Adoro parlare, scrivere, comunicare confrontarmi, mi piace dare sempre un pizzico di entusiasmo in più alle cose che 'capitano'. Come a voler trovare sempre del bello in ogni situazione, anche in quelle apparentemente squallide o semplicemente insignificanti. È il mio modo di vivere: enfatizzare. Provo a dare una lettura poetica ad ogni evento, rischiando di apparire a volte infantile, altre volte banale, ma proprio non riesco ad accettare che certe cose siano lì così, a riempire spazi come tasselli nei buchi predisposti nei mobili fatti in serie, non utilizzati. Un po' come fanno nei ristoranti quando con 'tenera fantasia dell'orto' vogliono indicare un'insalata mista. E allora parlo, scrivo, parlo, scrivo, scrivo, perché mi piace osservare e capire, provare a superare i miei limiti. Vado al supermercato e osservo i clienti mentre scelgono i prodotti da acquistare, la complicità tra le coppie, la dolcezza dei nonni, la tristezza di chi deve necessariamente rispettare un budget, la noia delle mamme e l'entusiasmo dei bambini. Sui social leggo il disagio di molti, l'ironia di alcuni, la vanità di tutti. Osservare e tradurre ogni gesto, ogni rumore in un film senza fine, una sceneggiatura con un soggetto in continua evoluzione. Eppure, ogni tanto, desidero anche io il silenzio. Vorrei mettere il mute e fermarmi, non parlare, non scrivere, non rielaborare.
Dove proprio non si può cogliere la bellezza, meglio tacere.
"Il silenzio è elegante, il silenzio è rispettoso, il silenzio è austero, doloroso, impietoso, ma il silenzio è anche bastardo, assenso formale, castigo crudele ".
RispondiEliminacondivido totalmente !