<Parla
più forte, non ti sento>
<ABBASSA
LA RADIOOO>
<Non
puoi venire TU più vicinooo?
Mentre
Luigi si avvicinava nervosamente al bagno dove Laura stava affannosamente
cercando di asciugare la sua piccola Irene, dalla radio giungevano le note
della canzone che Laura canticchiava di più negli ultimi mesi, con un tempismo
cinematografico una voce femminile le suggeriva: "E' arrivato il tempo di
lasciare spazio a chi dice che di tempo e spazio non ho dato mai ..."
Laura
stava proprio pensando di meritare un po' di tempo e spazio in più, quando la
voce di Luigi riprese a tuonare, questa volta molto più da vicino,
spaventandola anche un po'.
<QUALE
GIACCA DEVE INDOSSARE DAVIDE?>
Meno
male che c'era Davide, unica persona della famiglia in grado di far sorridere Luigi:
i suoi meravigliosi sei anni avevano tutta la spavalderia ed il coraggio di chi
gioca a fare l'ometto consapevole del proprio ruolo di
"rasserenatore".
Irene,
invece, Laura l'aveva voluta fortemente, ma Luigi ne avrebbe fatto volentieri a
meno ... aveva assecondato il desiderio di sua moglie, credendo che poi, una
volta arrivato, questo secondo figlio sarebbe stato facile ignorarlo e fare
finta di niente.
Il
destino, però, l'aveva sfidato facendo nascere Irene, i suoi stessi lineamenti,
una bambina allegra, intelligente, sensibile, al punto da capire subito che
avrebbe dovuto faticare non poco per conquistare quell'uomo a cui tanto somigliava,
ma che spesso sembrava detestarla.
A
questo pensava Laura mentre rispondeva tristemente alla domanda di suo marito
<quella di jeans, è nel guardaroba dell'ingresso ...>.
Pensava
che forse avrebbe pagato per sempre l'errore di aver "persuaso" Luigi
sulla necessità di fare un secondo figlio, perché avrebbe fatto bene a Davide
avere un fratello o una sorella, perché avrebbe avuto qualcuno con cui essere
complice nelle battaglie contro i genitori, perché loro stessi, da genitori,
avrebbero distribuito le loro paure, non avrebbero rischiato di
"soffocare" Davide con i loro timori, le loro ansie ...
"Ci
sono tanti figli unici felici" aveva sempre ribattuto Luigi ... "Ci
sono anche tante donne che soffrono per degli uomini egoisti" pensava
Laura. Uscita dal bagno, con la piccola Irene mezza nuda tra le braccia, Laura
aveva bisbigliato sbuffando: "La mattina mi stanco troppo, sudo tanto
nonostante non faccia caldo ...", Luigi non le aveva neanche
permesso di terminare quel suo piccolo sfogo, l'aveva guardata quasi con aria di sufficienza ed era uscito con Davide per
accompagnarlo a scuola. "Ecco qua, mi ha inflitto l'ennesima pugnalata,
l'ennesimo colpo al cuore, l’ennesima crepa sulla roccaforte della nostra unione,
un’unione che sembrava perfetta. Cosa ci è successo?" I pensieri di Laura
erano tristi e non le davano la forza di sorridere ad Irene che invece di
sorrisi ne dispensava tanti, soprattutto alla sua mamma.
Si
erano sposati sette anni prima Luigi e Laura, erano convinti che sarebbero
stati in grado di affrontare ogni avversità nella vita, che erano tra i pochi,
pochissimi, a poter dire di aver trovato l'anima gemella, che non si erano
sposati perché le circostanze della vita gliel'avevano imposto, perché erano in
età da matrimonio, o perché sarebbe stato un passaggio naturale nella loro vita
e tutti i retaggi che ci portano a fare scelte sbagliate. Laura era convinta
che con Luigi sarebbe stata felice, che la sensibilità che in tante occasioni le
aveva dimostrato, che l'amore che più volte le diceva di provare, avrebbero
reso la loro unione indissolubile.
E
invece la vita ti sorprende sempre, tutto ad un tratto ti vedi uguale agli
altri, non sei più forte, imbattibile, sei una persona come tante, una fragile
donna che ha solo voglia di essere amata e coccolata, che vorrebbe essere una
madre perfetta per i suoi figli, un'amante ed un'amica insostituibile per il
proprio uomo.
Ogni
mattina alle otto Luigi usciva di casa assieme a Davide per accompagnarlo a
scuola, lasciando Laura ed Irene nel caos più totale, che di lì a poco
avrebbero anch'esse abbandonato per raggiungere le loro abituali destinazioni:
Irene al nido e Laura in ufficio.
Laura,
sempre di corsa, s’infilava in auto assieme alla piccola Irene e, dopo
aver affidato al nido quel meraviglioso fagotto, si dirigeva presso la sede di
lavoro con l’ansia di non riuscire a timbrare il cartellino in orario.
Dopo
la nascita di Irene era sempre più difficile arrivare in ufficio in orario,
anche se si anticipava, accadeva sempre qualcosa che le avrebbe fatto perdere
il vantaggio: Irene che aveva voglia di fare cacca all’ultimo minuto, il
telefonino dimenticato, le chiavi dell’auto e tante altre piccole stupidaggini
che in certi periodi della vita si presentano con una certa frequenza.
<Buongiorno
a tutti!> Urlò Laura appena entrata in ufficio, sperando
invano che qualcuno le rispondesse ... erano tutti lì i suoi colleghi, ognuno
intento nella propria attività lavorativa o di evasione, ciascuno assorto nei
suoi pensieri. Pochi rispondevano al saluto, quei pochi a cui Laura riservava
un saluto personale, diretto, quei pochi che ancora non le sembravano
appiattiti e omologati.
Eppure
quella mattina Laura sembrò quasi sorpresa da tanta apatia, oramai cominciava
ad essere stufa della tristezza, voleva ridere, voleva essere Laura e basta,
senza vincoli sentimentali ed istituzionali, senza pesi, senza responsabilità.
Con
il sorriso appena accennato, Bruno le rispondeva, contento di vederla anche
quella mattina. A dire il vero, non era l'unico ad essere contento di vederla,
perché Laura era simpatica, era solare. Con lei si poteva parlare di tutto,
sapeva ascoltare, non giudicava mai. Le giornate lavorative andavano avanti lentamente, tutte uguali. Dopo otto
ore, Laura lasciava l’ufficio per rientrare a casa dove avrebbe trovato i suoi
due angioletti assieme alla tata. Stremata, alle 9 di sera, dopo aver fatto
cenare i bambini, preparato la cena per Luigi, ingurgitato pane e formaggio o
pane e salame, o qualcos'altro di commestibile, con grande velocità, Laura si stendeva nel suo letto, tra Davide ed
Irene, li abbracciava e dopo cinque minuti si addormentava. Luigi rientrava
sempre tardi, quando Laura già dormiva tenendo stretti a sé i suoi bambini,
anch'essi addormentati. Alla fine la vita che facevano non era proprio quella che immaginavano, non era quella che avrebbero voluto. A questo pensava Luigi osservando i suoi tre amori. Cosa stava succedendo? Dove era la donna di cui si era innamorato? Perché sembrava che di lui non si curasse più? Andava a dormire un po' stanco, un po' malinconico. Anche Laura sentiva che il suo uomo si stava allontanando ogni giorno un po' di più e non sapeva cosa avrebbe potuto fare per farlo riavvicinare. Ripensava a tutte le volte in cui le aveva detto che era una donna bellissima ed intelligentissima, che con lei era rinato, a tutte le volte in cui l'aveva guardata con gli occhi dell'amore, e più la guardava e più lei se ne innamorava. Da quanto non la guardava così? Cosa avrebbe potuto fare per arrestare quel lento, maledettissimo, degenerare del loro rapporto? Le notti erano diventate sempre più lunghe: Laura si svegliava verso le tre e non riusciva più a riaddormentarsi, si sentiva triste. Quando finalmente s'era fatta mattina, si tornava in trincea e non c'era più tempo per pensare. Laura non voleva trascorrere i suoi giorni nell'apatia di una quotidianità troppo scontata, Laura era una donna passionale e non poteva sopportare tutto questo, avrebbe riconquistato il suo uomo. Quella sera, dopo aver messo a letto i bambini, si era rialzata, aveva indossato la sua camicia da notte più sexy, ed aveva aspettato che Luigi rientrasse a casa. Lo aveva accolto con un sorriso ed uno sguardo malizioso, gli aveva accarezzato il volto e l'aveva aiutato a spogliarsi. Luigi era sorpreso, piacevolmente sorpreso, le aveva concesso di dirigere il gioco, le sorrideva e si lasciava andare tra le sue braccia. Irene gli si avvicinava lentamente e poi si allontanava per mostrarsi interamente a lui. Lo attirava nuovamente a sé e lo baciava, poi Luigi si era ribellato ed aveva imposto il suo gioco. Quella sera si amarono come non facevano da tempo e si addormentarono uno nelle braccia dell'altro. Aveva deciso di partire da qui Laura, dal linguaggio del corpo, e avrebbe continuato con le parole, provando a ritrovare con Luigi tutte le emozioni di una volta. Avrebbero parlato di tutto, ritrovandosi nell'analoga visione che avevano della vita, nella condivisione dei loro piccoli segreti, nella voglia di stare bene, non allo stesso modo di prima, ma con la consapevolezza che adesso avevano delle loro fragilità.
A Laura ed a tutte le donne come lei, eroine di tutti i giorni, buona festa delle donne!
A Laura ed a tutte le donne come lei, eroine di tutti i giorni, buona festa delle donne!
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