Povertà zero
Fame zero
Salute e benessere
Istruzione di qualità
Uguaglianza di genere
Acqua pulita e igiene
Energia pulita e accessibile
Lavoro dignitoso e crescita economica
Industria innovazione e infrastrutture
Ridurre le disuguaglianze
Città e comunità sostenibili
Consumo e produzione responsabili
Agire per il clima
La vita sott’acqua
La vita sulla terra
Pace giustizia e istituzioni forti
Partnership per gli obiettivi
Non è il palinsesto RAI, anche se sono i temi affrontati in modo banale dai fazii e dai gramellini, sono i 17 punti dell’agenda 2030, il programma di sviluppo sottoscritto nel 2015 da 193 paesi dell'ONU.
Tutti argomenti che vengono affrontati con la prospettiva di obiettivi apparentemente condivisibili, ma nella realtà finiscono per essere fumo negli occhi, parole messe lì a giustificare ogni azione liberticida dei governi.
Non sempre il fine giustifica i mezzi, soprattutto se questi mezzi comportano la negazione di diritti fondamentali di libertà e uguaglianza. Bisogna riflettere bene su ogni obiettivo, perché è chiaro che la società fluida verso la quale si sta andando può essere un apparente beneficio, ma è nella sostanza un grande blob caotico e destabilizzante.
Leggevo tempo fa un’intervista allo psichiatra Vittorino Andreoli, della quale trascrivo alcune parti fondamentali:
"Stiamo regredendo alla pulsionalità, dimenticando il cervello.
Nell'albero dell'evoluzione, che Darwin disegna nel 1859, a un certo punto incontriamo l'Homo che, circa 200mila anni fa, si definisce sapiens; e poi, dopo altri centomila anni circa, si aggiunge un altro sapiens. E diventa sapiens sapiens. Io sono a disagio in questa definizione, soprattutto in questo momento storico. Perciò dico: dobbiamo correggere la nostra collocazione evolutiva, perché siamo regrediti all'Homo stupidus stupidus. Attenzione però: stupidus è in latino, come sapiens. Ha la stessa radice di stupor, qualcosa che colpisce. Vuole essere un termine dell'antropologia, non un'offesa. Che poi, se do del cretino a uno, non lo offendo: faccio diagnosi. A me sembra più offensivo chiamare quest'uomo sapiens, due volte oltretutto. Perché l'uomo si sta comportando in modo stupido: fa cose contro se stesso, contro l'evoluzione. Mi pare evidente che l'uomo stia diminuendo la sua sapienza. Infatti, parlo di agonia della civiltà, e per civiltà intendo quella nata ad Atene intorno al VI secolo a. C.».
Potrei non aggiungere più niente, ma il mio intento è attualizzare queste parole che risalgono a tre anni fa, poiché il processo di regressione si sta velocizzando.
La digitalizzazione sta radicalizzando la pulsionalità a svantaggio della spontaneità e della sacrosanta diversità. Omologazione, spersonalizzazione e spegnimento dell’istinto sono le caratteristiche di questi nostri tempi a vantaggio dell’instaurazione di governi totalitari.
E tutto sta avvenendo con il nostro apatico consenso. Per pigrizia, per comoda inerzia, non reagiamo più ad ogni istinto di libertà. Veniamo storditi da una marea di notizie e di pensieri e parole preconfezionate da utilizzare e, tra queste, notizie fasulle che alimentano la diffidenza in chi prova a ricercare la verità. Questo gioco è studiato per creare confusione e divisione tra cittadini, poiché la contrapposizione tra fazioni crea falsi nemici e indebolisce il potere del popolo. Lo scettico sarà sempre più diffidente, perché le fake news alimenteranno la sua diffidenza e finirà per non credere più a nulla, al tempo stesso, una parte della popolazione, la maggior parte, provando a proteggere le proprie convinzioni, giudicherà pazzi e negazionisti gli altri, macchiandosi essa stessa di negazionismo.
Quello che manca, quindi, oltre la spontaneità ed il lavoro della mente, è la misura. Si è perso il senso della misura. È tutto tremendamente eccessivo.
Vico diceva che la civiltà è il passaggio dalle pulsioni alla ragione; ecco eliminando le differenze di parole, e quindi di pensiero, stiamo agendo contro i nostri stessi interessi, stiamo regredendo all'homo stupidus.