Oggi si festeggia la Madonna del Carmelo, anche detta Madonna Bruna. A Napoli ci sono molti devoti che si riuniscono la sera prima, il 15 luglio, presso la Chiesa del Carmine Maggiore a Piazza Mercato per assistere all'incendio del campanile, simulato con fuochi d'artificio. Mia nonna era tra questi. Ogni anno mi forniva "l'abitino", un rettangolino di stoffa con l'immagine della Madonna del Carmelo, attaccato ad un cordoncino che avrebbe dovuto essere messo al collo, ma puntualmente, non so per quale motivo, la nonna metteva nel reggiseno. Credo che tra soldi, fazzoletti e quant'altro, le donne di una volta avessero la necessità di adoperare reggiseni almeno di due taglie più grandi! A parte quest'immagine che mi ritorna sempre in mente di questi tempi, quello che mi fa sorridere è che l'espressione napoletana "Mamma d'o Carmine!" non sia per niente mossa da sentimenti religiosi, anzi. Generalmente è espressione di un apprezzamento estetico rivolto ad una donna, è la manifestazione dello stupore di un uomo davanti al quale si è appena materializzata una delle migliori produzioni di natura femminile. E non si parla di bellezza, di perfezione, ma si parla essenzialmente di sensualità. "Mamma d'o Carmine!" è più di un complimento, è l'ammissione della propria impotenza davanti a cotanta grazia ed armonia, è la dichiarazione di resa, di chi depone le armi e si mostra disponibile alla schiavitù. Chi si esprime in tal modo, rende nota la consapevolezza che ha davanti un essere superiore, si dichiara vittima del potere che quest'essere possiede.
"Mamma d'o Carmine" non si sente più tanto a Napoli, se non in qualche zona più popolare dove la contaminazione della falsa forma, dell'atteggiamento di circostanza che impone un certo contegno, non ha ancora preso piede. In queste zone "incontaminate", se l'espressione viene utilizzata con minore frequenza, non è colpa dei devoti, ma di quelle donne che, a furia di autocelebrarsi, di definirsi "donne con gli attributi", solo a scopo di difesa, hanno perso, o nascondono, quella fragilità, quella leggerezza che dona sensualità e bellezza. Dovremmo essere noi donne a contagiare gli altri, e non lasciarci cambiare dalle cattiverie e dalle ingiustizie.
"Mamma d'o Carmine", però, può essere intesa anche in senso negativo, come urlo disperato, di persona spaventata, avvilita, un po' come quando abbiamo visto le immagini delle stragi degli ultimi giorni.
Penso che come nell'iconografia delle guerre in cui la crocerossina dà conforto e fiducia, così in ogni conflitto, nel buio della violenza, nelle brutture del quotidiano, un sorriso, un gesto di generosità siano vitali, lascino esterrefatti, perché belli ed inattesi, portando luce e speranza.
Celebriamo la vita nel rispetto di chi l'ha persa.
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