Questa settimana si sono verificati due episodi eclatanti: hanno ammazzato un gorilla per salvare la vita di un bambino e non si è riusciti a fermare un animale di ben più piccola taglia per salvare una giovane donna.
Due casi distinti, ma con un comun denominatore: l'intervento letale dell'uomo.
L'uomo ha deciso per la bestia dello zoo di Cincinnati e sempre l'uomo ha deciso per la ventiduenne romana.
Nel primo caso, si sono create due fazioni, pro e contro le guardie "assassine", nel secondo caso tutti condannano il bestio dalle sembianze umane ed i passanti che non sono intervenuti per placare la sua furia omicida.
Noi osserviamo, commentiamo, condanniamo o assolviamo, lanciamo sentenze spesso inopportune, ma non ci fermiamo mai ad analizzare il nostro ruolo. A volte forniamo anche delle attenuanti immeritate e ci mettiamo a sbraitare contro chi non condivide la nostra idea.
"Il gorilla poteva essere salvato, del resto è colpa dei genitori se il bambino è caduto nella gabbia", "Il gorilla nella gabbia non ci doveva proprio stare, gli zoo andrebbero aboliti", "La ragazza non doveva andare all'appuntamento con l'ex", "I passanti dovevano intervenire", sono le espressioni più ridondanti in queste ore. E' una questione di egoismo. Chi uccide un animale in una gabbia perché intende salvare un bambino fa due cose buone: protegge un piccolo essere umano e diventa un eroe, tutti gli saranno grati e, a parte qualche animalista fanatico, nessuno potrebbe attentare alla sua incolumità. Chi usa la forza per fermare un uomo che sta facendo del male ad un suo simile, invece, rischia la vita per la rabbia del bestio e, se si salva da lui, si becca la condanna della pubblica opinione buonista e di una giustizia 'ingiusta' e garantista. E allora, ammettiamolo, le cose sono andate come era prevedibile che andassero, nessun clamore, nessuna novità, non fingiamo di scandalizzarci!
Il gorilla in quella gabbia non avrebbe mai dovuto esserci, così come chi crede che un gatto ed un cane in casa abbiano raggiunto l'apice della felicità ( forse è vero solo per chi lo possiede ); con questo modo di pensare si perde il vero senso della libertà , del rispetto , del diritto...sia per un " animale " che per un essere umano. I crescenti episodi di follia specialmente verso donne, ma anche di qualche caso verso uomini o addirittura verso i figli, sono l'indice che qualcosa in tutti questi anni è andato storto. Probabilmente allargare i limiti del " cosa si può fare ", estendere la definizione di libertà e di trasgressione non è stato recepito bene da chi non poteva recepirlo o non era ancora maturo per applicarlo. Costui ha così sviluppato un suo personale modo di intendere la libertà e la trasgressione che lo ha portato come un boomerang verso l'aumento del suo egoismo, della sua possessività e della sua aggressività verso l'altro. Diciamoci la verità, a parole siamo tutti aperti , liberi compassionevoli e proiettati verso nuove esperienze, ma poi quando qualcosa non ci piace o va contro questo " nostro " modo di intendere, diventiamo o belve o folli !
RispondiEliminaSiamo una banda di matti e penso di non sbagliare affermandolo per tutto quello che vedo in giro sia nei bassifondi che negli altifondi. Matti senza alcuna memoria storica, matti che hanno dimenticato le lotte dei nostri genitori per portarci un po' di benessere in più; matti che non sanno più cosa è giusto e cosa non lo è; matti che confondono il possesso con l'amore; matti che venderebbero l'anima non per saper scolpire la pietà di Michelangelo o per emergere in un arte, ma per apparire in tv e diventare famosi ed io ? e noi ? che spero non abbiamo già contratto questa dilagante infezione ? Speriamo che ce la caviamo! :)