Eccomi qua, dopo una breve pausa
sono tornata. Non è che in questo periodo non avessi avuto niente da
raccontare, anzi, di idee e di elucubrazioni di vario genere avrei potuto
scrivere ogni giorno, ma non mi piaceva il modo. Sarebbe stato più che mai il
mio mondo, quello che avrei scritto sarebbe stato sì dettato dal mio filosofico
approccio alla vita, talvolta triste, talvolta ironico, ma sarebbe anche stato
troppo imbarazzante. Mi spiego. Raccontare storie verosimili, commentare eventi
noti e meno, è la mia passione, ma il modo in cui l’avrei fatto sarebbe stato
fortemente influenzato dal mio attuale stato di donna amareggiata e disillusa. La
vita mi ha sottoposta a dure prove nel corso degli ultimi anni, soprattutto in
questo disastroso 2015, ma sono fermamente convinta che dai disastri nasca il
meglio. È sempre preferibile disfare tutto e poi ricostruire piuttosto che
provare ad aggiustare.
Per questo, ai miei lettori
affezionati, che negli ultimi mesi hanno colto la mia tristezza ed il mio
disincanto, voglio mostrare il mio lato migliore, la mia fiducia nelle mie
forze e nel futuro, voglio continuare a raccontare ed a svelare tutti i
pensieri e le emozioni che ci accomunano, perché il mondo di Mavi è tutto: è voglia
di amare ed essere amati, è rabbia per i soprusi e le ingiustizie sociali, è
passione per l’arte in ogni sua forma, è amicizia, è caos, è famiglia.
Il titolo del post è un chiaro
richiamo celebrativo all’autore, il grandissimo Woody Allen, che lo scorso primo
dicembre ha compiuto 80 anni. Quest’omino geniale, per cui nutro grandissima
ammirazione, tra i più noti ebrei d’America, il più europeo degli autori
d’oltreoceano, ironico, astuto, introspettivo, sadico e meravigliosamente
stupefacente. È anche su di lui che avrei voluto scrivere un post gli scorsi
giorni, ma poi sarei caduta nella trappola del mio stato d’animo e avrei speso
molte più parole sull’aspetto umano di questo misero uomo. E non che non fosse
giusto, magari avrebbe fatto sorridere anche lui, ma di Woody andava celebrato
per le sue doti artistiche, per il modo in cui ha saputo farci ridere e
sorridere, ironizzando sulle disavventure della vita, sui disagi personali e
sulle debolezze di noi miseri abitanti di questa terra.
Avrei voluto anche scrivere
dell’avvicendamento di Mario Calabresi alla direzione de la Repubblica, e del contestuale abbandono di Adriano Sofri, ma
anche in questo caso mi sarei soffermata quasi esclusivamente sull’aspetto emotivo
della vicenda. Io non lo so cosa sia giusto o sbagliato, ma so di certo che non
riuscirei mai a perdonare un uomo che considero responsabile della morte di mio
padre, direttamente o indirettamente. Toccatemi genitori o figli, divento una
leonessa, chi mi conosce lo sa.
E adesso tocca a me, adesso Mavi
deve cacciare gli artigli per difendere se stessa, per prendersi cura di sé. Il
grande Pino che ci ha lasciato all’inizio di questo tormentato anno, cantava:
Sient nun fa accussì, nun dà retta a nisciun, fatt ‘e fatt tuoje, ma si a
suffrì caccia a currea …
Buon Natale e felice 2016 a tutti
voi, amici e nemici del blog, siate sereni, generosi ed altruisti, ma
arrabbiatevi ed abbiate il coraggio di incazzarvi se non vi rispettano!
Dio non è morto, sono morti i preti; Marx non è morto sono morti i comunisti; è il genere umano che è andato a male !
RispondiEliminaIo mi arrabbio ogni giorno nel vedere le istituzioni del colore che io ho sempre votato “ santificarsi “ avendo un cuore da diavolo e fare i discorsi della montagna dicendo che il padre è onesto ? ma mi vuoi prendere per il cu.. ? Allora era un incompetente perché non sapeva cosa faceva la sua banca e cosa vendeva e tu figlioletta non ti chiedevi il tuo tenore di vita, case ed i soldi da dove e come arrivavano ? Grave ! Allora non puoi fare il ministro perché vuoi divulgare le fiabe che ti sei scritta da sola ( meglio un Salvini stro dichiarato che un Giuda con la faccia d’angelo ) ; mi arrabbio nel vedere il mio pari “pover'omm” che cerca di fottermi o che mi fa una scortesia; nel vedere i soldati della religione essere i primi peccatori a qualunque fede appartengano; nel sapere che se vado in qualsiasi ufficio pubblico, più grave in qualsiasi struttura sanitaria, debbo augurarmi quel giorno di essere fortunato ad incontrare l’appartenente a quel terzo di umanità che non è né diavolo, né malato di testa e che mi ascolterà e cercherà di fare il proprio dovere. Allora ci arrabbiamo e vorremmo spaccare tutto, qualcuno lo fa , ma non tutti lo fanno. E’ giusto arrabbiarsi , ma non si può vivere sempre arrabbiati, allora bisogna prendere delle decisioni che riguardano la propria vita in tutto il complesso; anche se ciò dovesse comportare degli sconvolgimenti logistici o altro, altrimenti bisogna adottare una intelligente tattica di adattamento a questa monnezza di genere umano che ci circonda, in che modo ? non lo so , ognuno trovi la sua meditazione di vita giusta ! L’importante è cercare di vivere il più a lungo, cercare di far vivere al meglio ( che non significa bene) i propri familiari e se stessi, arrabbiarsi si, ma non vivere perennemente arrabbiati perché non ha senso , avrebbe più senso decidere un bel giorno di spaccare materialmente tutto e poi assumersi la responsabilità delle conseguenze.
Buone festività , nel senso in cui noi crediamo…di uomini “ quasi giusti”.
Condivido il tuo pensiero, caro Nat, l'onestà, il titolo di persona per bene, oramai sono tutte espressioni che hanno perso il loro vero significato, si dà loro un'accezione di comodo, falsa ed inappropriata. Viviamo responsabilmente, già sarebbe tanto ;-)
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