domenica 27 febbraio 2022

La guerra dell’homo stupidus

Povertà zero

Fame zero

Salute e benessere

Istruzione di qualità

Uguaglianza di genere

Acqua pulita e igiene

Energia pulita e accessibile

Lavoro dignitoso e crescita economica

Industria innovazione e infrastrutture

Ridurre le disuguaglianze

Città e comunità sostenibili

Consumo e produzione responsabili

Agire per il clima

La vita sott’acqua

La vita sulla terra

Pace giustizia e istituzioni forti

Partnership per gli obiettivi


Non è il palinsesto RAI, anche se sono i temi affrontati in modo banale dai fazii e dai gramellini, sono i 17 punti dell’agenda 2030, il programma di sviluppo sottoscritto nel 2015 da 193 paesi dell'ONU.

Tutti argomenti che vengono affrontati con la prospettiva di obiettivi apparentemente condivisibili, ma nella realtà finiscono per essere fumo negli occhi, parole messe lì a giustificare ogni azione liberticida dei governi.

Non sempre il fine giustifica i mezzi, soprattutto se questi mezzi comportano la negazione di diritti fondamentali di libertà e uguaglianza. Bisogna riflettere bene su ogni obiettivo, perché è chiaro che la società fluida verso la quale si sta andando può essere un apparente beneficio, ma è nella sostanza un grande blob caotico e destabilizzante.


Leggevo tempo fa un’intervista allo psichiatra Vittorino Andreoli, della quale trascrivo alcune parti fondamentali:

"Stiamo regredendo alla pulsionalità, dimenticando il cervello.

Nell'albero dell'evoluzione, che Darwin disegna nel 1859, a un certo punto incontriamo l'Homo che, circa 200mila anni fa, si definisce sapiens; e poi, dopo altri centomila anni circa, si aggiunge un altro sapiens. E diventa sapiens sapiens. Io sono a disagio in questa definizione, soprattutto in questo momento storico. Perciò dico: dobbiamo correggere la nostra collocazione evolutiva, perché siamo regrediti all'Homo stupidus stupidus. Attenzione però: stupidus è in latino, come sapiens. Ha la stessa radice di stupor, qualcosa che colpisce. Vuole essere un termine dell'antropologia, non un'offesa. Che poi, se do del cretino a uno, non lo offendo: faccio diagnosi. A me sembra più offensivo chiamare quest'uomo sapiens, due volte oltretutto. Perché l'uomo si sta comportando in modo stupido: fa cose contro se stesso, contro l'evoluzione. Mi pare evidente che l'uomo stia diminuendo la sua sapienza. Infatti, parlo di agonia della civiltà, e per civiltà intendo quella nata ad Atene intorno al VI secolo a. C.».

Potrei non aggiungere più niente, ma il mio intento è attualizzare queste parole che risalgono a tre anni fa, poiché il processo di regressione si sta velocizzando.

La digitalizzazione sta radicalizzando la pulsionalità a svantaggio della spontaneità e della sacrosanta diversità. Omologazione, spersonalizzazione e spegnimento dell’istinto sono le caratteristiche di questi nostri tempi a vantaggio dell’instaurazione di governi totalitari.

E tutto sta avvenendo con il nostro apatico consenso. Per pigrizia, per comoda inerzia, non reagiamo più ad ogni istinto di libertà. Veniamo storditi da una marea di notizie e di pensieri e parole preconfezionate da utilizzare e, tra queste, notizie fasulle che alimentano la diffidenza in chi prova a ricercare la verità. Questo gioco è studiato per creare confusione e divisione tra cittadini, poiché la contrapposizione tra fazioni crea falsi nemici e indebolisce il potere del popolo. Lo scettico sarà sempre più diffidente, perché le fake news alimenteranno la sua diffidenza e finirà per non credere più a nulla, al tempo stesso, una parte della popolazione, la maggior parte, provando a proteggere le proprie convinzioni, giudicherà pazzi e negazionisti gli altri, macchiandosi essa stessa di negazionismo.

Quello che manca, quindi, oltre la spontaneità ed il lavoro della mente, è la misura. Si è perso il senso della misura. È tutto tremendamente eccessivo.

Vico diceva che la civiltà è il passaggio dalle pulsioni alla ragione; ecco eliminando le differenze di parole, e quindi di pensiero, stiamo agendo contro i nostri stessi interessi, stiamo regredendo all'homo stupidus.



 


domenica 6 febbraio 2022

Sanremo senza brividi

Ieri sera, durante la finale di Sanremo, l'attrice Sabrina Ferilli, bella ed elegante, ci ha risparmiato il sermone sui buoni sentimenti, dice lei, lo ha fatto simpaticamente, parlando il linguaggio social, pescando dal repertorio dei post di Facebook già inflazionati da anni, utilizzando la stessa strategia: deridere altri, commettendo gli stessi errori. Ribadendo un concetto secondo il quale non si può criticare una decisione, un'affermazione se non si è esperti della materia. Concetto condivisibile, se non fosse usato a sproposito per vietare qualsiasi forma di dissenso. Perché basta avere un po' di intelligenza e cultura per comprendere alcune incoerenze e si deve essere liberi di manifestare le proprie idee e quindi, anche se non sono un'attrice, posso dire se una parte mi sembra recitata male, non devo essere Laura Morante per farlo. Poi sul finire ha citato Calvino, con una frase ritagliata dalle incomprese Lezioni americane, un altro pezzo tratto dagli aforismi che circolano da anni sul social più popolato. Io stessa sono una fautrice della leggerezza, e non metto in dubbio che la Sabrina nazionale abbia letto Calvino, ma ieri ho notato molta superficialità. Insomma, non ha fatto il sermone, è vero, ma viene il dubbio che non avesse proprio niente da dire. Il suo discorso lo poteva fare chiunque avesse frequentato Facebook per qualche settimana. Ma si sa, Sanremo è lo specchio dell'Italia e questi siamo noi: banalità e aforismi, senza approfondire. Ho apprezzato molto la sobrietà degli abiti della Ferilli, di un'eleganza minimalista, proprio nel rispetto della semplicità del suo discorso, ecco, più che di leggerezza nel suo caso avrei parlato di semplicità del linguaggio e quindi del pensiero. 

Ci hanno provato poco dopo Marco Mengoni e Filippo Scotti (talentuoso attore protagonista dell'ultimo film di Sorrentino); è stato affidato a loro il compito di far notare quanto siano violenti e inopportuni certi commenti sui social, ma hanno dimenticato di dire la cosa più importante, che il linguaggio povero, violento e volgare lo hanno utilizzato per primi i nostri politici e le nostre virostar, fomentando odio sociale e soprattutto discriminando e dividendo il Paese. Se quei due bravi ragazzi avessero anche loro utilizzato un linguaggio più forbito e avessero ricordato che chi ci governa, chi straparla in tivvù dovrebbe dare l'esempio, sarebbero stati più sinceri e credibili, ma con loro, ancora una volta, si è persa un'opportunità, ha vinto la semplicità, che poi, cara Sabrina, è superficialità.
Quello che viene fuori è che Facebook con il suo linguaggio sia stata la principale causa del livellamento e della spersonalizzazione, che abbia posto le basi, quindi, per la creazione di una società liquida, uniforme e deprimente.
Non parlo delle canzoni per i motivi di cui sopra, nessun testo mi è piaciuto, forse salvo Truppi, anche se mi è sembrato un po' snob, con quelle sue canottiere da adolescente guevarista. Giovanni attento, se no fai la fine di Diego Bianchi che a cinquant'anni sta ancora con le magliettine finte rivoluzionarie. Va bene a quindici a venti, ma poi basta, diventi ridicolo e soprattutto ipocrita.
Alla fine, l'unica canzone con un testo significativo, anche se apparentemente stupido, è quello di  Dargen D'Amico che consiglia di "fottersene e ballare". Finalmente parole vere, senza pretese, che ci ricordano cos'era l'allegria, "che brutta fine, le mascherine", questo dice Dargen ad un pubblico che balla allegro, in piedi, come se fosse in una discoteca, mentre le discoteche sono ancora chiuse (l'undici dovrebbero riaprire). Ma Sanremo è il luogo delle incoerenze, e non bisogna essere un giurista per capire che non è corretto ricordarsi solo per cinque giorni che i dati sulla propria condizione di salute, sulle scelte vaccinali, sono dati sensibili e nessuno è autorizzato a chiederli, nessuno, nè a Sanremo nè in un negozio, figurati a scuola, dove si dovrebbe insegnare l'inclusione. 
Il mio plauso va a Dargen perché ci ha fatto ballare, perché sul palco dell'Ariston è l'unico che abbia avuto il coraggio di dire che "il governo si è dimenticato dei piccoli", l'unico che, in un abito improbabile, abbia pronunciato la parola "governo".
Vedi, bella e simpatica Sabrina, questa è la leggerezza, ancora una volta l'abito non fa il monaco.




martedì 1 febbraio 2022

A sud di Sanremo

Per anni ho seguito il festival di Sanremo, criticando, ironizzando e divertendomi con gli amici, è sempre stato un bel momento di aggregazione. Ho addirittura organizzato cene per le ultime serate con tanto di cartellone per le votazioni. Ma quest'anno è diverso.

Quest'anno non si può fare finta di niente, quest'anno proprio non mi andava. Poi capita che mia figlia mi venga a chiamare perché vuole guardare Sanremo con me, perché sa che mi diverto, perché ci sono alcuni dei cantanti che segue lei, o semplicemente perché cerca qualcosa che sia rimasto uguale in quest'epoca di incertezze. E dopo due minuti è in salotto che mi aspetta con due fogli in mano: due tabelle per mettere i voti a tutti i cantanti in gara.
E allora ci sediamo vicine, sul divano, l'altra figlia si affaccia dalla porta di tanto in tanto, e già va bene così, potremmo guardare anche il Giro d'Italia e sarei felice. Non capita quasi mai che una diciottenne guardi la TV con la madre, a dire il vero non capita da quasi due anni che io guardi la TV, ma questa è un'altra storia, anzi è "la" storia.
Insomma, guardo Amadeus e attendo un riferimento alla situazione terribile che stiamo vivendo, ma non arriva niente, beh, prevedibile, cosa mi aspettavo da un manichino senza personalità e coraggio, non è Pippo Baudo. L'uomo dal vocione e dal fisico imponente non sarebbe stato in silenzio, qualcosa avrebbe detto, qualcosa di nazionalpopolare, ma non avrebbe fatto finta di niente.
E allora confido nel suo conterraneo, aspetto Fiorello, ad uno showman come lui qualche piccola digressione è concessa, lo sa, sa che gli consentirebbero qualche riferimento alla situazione politica attuale. E invece fa peggio di Amadeus: le uniche parole che spende sono per deridere chi è contrario ai vaccini. Bene Fiorello, non solo non fai più ridere, fai proprio pena, nel senso che provo pietà per il tuo atteggiamento servile. Che tristezza! E non perché non potessi prendere in giro chi ha idee non condivise da chi ci governa, ma perché sei stato un banale replicante, hai ripetuto parole già ascoltate tante, troppe volte. E poi per par condicio avresti dovuto prendere in giro anche chi ripete a oltranza "credo nella scienza". Dai Rosario, puoi fare di meglio, impegnati, prova a cacciare fuori un po' di coraggio, dimostra che i figli di questo sud sanno essere liberi, altrimenti crederanno che la malavita organizzata abbia avuto vita facile da noi per colpa nostra, perché non sappiamo ribellarci. Se non regali neanche due parole a chi per una legittima scelta è stato sospeso dal lavoro, a chi subisce discriminazioni per un lasciapassare anticostituzionale, diranno che al sud siamo assuefatti ai soprusi, alle ingiustizie, e se taci avranno ragione. E avranno ragione tutti quelli che prendono in giro l'Italia che è il sud dell'Europa.
Quest'anno Sanremo non è leggero come la musica, ma pesa come una menzogna.