giovedì 1 settembre 2022

Racconti refrigeranti 8ª scena

"Caro Lorenzo,

è arrivato il momento di tirare fuori questo macigno che da tre anni non mi fa più dormire. Il ventisette agosto del 2019 non venni all'appuntamento, è vero, ma tu neanche mi scrivesti, non mi hai mai  cercata.
Quel giorno dovemmo partire, rientrare d'urgenza in città, la madre di Giorgio non stava bene ed io non sapevo come avvertirti; mio marito mi teneva la mano ed io non me la sentivo di lasciarglela per nascondermi ed inviarti un messaggio.
Ma la passione e l'amore fanno essere folli e incoscienti, e anche tanto egoisti, e ad un certo punto, in viaggio, quando già eravamo sull'aliscafo, ho lasciato quella mano e sono scappata in bagno, ma quando ho preso il cellulare dalla borsa, mi sono accorta che si era spento, senza più carica. Ho raggiunto Giorgio e l'ho stretto forte a me, lui credeva fosse per proteggerlo, ma quel gesto era la mia richiesta di aiuto, l'inizio della mia rassegnazione, stavo tornando a casa e solo lui avrebbe potuto aiutarmi a dimenticarti.
Se tutto era contro, voleva dire che dovevo restare ferma e accogliere il mio destino, senza forzare gli eventi.
Non mi interessano le belle storie dei libri, le teorie sull'amore che vince su tutto, o forse ci credevo pure troppo, tanto da lasciar andare, - se è amore vero è reciproco e vincerà, ma ci pensasse lui, l'amore, io non voglio lanciarmi in un'impresa folle -.
Stavo già facendo di tutto per avere un figlio e non ci riuscivo, perché forse la mia storia era scritta diversamente ed era arrivato il momento di fermarsi a riflettere.
Ci sono periodi della vita in cui riusciamo a realizzare ogni obiettivo, riusciamo a raggiungere traguardi importanti, con l'impegno e la forza di volontà, arriviamo ovunque e ci illudiamo che sia solo per merito nostro. Questo ci aiuta nei momenti di sconforto: l'elenco dei nostri successi.
Poi impariamo a capire che ogni volta che abbiamo gioito, lo abbiamo fatto a prescindere dal traguardo, perché abbiamo deciso di guardare dietro, accanto, perché ci siamo accontentati.
Potevo quindi accontentarmi anche io di un marito bello e innamorato, di un lavoro e di una casa in città, non erano cose da poco, così ho provato a mettermi l'anima in pace, come si usa dire, ma la pace era durata solo tre settimane.
Il 17 settembre, con un ritardo di soli due giorni, chiusa nel bagno di casa, facevo il test della vita e scoprivo, ancora una volta, che la felicità è solo un'illusione.
Giorgio aveva cominciato a chiamarmi in lacrime, la madre era morta. Nello stesso istante in cui scoprivo di essere viva, mio marito perdeva le sue radici.
Le abbiamo dato il nome della nonna, Laura, ma è stato solo un inganno."

Enzo adesso è lì, davanti a Teresa, con la lettera tra le mani, entrambi hanno letto le confessioni dell'altro, entrambi adesso sanno: è solo nella reciprocità l'amore vero.

Fuori è pioggia, lampi, tuoni, acqua che pulisce e nutre la terra, dentro casa è fuoco che brucia la menzogna, le attese e gli umori. Nei corpi l'unica verità.