giovedì 25 febbraio 2016

191. 'NTOSSECOSO


Umberto Eco si starà facendo delle grasse risate, ovunque si trovi. Il popolo dei social non poteva salutarlo in modo migliore, mostrando di essere quella che lui stesso amava definire "una legione di imbecilli" (a tal proposito leggi anche il post n. 161). Dalla dipartita del grande uomo di cultura, è accaduto che, in ordine cronologico:

1) una marea di commiati abbiano invaso le pagine dei social, citando brani dei libri di Eco o qualsivoglia pensiero attribuito alla sua persona;

2) si sia diffusa una catena di sant'Antonio virtuale denominata "sfida delle mamme" che richiedeva la pubblicazione di foto di ciascuna mamma coinvolta assieme ai propri figli;

3) si sia diffuso successivamente un comunicato, pare proveniente dalla Polizia Postale, che avrebbe consigliato di non pubblicare foto dei bambini sui social, per non fornire materiale ai pedofili;

4) sia stato reso noto che per far entrare nel vocabolario un nuovo termine, sia sufficiente renderlo di uso comune, insomma, noto;

e tanto altro ancora, che non dirò.

Ci tengo però a ribattere che:

1) anche se prima non avevano mai letto nulla di Umberto Eco, gli imbecilli gli hanno reso omaggio e, magari, si sono interessati, seppure per pochi giorni, ad opere fino a quel momento ignorate;

2) le foto pubblicate per la "sfida-catena", nella maggior parte dei casi, erano  già presenti nell'archivio pubblico di FB, già note e, comunque, tenere, allegre, buffe, e per niente maliziose;

3) non si può vietare la diffusione di immagini di bambini perché ci sono persone malate pronte a farne cattivo uso, sarebbe come dire che quando una ragazza viene violentata è anche colpa sua. E' ora di finirla! Le foto dei bambini sono meravigliose e solo una mente deviata può interpretarle in maniera sporca, ed è questa mente che va bloccata e punita, non i genitori che, in buona fede, amano mostrare le foto dei propri figli, con orgoglio e amore. Smettiamo di dire sciocchezze! Adesso allora chiudiamo le scuole perché i pedofili potrebbero appostarsi lì fuori. No, non è così, non siamo noi che dobbiamo cambiare. I pedofili vanno scovati, bloccati, puniti, sono loro i colpevoli della violenza, loro e basta!

4) E poi la parola "petaloso", sarà pure simpatica per qualcuno perché rievoca concetti mielosi e cicciottosi, ma prima di Matteo l'avranno pronunciata già migliaia di bambini, ma lo sapevano solo la mamma e la nonna. Certo è che se il Corriere della Sera avesse pubblicato la notizia qualche anno fa, di sicuro non sarebbe diventata così "virale". In quest'epoca, le notizie si diffondono con una rapidità mostruosa e spesso nella corsa vertiginosa si perdono le sfumature. La parola non è tanto originale e potrebbe anche succedere che tra qualche anno venga introdotta nel vocabolario della lingua italiana, ma questo non significa che il piccolo Matteo sia un bambino geniale, né tantomento che meriti le critiche del popolo del web, semplicemente lui ha avuto una maestra entusiasta che ha voluto "sfrocoliare" l'Accademia della Crusca e poi farsi un po' di pubblicità.

Andava bene, quindi, ironizzare sulla vicenda creando nuovi improbabili termini, alludendo alla scarsa affidabilità di alcuni componenti dell'Accademia della Crusca, ma non è giusto esagerare. Chi ha dato il peggio di sé in questa vicenda è il genitore "ntossicoso" (dal napoletano = pieno di tossico), avvelenato dal livore nei confronti di Matteo perché più noto ed elogiato del proprio figlio. E diciamolo! Rosiconi tutti quelli che non hanno sorriso leggendo la parola "petaloso"! Certo, le mie figlie ne hanno inventate di più belle, ma anche questa è  carina  ;-)

Viva Matteo e viva tutti i bambini liberi di esprimersi; viva le maestre intelligenti e tutti i genitori che pubblicano fieri le foto dei propri figli.

sabato 20 febbraio 2016

190. MI MANCA SANREMO

Le canzoni ci aiutano. Le canzoni aiutano a sorridere, ridere e talvolta riescono a commuovere, ma quasi sempre ci fanno viaggiare, ci allontanano dalla realtà. Viaggiamo nelle storie degli altri, nelle ambizioni e nelle delusioni comuni, talvolta nel nostro stesso passato, e spesso ci aiutano a capire, a sdrammatizzare. Emozioni, riflessioni che durano qualche minuto, che ci sollevano. Le canzoni assolvono ad una funzione terapeutica, insomma, immaginate quindi quanto siano felici in Italia i nostri governanti quando c'è il Festival di Sanremo. Non si parla d'altro e come d'incanto non ci sono più immigrati, anzi, la lontananza da casa, ce lo spiega Clementino, è solo una pura questione di malinconia: "Perché se cadrai io ti rialzerò, o mi sdraio qui vicino a te", e allora dovremmo sdraiarci tutti. E la disoccupazione non è un problema, "Wake up guagliù ... lo stato non ci sente soprattutto a noi del sud" dice Rocco Hunt, riassumendo in poche originalissime parole la questione meridionale. Svegliati tu, caro Rocco, e prova a non speculare sui luoghi comuni e sui retaggi culturali di una generazione che ha fallito. Poi canzoncine d'amore, amore e surrogati, copie di vecchie e nuove canzoni e vani tentativi di innovazione. E che Masini abbia fatto cantare a Noemi che la borsa di una donna non si intona mai con quel che sta vivendo, mi infastidisce, primo, perché è falso come la pizza cinese, secondo, perché avrebbe potuto spezzare la retorica del pezzo, ma ha solo detto un'altra inutile parolaccia. Poi, detto tra noi, che cazzo ne capisce di abbinamenti Masini? Ma sì, invitiamo Elton John, così la tivvù di stato lascia intendere che il governo vuole l'approvazione del ddl Cirinnà, provando a confondere, omettendo che il PD sta facendo di tutto per non farla andare avanti! E la Grecia? L'abbiamo cancellata del tutto? Vogliamo ignorarla come da sempre ignoriamo tanti popoli in guerra? Loro però sono vicino, porca zozza, loro sono vittime della stessa unione europea cui appartiene l'Italia, un poco dovremmo preoccuparcene, non vi pare? Non è così forse? Noi però siamo sempre bravi a trovare una spiegazione che ci faccia stare a posto con la coscienza, come fanno i settentrionali nei confronti dei meridionali: sono loro che non sono stati in grado di gestire l'amministrazione pubblica, i fondi comunitari e tutto il resto, adesso dovremmo pure aiutarli? Se la cavassero da soli! Al massimo gli offriamo finanziamenti a tasso agevolato. Semplice. Allora ha ragione Francesco Gabbani, dimentichiamo tutto con un amen, del resto anche Sanremo è una forma di religione, quindi anch'esso oppio dei popoli. Sentiamo cosa ci dice Papa Francesco e consoliamoci, che lui è bravo a comunicare, peccato però che si dimentichi di espellere dalla chiesa quei bastardi dei preti pedofili. Eh sì, alla fine Elio ha cantato su sette mini canzoni alcuni esempi di intolleranza, ha fatto ridere come sempre, e come sempre ha fatto pensare, ma solo a chi voleva. Perché Sanremo è Sanremo, soldi buttati, rubati ... machissenefrega, canta che ti passa!


domenica 14 febbraio 2016

189. VINCERE L'ODIO

C'è la giornata della memoria, la festa della mamma e del papà, la festa dei nonni, quella dell'amicizia, dei compagni di scuola, dei nemici, dei separati, del vicino, del bagnino, dei frollini e dei bigodini, celebriamo ogni personaggio minimamente famoso alla sua morte e non vogliamo festeggiare l'amore?
Ma perché certi si accaniscono proprio sulla festa del 14 febbraio? Sì, d'accordo, è una festa commerciale, chi si ama si festeggia ogni giorno e bla bla bla ... Ma a me San Valentino non dà alcun fastidio, per me che sia spontaneo o indotto, un gesto d'amore resta sempre un gesto d'amore. Mi piace guardare le giovani coppie che si scambiano fiori e profumi, mamme che regalano cioccolatini e pupazzi ai propri figli, bambini che scrivono lettere d'amore, che oramai ci sono rimasti solo loro a scrivere le emozioni su di un foglio, e vecchi che si tengono la mano al ristorante. Mi piace ogni parola, ogni espressione dell'amore, e non è necessario avere un partner con cui festeggiare. Certo, è la festa degli innamorati, quindi si presuppone che la si debba condividere con l'altra metà della mela, ma se non la si trova, se non c'è più, se c'è inconsapevolmente, perché rinunciare ai festeggiamenti? Per me ogni motivo è valido per regalarsi emozioni. Se siete arrabbiati perché siete stati lasciati, fregatevene, forse vi aspetta qualcosa di meglio, mangiatevi un bel pezzo di cioccolata davanti ad un film (Harry ti presento Sally potrebbe andar bene). Se siete tristi perché credete di essere innamorati di qualcuno che non ricambia, rasserenatevi, ché l'amore vero è solo quello reciproco: è come una sorta di incastro tra due metà del guscio di un uovo, un ricomporsi di un corpo spezzato in due. Se non vi ama non è lui e voi non ne siete realmente innamorati, Amate e siate sfrontati, non temete di scontrarvi con una delusione, aspettate se c'è da spettare, non forzate, ma andate diretti alla meta, alla velocità opportuna. Non ci sono amori impossibili, l'amore se ne frega di tutto! L'amore si insinua dove sembra non esserci spazio, dove non si vede luce, tra persone apparentemente troppo distanti, o troppo vicine come un'estensione di sé, un'abitudine. L'amore va celebrato, diffuso come un contagio, riscoperto, rigenerato, coltivato. Innamorarsi è facile, almeno per quelle come me che si appassionano alla bellezza, alla diversità, al vissuto di ognuno, agli eventi inenarrabili ed a quelli noti e prevedibili. La carica che dà l'amore, è meravigliosa e si autoalimenta.
Vi auguro un buon San Valentino e lasciate perdere i disfattisti, amatevi e mangiate cioccolatini, ma attenti a non dar troppo credito alle frasi che vi trovate dentro, e neanche alle blogger in vena di romanticismi ...

P.S. Su Sanremo forse vi dirò poi, nel frattempo, viva Elio!



sabato 6 febbraio 2016

188. EFFIMERI MOMENTI DI GLORIA

Voglio evitare di creare vane aspettative  in coloro che credono che Gloria sia una donna di facili costumi, quindi chiarisco subito che questa non è una storia di amore, di sesso, di incontri clandestini,  ma di delusioni e frustrazioni.
La protagonista non è Gloria, ma è capace comunque di dar piacere, è versatile e disponibile, lo scorso anno ha raggiunto l'apice del successo e della notorietà, ma adesso è in fase calante ed ha pensato bene di cambiare nome per provare a rifarsi una reputazione.
Era da un po' che non ci pensavo, ma questa mattina, mentre inzuppavo il bel biscottone con zucchero di canna e grano saraceno nel mio latte e caffè, lo sguardo da miope assonnata si è posato sul sacchetto giallino che avevo difronte e, piano piano, ho messo a fuoco gli ingredienti dei frollini che stavo mangiando: farina di frumento, grasso vegetale di palma, zucchero di canna ... torno indietro, grasso vegetale di palma ... Allora vedi? Vedi che ci sei ancora? Hai cambiato nome, ma ci sei comunque, caro il mio "olio" di palma. Che poi, tutto sto clamore per l'olio di palma che, ad onor del vero, non fa più male di altri alimenti, è stata solo una bieca mossa commerciale, come tante altre che passano più inosservate. Basti pensare che l'olio di palma, demonizzato e bandito dalle nostre tavole per qualche mese, fa meno male di alimenti come la margarina, grasso che molti continuano ad utilizzare al posto del burro, solo perché sulle confezioni c'è scritto "vegetale". Sarà perché ci hanno insegnato che tutto ciò che è vegetale è da preferire ai prodotti di natura animale, ma è opinione diffusa che la margarina sia meno nociva del burro, anche se non è affatto così. E' stato semplice, quindi, riabilitare l'olio di palma, è bastato sostituire alla parola "olio" l'espressione più gradita "grasso vegetale", pare faccia meno male già a leggerlo. Insomma, è tornato ad essere un ingrediente come gli altri, come i coloranti, come il glutammato, come le particelle di sodio nell'acqua. Certo, passata la moda della lotta all'olio di palma, continueremo a consumare allegramente tutti i prodotti contenenti il "grasso vegetale di palma", magari cominciando a diffidare di quelli a base di soia, che pure non è che sia questa benefattrice.
Insomma, se diamo il giusto nome alle cose, ci fanno meno paura, o comunque ci appaiono diverse.
"Le parole sono importanti" diceva Nanni Moretti in Palombella rossa, alludendo all'uso di espressioni di tendenza, frasi fatte oramai prive di significato, termini inappropriati. Io dico che le parole sono importanti, ma soprattutto in determinati contesti. Pensiamoci.
Allora impariamo a chiamare "cicciottelli" i bambini in sovrappeso e non grassi o, peggio ancora "chiattoni", impariamo a chiamare "sfigati" tutti i guappi e "vigliacchi" tutti gli uomini che usano violenza sulle donne, ma questa è un'altra storia ...