La vita ti offre mille opportunità, suggerisce alcuni spunti che magari ignori, premia, ma il più delle volte ti mette alla prova, e se non la superi, infierisce. E allora capita che ad un certo punto le cose ti vadano male, provi a cambiarle, ma peggiorano. Quando il peso diventa eccessivo ti appoggi alla prima spalla disponibile, ma scopri che si era avvicinata solo per frugarti nelle tasche e rubare quel po' di allegria che ti era rimasta. Ti abbatti, provi a rialzarti aggrappandoti alle prime mani tese, ma hanno dita come lame, che ti segnano e ti feriscono a sangue. Allora ti accasci e piangi, piangi per ore, giorni, piangi talmente tanto che ti fanno male gli occhi, le tempie, le guance, i denti. Un dolore forte a tutti i muscoli della faccia, una faccia che assiste ad una tragedia: la trasformazione della donna più amata, umiliata, offesa, ridicolizzata, da una malattia infame. Il tuo viso che dovrebbe dare coraggio e fiducia, adesso è gonfio, arrossato, stropicciato, come la tua anima. Il dolore si è diffuso per tutto il corpo, si è irradiato agli arti, non riesci a camminare diritta, ti curvi, come a proteggere quel po' che è rimasto di te, come a volerti chiudere per nasconderti al mondo. Eri sull'orlo di un precipizio, eri caduta e volevi risollevarti, ma ti sei affidata a dei meri sciacalli e sei precipitata. Adesso sei giù e non ti va proprio di risalire, non hai voglia e forza. Non ce la fai ad andare via dal rifugio, vuoi restare lontano da tutto e da tutti, non vuoi più mischiarti agli altri, non vuoi più aver bisogno di nessuno, non vuoi vedere nessuno. E pensi: "Me ne starò qui, nel precipizio, ad aspettare che passi, che evapori il dolore, che si rimarginino le ferite. Aspetterò di essere in grado di rialzarmi da sola, aspetterò. Dovessero passare settimane, mesi, ma mi rialzerò da sola!" Del resto anche il dolore va vissuto fino infondo, va consumato, perché non affrontarlo in pieno sarebbe come rinviarlo. E poi, alla fine la ricompensa sarà grande, ne sono sicura!
capita sempre il momento nella vita nel quale sei ad un bivio; una strada prosegue in modo tortuoso e percorre un labirinto dove non si sa se mai troveremo l'uscita; l'altra strada è in salita, è stretta , è faticosa da percorrere ma porta sicuramente da qualche parte dove non sei mai stato e dove odori , suoni e luci sono diverse da prima . Nessuno sa cosa ci porta a percorrere l'una o l'altra strada...il buon senso ci consiglia di percorrere la seconda strada, ma non sempre vince il buon senso...e forse allora per aiutarci a scegliere e per avere la forza di farlo dovremmo chiederci del perché esistiamo e del perché siamo qui...la mia risposta è " non certo per percorrere la prima strada quella del labirinto"..
RispondiEliminaAllora dopo esserci riposati ...in silenzio ...e lasciato assopire la rabbia ed il dolore , immaginiamo ciò che ci direbbe chi ci vuol bene o ci ha voluti bene...sicuramente ci consiglierebbe la seconda strada...ed allora ci alziamo e facciamo come lui ci consiglia !
Delle "Teorie sul cambiamento".
RispondiEliminaAlcuni dicono che cambiare il luogo in cui vivi non serve a nulla perchè non si può sfuggire da se stessi e dalle proprie problematiche. In questa ottica, pertanto, il luogo in cui vivi non sarebbe determinante per la propria felicità (o quanto meno serenità) in quanto, se stai bene con te stesso, stai bene ovunque.
Ma forse la verità sta nel mezzo: ossia, visto che l'ambiente in qualche modo ci condiziona, un nuovo luogo, una nuova situazione, così come l'incontro con una nuova persona, potrebbe evidenziare il meglio oppure il peggio di noi, pur non cambiandoci per nulla, visto che il cambiamento sembrerebbe essere una cosa impossibile, neppure a volerlo fermamente in prima persona!!
Sintetizzo: se è pur vero che è difficile cambiare sè stessi, un cambiamento di ambiente/persone potrebbe mettere in evidenza la parte migliore di noi; ma, ovviamente, potrebbe accadere anche il contrario in caso di cambiamenti per noi negativi.
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