ancora non le sembravano appiattiti e omologati.
Eppure quella mattina Laura sembrò quasi sorpresa da tanta apatia, oramai cominciava ad essere stufa della tristezza, voleva ridere, voleva essere Laura e basta, senza vincoli sentimentali ed istituzionali, senza pesi, senza responsabilità.
Con il sorriso appena accennato, Bruno le rispondeva, contento di vederla anche quella mattina. A dire il vero, non era l'unico ad essere contento di vederla, perché Laura era simpatica, era solare. Con lei si poteva parlare di tutto, sapeva ascoltare, non giudicava mai. Le giornate lavorative andavano avanti lentamente, tutte uguali. Dopo otto ore, Laura lasciava l’ufficio per rientrare a casa dove avrebbe trovato i suoi due angioletti assieme alla tata. Stremata, alle 9 di sera, dopo aver fatto cenare i bambini, preparato la cena per Luigi, ingurgitato pane e formaggio o pane e salame, o qualcos'altro di commestibile, con grande velocità, Laura si stendeva nel suo letto, tra Davide ed Irene, li abbracciava e dopo cinque minuti si addormentava. Luigi rientrava sempre tardi, quando Laura già dormiva tenendo stretti a sé i suoi bambini, anch'essi addormentati. Alla fine la vita che facevano non era proprio quella che immaginavano, non era quella che avrebbero voluto. A questo pensava Luigi osservando i suoi tre amori. Cosa stava succedendo? Dove era la donna di cui si era innamorato? Perché sembrava che di lui non si curasse più? Andava a dormire un po' stanco, un po' malinconico. Anche Laura sentiva che il suo uomo si stava allontanando ogni giorno un po' di più e non sapeva cosa avrebbe potuto fare per farlo riavvicinare. Ripensava a tutte le volte in cui le aveva detto che era una donna bellissima ed intelligentissima, che con lei era rinato, a tutte le volte in cui l'aveva guardata con gli occhi dell'amore, e più la guardava e più lei se ne innamorava. Da quanto non la guardava così? Cosa avrebbe potuto fare per arrestare quel lento, maledettissimo, degenerare del loro rapporto? Le notti erano diventate sempre più lunghe: Laura si svegliava verso le tre e non  riusciva più a riaddormentarsi, si sentiva triste. Quando finalmente s'era fatta mattina, si tornava in trincea e non c'era più tempo per pensare. Laura non voleva trascorrere i suoi giorni nell'apatia di una quotidianità troppo scontata, Laura era una donna passionale e non poteva sopportare tutto questo, avrebbe riconquistato il suo uomo. Quella sera, dopo aver messo a letto i bambini, si era rialzata, aveva indossato la sua camicia da notte più sexy, ed aveva aspettato che Luigi rientrasse a casa. Lo aveva accolto con un sorriso ed uno sguardo malizioso, gli aveva accarezzato il volto e l'aveva aiutato a spogliarsi. Luigi era sorpreso, piacevolmente sorpreso, le aveva concesso di dirigere il gioco, le sorrideva e si lasciava andare tra le sue braccia. Irene gli si avvicinava lentamente e poi si allontanava per mostrarsi interamente a lui. Lo attirava nuovamente a sé e lo baciava, poi Luigi si era ribellato ed aveva imposto il suo gioco. Quella sera si amarono come non facevano da tempo e si addormentarono uno nelle braccia dell'altro. Aveva deciso di partire da qui Laura, dal linguaggio del corpo, e avrebbe continuato con le parole, provando a ritrovare con Luigi tutte le emozioni di una volta. Avrebbero parlato di tutto, ritrovandosi nell'analoga visione che avevano della vita, nella condivisione dei loro piccoli segreti, nella voglia di stare bene, non allo stesso modo di prima, ma con la consapevolezza che adesso avevano delle loro fragilità.  
A Laura ed a tutte le donne come lei, eroine di tutti i giorni, buona festa delle donne!                         

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