domenica 12 novembre 2017

269. ADDIO FOTTUTI MUSI VERDI, AVANTI IL PROSSIMO


Perché? No dico perché lo avete fatto? Cari The Jakal, siete divertenti, intelligenti, pure carini (facendo media con Ciro che è un bel ragazzo), ma come vi è saltato in mente di fare un film?
La risposta probabilmente è semplice, il motivo non è legato esclusivamente alla brama di successo, alla ormai diffusa necessità di appagare velleità artistiche più o meno giustificate, la vera ragione è più banale, e forse più comprensibile: fare soldi!
E siete intelligenti anche in questo, perché di soldi ce n'è bisogno, per vivere bene, per poter far vivere bene chi amiamo, quindi alla fine se state solo mirando al guadagno economico, vi capisco, ma credo siate stati poco lungimiranti. Eh sì, potrei sbagliarmi, ma credo che l'idea di battere il ferro finché è caldo non sia poi sempre valida, sarebbe stato forse più opportuno attendere ancora un po' e sfornare un prodotto di maggiore qualità. Sebbene io sia una vostra fan, non avevo alcuna intenzione di spendere 8 Euro otto, per andare a guardare il vostro film.
Ieri sera, però, sono andata al cinema con mia figlia per vedere Paddington 2, ma il cinema vicino casa ha fatto una scelta sbagliata, come del resto è avvenuto in passato, ma questa è un'altra storia. Insomma, ha destinato la sala piccola,  strutturata a mo' di cabina passeggeri aerea, il film per bambini Paddington 2, ed alla sala grande il vostro film "Addio fottuti musi verdi". La poco oculata attribuzione delle sale ha costretto molti di noi ritardatari a dirottare sul film dei miei concittadini, infondo si sa, come più tardi avremmo capito guardando il film, da Londra a Napoli è un attimo. Alla fine la sala, riempita solo per metà, era pronta a ridere con voi, perché siete bravi e mai volgari, siete quelli che si definiscono "bravi ragazzi", e qui a Napoli facciamo il tifo per voi, come per tutti quelli che portano in giro il concetto più puro ed onesto di napoletanità. E devo ammettere che qualche risata ce l'avete pure strappata, perché ci sono delle belle idee in questo film, ma i tempi, i dialoghi, non sono sempre azzeccati. Mi è piaciuta la chicca dei Savastano (che mia figlia decenne non ha colto), l'ironia sullo snobismo tutto partenopeo nei confronti di Gigi D'Alessio e l'immagine di una città ricca di contraddizioni. Ma non mi è bastato. Certo, ho pensato, e voi stessi prima di me avrete pensato: escono tanti film spazzatura per Natale, ci infiliamo pure questo, che almeno si salva per assenza di volgarità, e perché è fatto da "ggiovani", e così qualcosa di soldi arriva pure a noi.
Va bene, comprensibile, ma voi siete altra cosa, voi avreste dovuto impegnarvi un po' di più, aspettare un po' di più e tirare fuori un prodotto migliore, perché voi valete.
Insomma, a me il film non è piaciuto, ma spero sia stata solo una prova. Adesso aspetto il prossimo. Forza ragazzi.


venerdì 10 novembre 2017

268. VIVO COME TE


Ho pensato che è un po' che non pubblico un post su questo blog, che non condivido qui le mie sensazioni, le mie riflessioni, i miei sogni. Sulla pagina di Facebook alterno poesia ad ironia, pensieri filosofici a confortante quotidianità, con leggerezza, come provo a fare nella vita vera. Ah, la vita vera!
Anche Facebook è parte della vita vera, con un linguaggio apparentemente ingannevole, ma in realtà più semplice e decifrabile di altri.
Su Facebook c'è tutto: l'ostentazione, la paura, la rabbia, l'allegria, l'invidia, l'ironia, la solidarietà, la contestazione e le lusinghe, un mare di lusinghe, Facebook è il trionfo della lusinga, è territorio ideale per gli sciacalli dei sentimenti. Del resto l'opportunista lo sa bene che per ottenere il favore di qualcuno deve innanzitutto appagarne il narcisismo.
Quindi qui, sul mio blog, dove ho deciso di non inserire il tasto "mi piace", oggi ho deciso di parlare della banale, volgare ed inevitabile routine quotidiana, senza pretese.
Quante brutte parole! Banale, volgare, routine, tutte brutte parole, tutti termini che si associano con disprezzo ai prevedibili gesti quotidiani. 
Oggi racconto il lato bistrattato della vita vera, quello che non lascia spazio alle elucubrazioni, ai racconti nel cassetto, quello dei veri eroi.
I giorni si assomigliano, ma ogni inizio è carico di aspettative. La mattina a casa mia si urla tanto, è una guerra assonnata tra una madre e le sue figlie, tra dolci colazioni e zaini da riempire, vestiti da abbinare e merende da preparare. Gli spostamenti in auto sono poi sempre vere e proprie prove di abilità, una sorta di mini Camel Trophy, ci si muove tra piloti arrabbiati e volti preoccupati, ansie da impiegato che deve timbrare il cartellino, professionisti che devono rispettare appuntamenti, genitori che accompagnano figli a scuola, e pacata rassegnazione di chi accoglie tutto come un soldato. Il lavoro è un insieme di azioni metodiche e rari guizzi di genio, a volte realizzabili, altre no. In ufficio abbiamo dei gruppi d'acquisto favolosi, ci migliorano la vita, ottimizziamo i tempi, così da non 'sprecare' troppe ore nella spesa. Adoro le mie colleghe che mentre controllanno la correttezza di una fattura, chiamano il pediatra, leggono le comunicazioni scuola famiglia, inconsapevoli manager, operaie professionali. E alla fine ci sentiamo anche in colpa se quando torniamo a casa stanche, cariche di buste della spesa e di ansie, ai figli che ci chiedono di ripetere le equazioni di secondo grado e la prima guerra mondiale, non rivolgiamo un sorriso. 
Il mio eroe è il mio compagno,  che lavora per fare stare bene le persone che ama, ed anche quelle che non ama. Che ha sempre un'attenzione per tutti, che rispetta tutti. E lo fa mentre prende la metro, mentre è sul luogo di lavoro, mentre cucina, mentre fa la spesa, mentre legge un giornale, fuma, cammina per strada e pure mentre lava e stira le sue camicie.
È un poeta, e non perché sa esprimere in versi i sentimenti, ma perché poetico è il suo modo di vivere, con la testa, le mani, le gambe, la pancia, ed anche con le parole, ma soprattutto con verità.