lunedì 17 aprile 2017

252. CORRISPONDENZA DI COPIOSI SENSI

Qual è il modo migliore per comunicare?
Le parole? La voce? Il corpo ed i suoi gesti?
Si parla spesso del linguaggio degli occhi, di sguardi eloquenti, di luce dell'anima. Ma poi siamo sicuri di saperlo decifrare questo linguaggio? A tal proposito, colgo l'occasione per dichiarare ufficialmente che adopero spesso le lenti a contatto, e non vorrei aver illuso alcuni uomini con il mio frequente e funzionale battito di ciglia.
Mi verrebbe da affermare quindi che siano più semplici le parole, o no?
Le parole hanno un'interpretazione univoca, o meglio, dovrebbero avere lo stesso significato per tutti, ma pure questo non sempre è vero.
Ci sono parole belle, che fanno piacere, ma possono diventare inutili, insignificanti, se pronunciate spesso, per abitudine: quanti 'amore mio' adoperati alla stregua di un 'bella' o 'cara' hanno creato vani entusiasmi! Ci sono parole forti, che fanno male, pronunciate o scritte con superficialità, che non si lasciano dimenticare facilmente. Parole a cui ci appigliamo ogni volta che cerchiamo un alibi alla nostra rabbia, parole forti come 'ingrassata' (anatema!). In realtà si utilizzano spesso parole inappropriate, enfatizzanti, o sminuenti, che vengono interpretate in base al momento ed al rapporto che abbiamo con chi le ha scritte o pronunciate. Intanto le parole sono importanti (lo diceva anche Moretti), le parole andrebbero pensate prima di adoperarle. Soprattutto se sono scritte. Viceversa, le parole pronunciate in un discorso possono essere un po' più spontanee, perché sono accompagnate dall'espressione del viso, dal tono della voce, elementi che non hanno alcuna importanza se si riveste un ruolo pubblico, in tal caso, non si perdona la superficialità nella scelta delle parole, nessuna tolleranza, perché gli errori verbali sono sempre politicamente scorretti. 
E allora non ci resta che il linguaggio del corpo ... mi sa che è l'unico linguaggio universale.
Quindi, state attenti, se non si tratta di una conversazione di carattere esclusivamente professionale, o di mera informazione asettica, state lontani dai messaggi, hanno fatto più danni del teorema di Marco Ferradini.
Guardatevi negli occhi, parlate meno, e fatelo da vicino, basterà molto poco per comprendervi.