domenica 5 febbraio 2017

245. CORAGGIO

A settembre 2016 nel post 227 PROTEGGERSI DA RAGGI scrivevo già di quanto fosse ridicolo l'attacco mediatico alla sindaca di Roma, e di quanto sarebbe risultato difficile sradicare il marcio che sta rovinando la capitale ed il Paese tutto. Dopo quella data, l'attacco si è intensificato, si sono verificati altri episodi, fino ad arrivare a quello della scorsa settimana improntato sulla presenza di una fantomatica polizza assicurativa, che vedrebbe come beneficiaria la sindaca stessa. E giù tutti a criticarla, a definirla disonesta e a parlar male del Movimento 5 stelle, insomma, si sono scatenati tutti, anche chi di politica non si è mai interessato e non ha neanche mai visto una polizza. Si è scatenata la maggior parte della stampa e della tivvù, alcuni politici rosiconi e tanti piccoli esponenti delle tifoserie avverse. Il caos è talmente grande, che non sono riuscita a stare zitta, ho pensato che avrei dovuto contribuire a far chiarezza. Fino ad ora Virginia Raggi non ha commesso alcun reato, non è stata disonesta e non ha creato alcun danno. Ha commesso l'errore di non fare una sana pulizia di colletti bianchi, di fidarsi di vecchi volponi già corresponsabili di precedenti disastri, insomma ha peccato di inesperienza, e forse di incapacità, ma non di disonestà. Probabilmente avrebbe dovuto agire con più coraggio. Tutto il resto è fumo, il nulla. Sono stufa di scrivere su Facebook commenti politici, almeno non mi va di farlo in questo momento. Tutti questi 'mi piace', inseriti per dar forza alle parole, caricano i webeti di turno che si sentono energici come leoni nell'arena e sparano a zero contro il malcapitato di turno, senza cognizione di causa. Così si assiste a vere e proprie risse verbali, inutili e volgari. Come se i tafferugli virtuali aiutassero a sfogare la rabbia accumulata durante le attese alle fermate dell'autobus o della metro, quella acquisita quando ci si trova a frequentare ospedali, quella provocata dalla notizia dei milioni destinati alle banche, quella che tanti italiani senza lavoro covano in corpo, la rabbia che arriva a farci odiare uno straniero, che non ha alcuna colpa del nostro malessere, o che ci porta a farci giustizia da soli.
Provate a leggere un dibattito politico su Facebook, osserverete vari tipi di commentatori politici, per grandi linee ho tracciato i principali:
gli Ultrà, quelli che non direbbero mai che il proprio idolo politico ha sbagliato, che giustificherebbero anche il più grave illecito compiuto dallo stesso, che magari a san Valentino gli mandano pure un regalo. Come dire: la nostra faccia sotto ai piedi vostri e potete pure camminarci sopra.
I pacifisti, che con il desiderio di non essere di parte, provano a valutare tutte le informazioni raccolte e talvolta appaiono qualunquisti, sono forse più saggi, ma dopo il primo commento, vengono quasi ignorati perché la politica non ha bisogno di saggezza, ma di passione, non ha bisogno di arbitri, ma di giocatori.
Infine ci sono i commentatori-fimo, che si plagiano facilmente, si modellano all'occorrenza e, in base a quel che leggono, o che gli viene raccontato dall'ultrà più vicino, adattano il loro pensiero, generalmente facendo proprie le parole lette o ascoltate. Insomma, zero capacità critica, come la gran parte degli utenti dei social, e non solo.
Proprio oggi parlavo con un aspirante coach, una persona con delle idee che vorrebbe diffondere e far comprendere, discutevamo di quanto fossero proliferati negli ultimi anni i guru di ogni genere, e di quanto trovino facilmente adepti.
C'è un grande bisogno di "guide", politiche, spirituali, alimentari, la maggior parte delle persone desidera seguire un motivatore piuttosto che farsi forza e decidere in autonomia, così, in caso di fallimento, si sa a chi dare la colpa, e noi saremo sempre salvi, perché per salvarsi da soli, ci vuole coraggio.


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