<<Roberta, oggi mi devi fare un po’ di foto in spiaggia, qualcuna da sola, qualcuna con te. Si sta talmente bene qui che devo immortalare questa situazione di benessere, è necessario.>>
<<E magari è necessario anche che qualcuno le veda queste foto, eh? A chi le vuoi far vedere?>>
<<Ma che c’entra!>>
<<Anì, le fotografie le facciamo per mostrarle, mica per noi, non diciamo sciocchezze!>>
<<Sì, ma anche per consolarci nei momenti un po’ tristarelli, per crogiolarci nella nostalgia.>>
<<Certo, certo, ma a chi le devi far vedere?>>
<<Non mi sfottere e fammi fare.>>
Roberta sta preparando i panini per la spiaggia, hanno deciso di andare ad esplorare una nuova caletta da raggiungere in auto e poi attraverso delle scalette scavate nella roccia; Nando, il marito di Roberta, ha fatto una richiesta esplicita: vuole il pane pizza con la mortadella, quella buona col pistacchio.
<<Ué, ma stasera cucino io, eh. Anzi, mentre riempi la borsa frigo, io vado dal pescivendolo.>>
<<Non esagerare con le quantità e ricordati che Nando è allergico ai gamberi.>>
I luoghi di vacanza mescolano abitudini e accenti, scoprono corpi e nuovi profumi, offrono l’opportunità di mostrarsi in modo diverso, come si fa con ogni nuovo amico, e nella scoperta di un’altra parte di noi, impariamo a conoscerci meglio.
<<Il pescivendolo è di origini greche, anzi, come ha detto lui “è” greco. Appena ha saputo che ero di Napoli, mi ha raccontato un episodio di vent’anni fa, quando frequentava la facoltà di Sociologia alla Federico II, poi si è innamorato e si è trasferito qui, dove c’era la famiglia dell’attuale moglie, pescatori da generazioni. Lei si è laureata e lavora in una scuola, lui non si è più laureato e si è aperto la pescheria.>>
<<Tutto questo te lo ha detto mentre compravi il pesce? A proposito, hai comprato i gamberi?>>
<<Ho preso le seppie, così facciamo seppie e patate. A dire la verità, Tony mi ha fatto vedere una vaschetta di gamberetti freschi già sgusciati, belli assai.>>
<<E perché non li ha presi?>>
<<Ma sei scema? Mi hai detto che Nando è allergico.>>
<<Appunto, era la volta buona che me lo levavo di torno.>>
Nando arriva da dietro a dare un colpetto sulla coscia di Roberta, con la mano destra, mentre si passa l’altra tra i capelli.
<<Ma che fai a fare la stupida? Vorrei vedere senza di me cosa faresti.>>
Poi si guardano e improvvisamente cambiano espressione, ma ci pensa Nando ad alleggerire l’improvvisa tensione.
<<Finiresti per fare le vacanze con un’amica cretina, come è successo ad Anita, che ti deve sopportare già in città. Almeno oggi falle delle belle foto, renditi utile.>>
Anita gli sorride, grata per quella dolce ironia.
Intanto, le arriva un messaggio:
- Dove sei?
- Sempre da Roberta, oggi andiamo su una nuova spiaggia.
- Mandami qualche foto, se puoi.
- Sì, ti faccio vedere che colori ci sono qui in costiera.
- Se poi oltre il panorama ci sei anche tu, mi farebbe piacere.
- Vediamo
- Appena rientri, andiamo a mangiare del buon pesce.
- Sì
- A dopo
- A dopo
La sera Anita porta in tavola la pirofila con seppie e patate e il profumo le ricorda la madre, quando da bambina le sentiva dire che la patata aggiusta ogni sapore, che per imparare a mangiare un alimento nuovo, le prime volte bisogna accompagnarlo con la patata, che mitiga ogni contrasto.
<<Questo piatto l’ho imparato da mia madre, anche i miei figli lo amano, ma ci mettono troppo pepe.>>
<<Allora, ti sono piaciute le foto che ti ho scattato oggi? Cosa dice quello a cui pensavi mentre sorridevi? Ha apprezzato?>>
<<Smettila e mangia, le parole sono come la patata, servono solo a stemperare i sentimenti. La magia non vuole troppe parole.>>
<<Ah! Siamo a livelli di magia. Io a questo punto, volgarmente, penserei a mangiare, allora.>>
- Dirti che sei bellissima in queste foto sarebbe banale, diciamo che mi fai bene, dai un sapore buono alla mia vita.
- Non dirmi che sono una patata, sono un po’ tonda lo so, ma una patata no.
- Non capisco, non ci pensavo nemmeno.
- Poi te lo spiego quando ci vediamo.
Le distanze creano malintesi, hanno bisogno di troppe parole, e a volte non sono quelle giuste, ma per chi riesce a superare anche le piccole incomprensioni, la distanza diventa come il pepe che, anche se fa un po’ male, esalta il gusto dell’attesa.
<<Brindiamo a noi e a questa fine di vacanza.>>
Anita alza il bicchiere di vino verso il centro del tavolo e gli amici avvicinano i loro.
<<E alle amicizie belle.>>
<<… che ti aiutano a rinascere ancora una volta.>>
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