A Natale si dice talmente tanto, si mangia tanto, si spende tanto, si piange e si ride tanto, si sta con tante persone, si fa tanto, ma tutto questo tanto non è mai abbastanza.
venerdì 23 dicembre 2022
A NATALE VUOI
giovedì 1 settembre 2022
Racconti refrigeranti 8ª scena
"Caro Lorenzo,
venerdì 26 agosto 2022
Racconti refrigeranti 7ª scena
Ci sono sentimenti che vanno avanti da soli, anche quando provi ad ignorarli, anche quando fai di tutto per concentrarti su altro, ci sono. Li trovi una sera sotto il cuscino, mentre rovisti tra gli scontrini piegati nel portafogli, quando infili le mani fredde nelle tasche del cappotto preferito e il vento ti indurisce il viso, e ogni volta che li riscopri fanno male.
Quando
ci siamo incontrati, quel ventisei agosto di tre anni fa, mi è sembrato che
quello fosse l’epilogo, la fine di un film, che da lì in poi avremmo vissuto
insieme, come del resto sognavo da quando eri arrivata sull’isola tre settimane
prima. Dal momento in cui i tuoi occhi si sono accorti dei miei, dal primo incontro di pensieri,
c’era stato il desiderio di te. Ci eravamo scambiati nuove curve sul viso e altri respiri, prima di
toccarci, ci eravamo già parlati tante volte prima di quel giorno a casa mia, e
lo avevamo fatto lasciandoci guidare dall’eros. Avevo l’impressione che
anche tu mi volessi come ti volevo io, perché solo nella reciprocità prende forma l'amore vero. E la conferma era arrivata quell’ultimo lunedì di agosto.
Cara
Teresa, Teresa mia, ho provato a non pensarti, ad amare altre donne, ma dopo un
anno ho smesso, mi sono rassegnato, ho pensato che se era tutto vero, se davvero
era tutto reciproco, allora stavi provando lo stesso tormento che provavo anche
io e l’incastro sarebbe tornato perfetto. E adesso vengo da te, te lo dico che
ti amo, te lo dico che voglio stare con te, e con quella piccola miniatura di
te. Adesso vengo. E se non mi vuoi, vuol dire che non sei tu, che mi sono
sbagliato, che nulla è vero.”
Quel pomeriggio al bar del porto, mentre Enzo andava verso casa di Teresa, c'era una coppia di anziani che discuteva, lei era su una sedia a rotelle, aveva un rossetto fucsia ed un vestito blu, lui le era seduto di fronte, occhiali da sole ed una camicia azzurra leggermente sbottonata; ogni tanto a fine agosto, si vedevano sull'isola, erano sempre insieme, sempre a parlare, a stuzzicarsi, a rinfacciarsi vecchie abitudini, nella consapevole dipendenza dall'altro. Quel pomeriggio, mentre Enzo passava avanti al bar, con la lettera tra le mani, e lo sguardo lontano, l'uomo anziano era sbiancato, lei aveva lasciato cadere la tazzina di caffè che aveva nella mano destra, il braccio penzoloni e la testa piegata sul petto. Un rivolo di caffè sul rossetto, un fermo immagine sullo sfondo, mentre la vita scorre nella sovrapposizione di nuove scene.
sabato 20 agosto 2022
Racconti refrigeranti 6ª scena
lunedì 15 agosto 2022
Racconti refrigeranti 5ª scena
mercoledì 10 agosto 2022
Racconti refrigeranti 4ª scena
Continua dal racconto precedente...
venerdì 5 agosto 2022
Racconti refrigeranti 3ª scena
Le otto e cinque, sul display del cellulare c'è scritto 08:05, ancora le otto, sono già due ore che Enzo è sveglio, e non deve lavorare, è domenica e potrebbe riposare, ma non è sereno, qualcosa lo agita, il pensiero di un incontro che aveva atteso per tanto, troppo tempo. Il braccio si piega e si tende verso il comodino, le 8:18; si gira nel letto, riaccende il cellulare, scorre la home di Facebook, guarda WhatsApp, la notifica di un messaggio del gruppo "Quelli che corrono la domenica", 7 partecipanti, ma a correre oramai ci vanno solo due; le 8:35, meglio alzarsi.
domenica 31 luglio 2022
Racconti refrigeranti 2ª scena
Enzo e Pino lavoravano insieme, in modo da dividere la stanchezza e distrarsi dalla fatica; erano dipendenti comunali, giardinieri per la precisione, d'estate, tra un'aiuola ed una fioriera ai limiti delle strade, curavano i giardini privati delle case di vacanza. Insieme tagliavano prati e bouganville, siepi e alberi da frutta, reduci da un inverno di abbandono, insieme sudavano e insieme andavano al bar del porto, a bere una birra dopo il lavoro, prima di raggiungere ciascuno la propria casa.
lunedì 25 luglio 2022
Racconti refrigeranti
Nei pomeriggi d'estate la vedevo passeggiare in bicicletta, con quel sorriso da suora: quelle labbra tese senza mostrare i denti, come se dischiuderle potesse lasciare trasparire la bellezza, l'effimero. Anche la postura era da suora, un po' rigida, per essere sobria e cauta, mai disinvolta. Elementi che, come ogni eccesso di pudore, lasciavano trasparire una leggera malizia e la rendevano intrigante.
martedì 12 luglio 2022
E VISSERO TOTTI FELICI E SCONTENTI
Che sia meglio restare o andar via, che sia più coraggioso sopportare il peso del ruolo familiare o rimettersi in gioco e concedersi un'altra opportunità.
Ilary
Blasi e Francesco Totti si sono lasciati, hanno fatto ciò che fa circa il 48%
degli italiani, ma la notizia in alcuni lascia un po’ di amarezza, in chi riconosce
una certa sacralità ai personaggi pubblici e li pone al di sopra delle regole e
delle statistiche. Ci hanno cresciuti con le favole e nelle favole amiamo
credere. Allora perché non ci impegniamo tutti per portare avanti la nostra
favola? Perché non vogliamo affrontare la fatica di mandare avanti una famiglia
accettando la stanchezza e le delusioni?
Perché
scappiamo da un fallimento, anziché provare a comprenderne le cause ed imparare
ad accettare i cambiamenti? Probabilmente perché più recentemente ci hanno
raccontato la favola della bellezza della solitudine.
Chi
si separa generalmente ritiene sia meglio lasciare andare, piuttosto che
aggiustare, ha un’idea di coppia più romantica, più pura, e non accetta
compromessi. Chi resta ha una maggiore propensione al sacrificio, o è più
disincantato, o semplicemente ha trovato il socio giusto per l’impresa della
vita. Un alleato con la stessa tenacia o la stessa pigrizia, che non ci pensa
proprio ad una separazione perché sarebbe un nuovo inizio, un percorso duro e
stancante, come un risveglio, un trasloco nel bel mezzo di una guerra.
Lasciando
perdere i casi in cui la separazione è necessaria per la sicurezza fisica e l’integrità
mentale delle persone, esistono comunque
conflitti che logorano la coppia e che non possono essere sanati, ma solo
eliminati con la rottura del vincolo matrimoniale.
Chi
accetta passivamente questi conflitti, chi ignora la mancanza di stima, di
rispetto, non ha, o perde definitivamente, la stima di sé, e dà un esempio pessimo ai propri figli
che, un giorno non troppo lontano, potrebbero commettere gli stessi errori e provare
risentimento verso i genitori. Quindi, cosa fare? Dove è il limite oltre il
quale non tollerare? Forse dovrebbe bruciare la città, come cantava Massimo Ranieri,
e osservare con chi, verso chi si corre.
Ci vuole coraggio ad andare, ma anche a restare, ci vuole un’idea diversa di matrimonio, che non ha niente a che vedere con l’amore, ma con il senso della condivisione, della collaborazione, del sacrificio del proprio interesse personale in virtù di un interesse comune prioritario. Se partiamo dall’idea di famiglia intesa come gruppo di individui che, nel rispetto reciproco, affronta insieme le difficoltà, i dolori, che accoglie e sopporta le assenze periodiche di ciascun membro, allora forse riusciamo a creare un’armonia che mantiene intatti i fili che legano la coppia, li rende elastici, e non li fa spezzare.
Il
punto è capire, in un’epoca in cui conta più l’idea che gli altri hanno di noi,
che quel che realmente siamo, ci sentiamo più fieri di mostrare gli anniversari
o le conquiste individuali? Ci inorgoglisce più un matrimonio longevo o l’autonomia
e la responsabilità personale? Cosa è un matrimonio lungo, un alibi o una
conquista?
Forse
non sapremo rispondere mai a queste domande, forse qualcuno ha fatto una scelta
di comodo, qualcun altro crede di essersi sacrificato per amore, ma alla fine sappiamo
di poter essere felici solo nei pochi istanti in cui crediamo di aver fatto
felice qualcuno che amiamo, restandogli accanto o lasciandolo andare.
mercoledì 6 luglio 2022
Il mito della villeggiatura
Il mese di luglio è sempre stato per me il mese dell'attesa, della noia. Da bambina, non facevo altro che seguire mia madre, la scuola era finita e a casa mia già cominciava la preparazione alla villeggiatura.
giovedì 23 giugno 2022
IL POTERE LOGORA CHI NON CE L'HA
“Ciascuno è libero di cambiare idea, ma un esponente del Movimento 5 Stelle che abbandona il Movimento deve pagare un risarcimento al cittadino, deve rispondere del proprio tradimento, si deve dimettere e poi può ricandidarsi nuovamente. Questa è la differenza tra noi e i partiti tradizionali, prendessero esempio da noi.”
Potremmo partire da qui, da queste parole che Luigi Di Maio
ha proferito circa cinque anni fa (chi vuole, può reperire facilmente il video in
rete, basta cercare “i voltagabbana del Parlamento”), potremmo partire da qui,
almeno noi che per un po’ ci abbiamo creduto, per chiedere il risarcimento.
Avrei voluto evitare di partecipare alla demonizzazione
mediatica del cinico Giggino nazionale, avrei davvero voluto lasciarlo in pasto
al sarcasmo ed alla soddisfazione di chi ne aveva sempre parlato male, chi lo
aveva deriso per la sua inesperienza o, peggio ancora, chi lo aveva preso
in giro per i suoi trascorsi da “bibbitaro” da stadio. Avrei voluto restare, come
sempre, fuori dalla massa, ma ho un dovere verso chi mi legge e verso me stessa
innanzitutto.
Qualche anno fa, alla vigilia delle politiche del 2018, mi
esprimevo, proprio su questo blog, a favore dei pentastellati, sia perché
conoscevo molti attivisti del Movimento, in cui riponevo grande stima e
fiducia, sia perché credevo nella possibilità di un cambiamento politico epocale.
Ho dovuto rispondere a lungo alle accuse di ignoranza e
stupidità mosse verso gli elettori del Movimento, ma ho sempre creduto, e lo
spiegavo anche in un post pubblicato nel maggio del 2018, che molti di noi potessero
ritenersi ingenui, sognatori, ma niente di peggio.
Nel corso di questi ultimi cinque anni abbiamo assistito ad
una lenta eutanasia del Movimento, dalle svariate deroghe ai principi del
regolamento interno, ai voti a favore dell’obbligo vaccinale, al silenzio sull’ILVA
di Taranto, dal compromesso con la Lega al sodalizio con il PD.
Ad ogni promessa mancata cadeva un tassello che reggeva il
castello di illusioni, iniziava a farsi spazio l’idea che forse un
giustizialista è solo un imbroglione che non ce l’ha fatta. Quel grido “onestà”
era solo la rabbia di chi serba rancore verso chi possiede qualcosa che si
desidera, proprio come diceva Andreotti: il potere logora chi non ce l’ha.
Ritengo ancora valida l'idea del reddito di cittadinanza, magari con forme di controllo più efficaci, ma non posso fare a meno di ridere davanti all'affermazione "abbiamo abolito la povertà", non posso che dispiacermi per la deriva qualunquista di tanti elettori delusi.
Caro Luigi Di Maio, anzi, neanche caro, onorevole, che una volta riteneva offensivo, le volevo ricordare che grazie al desiderio di cambiare di dieci
milioni di sognatori, lei ha imparato dove è il Venezuela, e a non confonderlo
con il Cile, ha avuto un lavoro fisso a rendita indeterminata, ha viaggiato, ha
imparato a sorridere mentre mentiva, ha ottenuto un po’ di quel potere che
bramava.
sabato 18 giugno 2022
LA PARANZA DEI CANTANTI
giovedì 9 giugno 2022
SENSO DI COLPA E BLA BLA BLA
Oramai lo sappiamo bene, con la recente pandemia è cambiato per molti l’approccio alla malattia e, ahimè, alle relazioni sociali. La paura dell’altro in quanto corpo estraneo, potenziale vettore di malattie, ha accentuato la diffidenza verso il prossimo e l’egoismo, con una conseguente maggiore autocelebrazione ed attribuzione di tutte le colpe al soggetto in difficoltà. Chi si ammalava di covid, soprattutto nei primi mesi, era accusato di superficialità nell’uso dei dispositivi di protezione e veniva tenuto a debita distanza; per la prima volta un ammalato non destava tenerezza o compassione, ma rabbia e disapprovazione. Ancora adesso ci sono persone che guardano con timore e un po’ di intolleranza chi non usa la mascherina all’interno di un edificio, anche se è lecito respirare liberamente. Grazie al cielo, con il tempo è un po’ scemata l’abitudine ad accusare gli ammalati, ma non è andata via la convinzione che quando si riceve un danno, da malattia o da altro, la colpa sia nei comportamenti del danneggiato. È bastato poco per arrivare, o meglio, tornare ad accusare le vittime di stupro di colpa, solo perché magari indossavano abiti succinti. È di pochi giorni fa la notizia che, a Rimini, il sindaco ha emanato un provvedimento nel quale un abbigliamento succinto viene ritenuto metodo di “adescamento” e quindi vietato in virtù del fine principale, ovvero l’abolizione della prostituzione. Quindi, uno dei parametri utilizzati per individuare una prostituta sarà la dimensione dell’abito, per cui, in considerazione dell’abitudine delle ragazze di indossare abiti corti e scollati durante il periodo estivo, il sindaco Jamil Sadegholvaad si troverà ad applicare numerose sanzioni per tutte le potenziali prostitute che abitualmente frequentano Rimini nei mesi caldi.
È colpa nostra se ci ammaliamo, è colpa nostra se ci violentano, è colpa nostra se le temperature aumentano, se i ghiacciai si sciolgono, se il petrolio non basta, se il gas non basta, è colpa nostra di tutto.
Quindi i cattivoni, gli uomini ingrati, dovrebbero chiedere scusa e lasciare questa terra. Anzi, come si grida da qualche anno, per una stupida moda, bisogna invocare l’asteroide, così non bisogna neanche spostarsi, e si può restare comodamente seduti sulla riva del fiume inquinato.
Non ci bastavano i sensi di colpa con cui veniamo al mondo, perché abbiamo fatto soffrire la mamma, adesso dobbiamo ricordarci ogni giorno che siamo solo dei peccatori, colpevoli di vivere.
I giudici impietosi, quelli che si autoassolvono ed avallano la politica di uno stato etico, saranno sicuramente nati da un cesareo, probabilmente non usano mezzi inquinanti per gli spostamenti, si muovono a piedi o con la bici, si lavano i denti con i finocchi, usano l’acqua con cui si sono lavati, per pulire i piatti e poi per scaricare, o forse fanno i propri bisogni direttamente nella terra che coltivano; quelli che usano le candele e mangiano i prodotti del proprio orto non trattati, che a loro volta diventeranno concime.
Forse si salveranno, ma da cosa? Dal rimprovero di Greta ed il suo bla bla bla? Dalle sanzioni economiche, dal giudizio severo dell’opinione pubblica?
Sia chiaro, amo camminare e usare dove possibile i mezzi pubblici, faccio la raccolta differenziata da anni e provo a mangiare sano, ma sono una no-eco, non solo perché non sopporto la moda dell’ecologicamente corretto, ma soprattutto perché non farò da eco a tutte le trovate dei finti salvatori del pianeta.
Menomale che è arrivato il caricabatteria universale a dare un contributo alla pace.
martedì 24 maggio 2022
COSA SI MANGIA?
martedì 10 maggio 2022
301. IL CIELO IN UNA STANZA
Oggi il mio blog compie 9 anni, ne ho scritte di stronzate, eh? Lo so, pure il titolo di questo post può sembrare non avere attinenza, ma è casa mia e scrivo quello che voglio.
Che poi un senso ce l'ha.
Un blog è uno spazio social più riservato, non scorre in una home, lo devi cercare, devi andare ad aprire un link, per esplorare un piccolo mondo di idee e riflessioni.
Per me questo spazio, questa stanza disordinata, è stata una fucina di idee, ho imparato tanto scrivendo e confrontandomi, e in questo esercizio quasi decennale ho trovato rifugio, ogni volta che Facebook non mi bastava. Poi, non mi è bastato più neanche il blog, ed ho scritto “Condominio Arenella”, un romanzo che mi ha dato grandi soddisfazioni. Pochi mesi fa, la stessa casa editrice, la IOD, pubblicava una raccolta di miei frammenti poetici “Novantanove fiori selvatici”, accolto molto bene dalla critica, ma poco conosciuto al pubblico di lettori.
Sono contenta di queste due mie creature, alle quali in futuro si aggiungeranno altri progetti, sono contenta soprattutto di aver fatto compagnia a chi si sentiva solo. In un’epoca di distanze, imposte, volute e a volte combattute, un blog diventa un luogo di ritrovo, un baule di parole, di riflessioni politiche, di poesia e a volte di risate.
Faccio con il blog quello che qualcuno fa con le strade, percorro spazi nascosti, un po’ più riservati, per andare a conoscere la vera condivisione. Come quando cammini per i vicoli di Napoli e resti incantato davanti ai bassi, da cui escono profumi di detersivi e sughi, dove c’è quasi sempre una donna ai fornelli che gira mestoli e crea cerchi che legano e tengono unita la famiglia.
Continuerò a rimestare parole in questo pentolone, perché è il modo per me più semplice per riempire le distanze, per portare il cielo in una stanza.
Dal 10 maggio 2013 ad oggi il blog ha ottenuto 99.342 visualizzazioni per 300 post. Ringrazio i lettori fedeli e quelli occasionali, perché mi hanno seguita in un laboratorio di pensieri, dove le parole non erano sempre studiate a dovere, dove ha sempre prevalso l’istinto, la passione, la voglia di fare comunità.
Buona bloggata a tutti e, mi chiedevo, perché l'olio di semi costa minimo € 3,50 al litro?
domenica 20 marzo 2022
BUONI O CATTIVI
lunedì 14 marzo 2022
Generazione X, no grazie.
<<Se dobbiamo pagare noi le sanzioni imposte alla Russia, perché si eviti un nostro coinvolgimento nella guerra, ben venga; se per salvare le vite umane dei miei cari e di tanti altri italiani devo essere più povera, accetto il prezzo.>>
L’ha detto questa mattina una mia amica durante una nostra
conversazione telefonica, ed io annuivo, le dicevo <<Certo, chi non
pagherebbe per salvaguardare anche una sola vita…>> e mentre lo dicevo mi
sono fermata ed ho pensato alle parole che avevamo appena pronunciato, al loro
suono, identico a quello utilizzato per accettare, giusto due anni fa, la
reclusione e tutte le assurde imposizioni.
<<Ma cosa stiamo dicendo!>> Ad un certo punto mi
sono trasformata nell’altra me stessa, quella più razionale e le ho detto
<<stiamo giustificando per l’ennesima volta il nostro carnefice>>.
Ma cosa sta succedendo? Siamo davvero così manipolabili?
I ragazzi dicono che siamo dei boomer, noi della mezza età, ci
chiamano così i nostri figli, nipoti, in modo improprio. Boomer viene da boom, così sono etichettati quelli nati durante il boom economico per intenderci; noi
che parliamo e scriviamo tanto, noi che rappresentiamo forse la parte più attiva
dell’opinione pubblica, noi nati tra il 1964 ed il 1979, siamo invece generazione X.
La X sta ad indicare l’assenza di un’identità sociale, in pratica, siamo privi
di una specifica visione del mondo e di una reale identità culturale e per
questo finiamo per essere facilmente influenzabili.
E a pensarci è così, lo vediamo nell’attuale classe politica,
inadeguata e debole, lo leggiamo sui social che traboccano di neneisti, perché
non hanno argomenti sufficienti per rispondere ad eventuali critiche. Allora,
nel timore del confronto, al quale noi della generazione X non siamo abituati,
ci si dichiara né a favore né contro. Non è solo la mancata propensione al
confronto a frenare molti nell’esporsi, è anche la linea assunta dai veri
boomer, la generazione precedente che ci blocca e ci giudica. Sembra di dover sempre dimostrare di essere all'altezza, come con un genitore troppo severo e presuntuoso. I boomer sono
molti di più, il boom economico ha visto anche un elevato aumento delle nascite
e, al tempo stesso, un allungamento delle aspettative di vita, per questo
ancora hanno un forte ascendente su di noi e se la maggior parte di loro si
schiera in un senso, opporsi diventa quasi impossibile. In pratica, si è instaurato
in Italia quello che si può definire un controllo sociale sull’etica e la
morale. È come se i boomer avessero assoldato quelli della generazione X per
portare avanti le loro teorie e controllare e giudicare, definendo stupidi ed
ignoranti tutti quelli che si mostrano critici nei loro confronti.
Siamo di fronte ad un conflitto generazionale patologico, anzi,
più che di conflitto, parlerei di subalternità, mi spiace dirlo, ma la mia è
una generazione di eterni immaturi col complesso di Edipo.
mercoledì 9 marzo 2022
Il DPCM è l'oppio dei popoli
“Le nostre abitudini vanno cambiate, vanno cambiate ora, dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia.” Così introduceva Giuseppe Conte il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, che in seguito prenderemo a chiamare con una certa dimestichezza “DPCM”, la sera del 9 marzo del 2020.
Così cominciò il viaggio introspettivo degli Italiani. Con una frase che adesso è diventata quasi una bestemmia “Andrà tutto bene”, ma non sapevamo cosa e a chi.
Si sono prodotti romanzi, cortometraggi, foto e parole a iosa su questi due anni, io ho scritto tanto, ma soprattutto sui social, per combattere la solitudine. Ho provato a confrontarmi, a capire, ma anche a tranquillizzare me e chi mi leggeva. Avrei voluto che tutti fossero più presenti e che nessuno si sentisse solo. Ho scritto tanto ed ho sofferto tanto, ho perso l’attenzione e l’approvazione di qualcuno, ma ho guadagnato nuovi meravigliosi amici e rafforzato il legame con chi è rimasto.
Ripropongo qui i primi post di quel periodo, perché fa bene a me, e forse anche a qualcuno di voi.
9 marzo 2020
Restiamo a casa a coltivare il nostro giardino.
30 marzo 2020
Ho dovuto ricalcolare il tempo, piegarlo a nuovi riti;
agli spazi noti ho dato un'altra forma, un altro nome.
Il lavoro adesso ha l'odore della mia casa, i colori delle sue pareti.
Le stanze sono aule scolastiche silenziose.
Fuori è uno spreco di strade, di luci e vento.
Ogni cosa è raccolta qui, strappata alla comunità.
In una scatola di cemento che protegge i corpi e accentua le paure.
In questa solitudine che fa sentire meno soli.
3 aprile
Io non ci credo che la gente sarà migliore dopo questa quarantena, non ci credo proprio. Chi aveva bisogno di riscoprire il valore del tempo non lo farà di certo adesso, anzi, ne avrà talmente tanto di tempo da continuare a non comprenderlo; chi invece già lo sapeva, avrà sempre il timore di sprecarlo. La quarantena non è una vasca purificatrice, non è acqua benedetta, non è il purgatorio, la quarantena è un furto di abitudini, di false certezze, una svestizione che mette a nudo l'anima delle persone.
Io non ci credo che dopo la quarantena saremo migliori; saremo un po' più scoperti, più esposti, fino a che tornerà la pudicizia a rivestirci.
4 aprile 2020
Oggi è sabato, anche in quarantena è sabato: io non lavoro e non ci sono video lezioni. In realtà il collegamento per la grande è previsto, i professori al liceo hanno rispettato l'orario stabilito a inizio anno scolastico, hanno solo ridotto la durata delle lezioni, e siccome anche il sabato Bianca andava a scuola, oggi le tocca collegarsi, ma solo per un'ora. È sabato, il giorno in cui si mette ordine in casa, si fa la spesa per la domenica, si legge qualche pagina in più del libro che si ha sul comodino, e si comincia anche a cucinare per la domenica.
Perché deve essere così, perché continuo a curare me stessa, la mia famiglia, la mia casa, e a coltivare i tanti dubbi sulle certezze altrui, per non permettere a niente e a nessuno di cambiarmi.
Addì, 4 aprile 1984
6 aprile 2020
Ma poi dico io, non avete chiuso l'Ilva di Taranto con la scusa di salvare l'economia di diecimila famiglie, mentre la gente moriva di tumore, e poi all'improvviso un virus fa più paura del cancro, che in Italia ricordiamolo fa circa cinquecento morti al giorno, e bloccate un paese intero mettendo in ginocchio milioni di persone.
Ovviamente le attività degli impianti a ciclo produttivo continuo (tra cui quello di Taranto) non smettono di funzionare, ma un malato oncologico non fa più notizia.
Giusto così, perché ho il vizio di pensare...
Addì, 6 aprile 2020
7 aprile 2020
Caro diario,
oggi non mi va tanto di scrivere, sono un po' demoralizzata, mi sembra che le persone abbiano necessità di odiare sempre qualcuno, che abbiano bisogno di trovare un nemico da insultare per sentirsi migliori. Questa poteva essere l'opportunità per imparare a volersi bene, per costruire qualcosa di bello, invece in tanti trovano più facile dare la colpa agli altri delle loro frustrazioni. Più facile screditare il prossimo piuttosto che lavorare su se stessi.
L'ho già detto, questa quarantena ci ha svestiti, ha mostrato le nostre miserie.
Addì, 7 aprile 2020
8 aprile 2020
Ci hanno insegnato che bisogna vivere ogni minuto come se fosse l'ultimo e poi ci dicono di mettere in standby la vita perché questi potrebbero essere gli ultimi momenti. Sì, lo so, si vive anche a casa, anzi a casa si sta benissimo. Credo che molti stiano molto meglio a casa che fuori. Poi ci hanno detto che l'uomo ha distrutto troppo la natura, bisognava fermare questo processo, quindi adesso la terra respira meglio, i lupi scendono dai boschi, gli uccelli sono liberi di portare tutte le infezioni che possono e l'acqua del mare è limpida, ma si può guardare senza toccare. L'uomo, però, è un animale intelligente e sa bene che se non è nato in cattività, ci soffre ad essere recluso, sa che bisogna difendersi da una natura troppo aggressiva, arrivare a trovare un accordo di pacifica convivenza. Nel frattempo, ci tocca subire la rivincita degli altri animali (Orwell ci aveva visto lungo anche in questo), l'uomo in gabbia in un grande zoo e tutto il resto del mondo fuori.
Ergo, adesso ci spetta vitto e alloggio gratis, noi dovremo solo ricevere le visite delle altre specie e metterci in posa, le foto continueremo a scattarcele da soli.
Addì, 8 aprile 2020
12 aprile 2020
Caro diario,
oggi è Pasqua, nonostante tutto. Ricevo messaggi sulla rinascita, sull'essere migliori e penso - sì, tutto molto bello, ma adesso? Adesso mi mancano le persone che amo, mi manca abbracciarle, baciarle, e non mi dicessero che si può essere vicini con il cuore, stronzate! Il corpo è la nostra storia, porta i segni dei dolori e delle rivincite, ci lancia segnali costantemente, e adesso ha bisogno di carezze. Il nostro corpo sa tutto, il nostro corpo è tutto.
Addì, 12 aprile 2020
Mi piace che finisca così questo elenco di post, con questa frase: il corpo è tutto.
E se il corpo dell'uomo viene chiuso in un recinto, se viene avvelenato, se viene giudicato, offeso, umiliato, non esiste libertà per lo spirito, è compromesso tutto.
DPCM dopo DPCM siamo diventati acronimi di vita.