sabato 18 giugno 2022

LA PARANZA DEI CANTANTI

Non dirgli mai che siamo stati a letto per un giorno interoooo...

Eh sì, l'ho cantata anche io ieri sera, mentre andava in onda su Raiuno la festa a Piazza del Plebiscito per i trent'anni di carriera di Gigi D'Alessio, a dire il vero ho cantato solo questo verso, perché non conosco altro della canzone, l'ho fatto pensando a quante volte queste parole sono state usate per sdrammatizzare situazioni sentimentali ambigue o per ironizzare su uno stile canoro dai testi scontati.
Ieri sera, assieme ad altri tre milioni e mezzo di italiani ho acceso il televisore e lasciato su Raiuno, nel frattempo ho fatto telefonate, letto riviste e riordinato la cucina. Non amo la musica di Gigi D'Alessio e neanche la tradizione a cui si ispira, ma ieri mi sono posta senza pregiudizi davanti ad uno spettacolo musicale nazional popolare, con l'idea di assistere ad una festa. E tale è stata l'esibizione di ieri, una festa per un cantante che, nonostante gli sforzi, è rimasto un neomelodico.
Gigi D'Alessio è più amato fuori Napoli che nella sua città stessa, perché restituisce l'immagine stereotipata e folkloristica di una città che in tanti raccontano, ma in pochi comprendono.
Una volta ho scritto che Napoli è quel che si è nel momento in cui la si descrive; esprimere la propria idea di Napoli, raccontare Napoli è raccontare se stessi. In questo la mia città è speciale, nell'offrire a ciascuno, con grande generosità, l'aspetto che più gli assomiglia, così all'eccentrico regala le urla dei quartieri popolari, allo snob la bellezza altezzosa di Posillipo, al borghese l'ordinarietà del Vomero, al malizioso la provocatoria esuberanza del lungomare.
Sul palco di ieri c'era una certa Napoli antica, una certa Napoli di quarant'anni fa, quella delle sceneggiate di Mario Merola, quella della mistificazione della furberia guappa e oleografica, una Napoli che, fortunatamente, si è ridimensionata.
Il pubblico di ieri sera (quello presente e quello da casa) era eterogeneo, ma probabilmente più evoluto e meno provinciale dello spettacolo offerto sul palco.
Io non ci sto a quest'ennesimo racconto superficiale e voyeristico della mia città.
La festa di ieri sera non era un evento da prima serata su Raiuno, non era da Piazza del Plebiscito, la si poteva svolgere in un teatro, come una serata di un neomelodico che piace ad un pubblico abbastanza vasto, ma non estesissimo e, soprattutto, la si poteva svolgere senza il supporto economico della Regione Campania.
La festa di ieri non mi ha infastidita, mi infastidisce chi vuole legare Napoli sempre agli stessi stereotipi, mi colpisce chi decide di investire tante risorse che sarebbe stato più opportuno destinare ad altre cause.
Napoli è anche questa e non va nascosto, ma, del resto, " 'a sape tutto 'o munno, ma nun sanno 'a verità".





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