venerdì 22 settembre 2023

Racconti Refrigeranti II Stagione - 7° episodio - Gli gnocchi

<<Prendi la farina, mentre finisco di sbucciare le patate. Ecco. Versala sul tavolo e prendi lo schiacciapatate.>>

<<Sei sicura che sia meglio lo schiacciapatate del passaverdure?>>

<<Meglio, non lo so se è meglio, ho sempre usato questo, è più veloce, ma è la stessa cosa, alla fine la patata resta un po’ grossa e così deve essere, altrimenti diventa colla inchiommosa e gli gnocchi vengono duri come pietre.>>

È domenica mattina, settembre è iniziato da poco e c’è nostalgia dei sapori autunnali, anche se fa ancora caldo; Anita ha deciso di fare il ragù con la tracchia, la gallinella di maiale e le braciole, per non deludere le aspettative degli ospiti che attende, che la chiamano proprio la regina del ragù.

<<Abbiamo finito. Metto la pentola con l’acqua, perché poi li passi in forno, vero?>>

<<Sì, sì, oggi facciamo le cose per bene. Renato viene?>>

<<Sì, però poi il pomeriggio andiamo via presto, che abbiamo l’asta del Fantacalcio con gli amici dell’università.>>

<<E chi vi trattiene, per l’amor di Dio! Piuttosto, vedi di fare buoni acquisti, così questa estate ce ne andiamo a Lisbona.>>

<<Con i soldi del fantacalcio non paghiamo neanche il taxi per Capodichino, lascia perdere.>>

Anita guarda soddisfatta la distesa di gnocchi sulla tavola infarinata, il sugo pronto, il fiordilatte tagliato nel piattino, che aspetta di sciogliersi nelle terrine, mentre nella padella le patate sono già pronte per accompagnare la carne del ragù.
È tutto quasi pronto per il pranzo, Roberta e Nando apprezzeranno sicuramente.
Intanto il cellulare segnala l'arrivo di un nuovo messaggio, Anita corre a leggere:
- Abbiamo appena mangiato l'ultimo tarallo, mi sa che ci tocca tornare presto.
E subito dopo un selfie delle facce sorridenti di Fabrizio e Valerio.
- Siete uno spettacolo e già mi mancate.
- Ti amo mamma
- Io di più
Anita chiude WhatsApp e poi lo riapre subito dopo, il sorriso si spegne. Paolo non le ha scritto, sono trascorsi quattro giorni dalla cena a Bacoli e non le ha ancora scritto. Eppure, era stata una serata perfetta, tra parole, buon vino e occhi di gratitudine. Anche il dopocena a casa di Paolo era stato un capolavoro, una straordinaria alchimia, tra passione e tenera complicità.

Ma non era bastato, evidentemente qualcosa era andato storto e non se n’era accorta. Forse quei chili di troppo non erano piaciuti a Paolo, forse non era poi così bella, forse lui non aveva alcun interesse speciale per lei, la trovava solo una piacevole distrazione, del resto, quella era stata la prima vera uscita, le volte precedenti si erano incontrati per pochi minuti, non avevano avuto modo di conoscersi bene.

<<Mamma! Vieni qui, devo chiederti un consiglio.>>

Anita raggiunge la figlia nella sua stanza.

<<Metto questo vestitino azzurro o il top rosso sul jeans?>>

<<Forse con il vestitino stai più fresca, ma puoi mettere quello che vuoi, sei sempre bellissima.>>

<<Lo dici perché sei mia madre.>>

<<Lo dico perché sei una ragazza intelligente e se Renato ti ha scelto è per mille motivi, di certo non per i vestiti che indossi.>>

Monica si avvicina alla mamma e le dà un bacio sulla guancia.

<<Grazie. Però ricordalo anche tu.>>

<<Cosa?>>

<<Che sei bellissima e sei anche mille altre cose e meriti tutto il bene del mondo.>>

I figli sono sempre pronti a recriminare, a chiudere porte e a fare finta di sentirsi sicuri, sono giudici impietosi dei propri genitori, ma sanno anche che sono la cosa più preziosa che hanno e li proteggerebbero da qualsiasi pericolo.

<<Vado a cuocere gli gnocchi, cucinare mi riesce ancora bene.>>

<<Sì, però non piangere, io gli gnocchi salati per via delle tue lacrime non li voglio.>>

La buffa raccomandazione le dà il colpo finale e Anita non riesce più a trattenerle quelle lacrime di delusione, le lascia andare appena dà le spalle a Monica.

Spesso ci sentiamo responsabili delle azioni altrui, crediamo di non essere stati sufficientemente bravi, di meritare tutto ciò che ci accade. E più o meno è così, perché la differenza la facciamo noi, la nostra interpretazione degli eventi, il nostro atteggiamento. Alla fine, tutto ciò che avremo sarà ciò che abbiamo voluto, il bene ricevuto e anche il male, che ci avrà condotto alle scelte difficili. L’amore distribuito non è mai sprecato e a volte a ferirci è proprio chi ne comprende il valore.

<<Buongiooorno…>>

Nando fa il suo ingresso in casa con un vocione che costringe Anita ad un sorriso.

Roberta abbraccia Monica e lancia un’occhiata preoccupata alla sua amica.

<<Oggi mamma è un po’ depressa, sarà per la partenza di Fabrizio, ha bisogno di dolcezza, e pure di una cazziata. Non ho capito, io non sono nessuno qua? Vabbè che mio fratello è sempre stato il suo figlio preferito, ma adesso sta esagerando.>>

<<Sto bene, scemina. Il figlio preferito… ma stai zitta!>>

Intanto, arriva anche Renato con un vassoio di pasticceria.

<<Grazie, non dovevi. Anzi, hai fatto bene, è la mia pasticceria preferita, come Fabrizio.>>

<<Ah, vedii?>>

<<Monica, ma davvero fai? Ma cosa ne sa Fabrizio delle nostre cene romantiche, delle file da Zara e dei pacchi di Shein? E di tutte le volte che ti preoccupi per me, mentre io penso ancora che sia tu quella da proteggere? Vieni e aiutami a sistemare i fiori che Nando ha lasciato in cucina, jamm.>>

<<Uffa!>>

<<Eh, uffa, lo dico io che ho due figli che amo immensamente e che altrettanto immensamente rompono i coglioni, ognuno a modo suo.>>

<<Anita, ma lo sai che sei diventata un poco sboccata?>>

L’intervento di Nando arriva puntuale a trasformare tutto in un ridicolo teatrino e, ancora una volta, Anita gli è grata.

<<Ma che stronzo!>>

E ridono, ridono tutti.

Prima di sedersi a tavola, Anita dà uno sguardo al cellulare, mezz’ora prima Paolo le aveva scritto due messaggi:

-          Scusami per il silenzio, ma l’altra sera siamo stati talmente bene che… insomma, non vorrei dirtelo in un messaggio, ma non mi capitava di stare bene così da molto tempo.

-          Non lo so, te lo voglio dire da vicino, ci vediamo stasera?

Anita chiude WhatsApp e sorride. Non sa cosa vogliano davvero dire quei messaggi, si sistema i capelli e raggiunge gli amici e pensa che, anche se ne siamo sempre in cerca, l’amore fa paura.






domenica 10 settembre 2023

Racconti Refrigeranti II Stagione - 6° episodio - La frittata di spaghetti


La fine delle vacanze per alcuni è un triste ritorno ai doveri, per altri un rassicurante riordino di cose e pensieri. Le abitudini sono la fortezza che ci costruiamo per non cedere all’attacco della verità, all’impegno della libertà.


Settembre è un alibi, è la regola da trasgredire, una casa da riempire.

-          Arrivo tra un paio di ore, ti trovo a casa?

-          Sì, sì, ieri sera ho fatto tardi, non credo di uscire.

-          Monica, non farmi trovare tutti i panni a terra, mi avvilisco, lo sai.

-          Non preoccuparti, ho messo le cose sporche in lavatrice e il resto piegato sul letto.

-          E come mai?

-          Stanno arrivando anche Fabrizio e Valerio, sai che palle mi avrebbe fatto mio fratello!

-          Ah, quindi per tuo fratello sì, per me no. Vabbè ja, lascia stare, basta che l’hai fatto.

-          Ecco, apprezza, cara mammina.

-          E per forza, non ho scelta.

<<Anì, ma con chi ti stai scrivendo, che ti fa ridere così?>>

<<Nessun potenziale fidanzato, è mia figlia, Monica, quella scema teme più il giudizio del fratello che il mio. Ha svuotato la valigia e si è preoccupata di sustemare tutto, sistemare poi.>>

<<Marò, chill Fabrizio è sempre stato fissato con l’ordine. Te lo ricordi pure sulla spiaggia, come metteva tutti i secchielli e le palette a posto a fine giornata? Che fissazione! Ma mo ‘sto fidanzato spagnolo lo sopporta?>>

<<Lo adora. Fabrizio è pieno di virtù, anche meno evidenti.>>

Roberta guarda l’amica con un sorriso malizioso e insieme ridono come due ragazzine imbarazzate.

La macchina con i bagagli è pronta, la casa dalle pareti bianche e il piccolo giardino col fico in mezzo al prato, tornano ad essere nuovamente custodia di immagini e desiderio di nuova fuga.

<<Che profumo questa frittata che hai fatto, Anita!>>

<<Non preoccuparti, Nando, ne ho fatta una anche per voi. In frigo c’erano uova a sufficienza per due frittatone. Dovresti indagare sui rapporti di tua moglie con il contadino, per quante uova ha comprato in questi giorni, ha fatto tipo la moglie di Fantozzi con il panettiere.>>

Ridono i tre amici, con le facce vicine, nell’abitacolo della macchina che trattiene gli ultimi momenti di spensieratezza di un’altra estate da cui ricominciare.

Anita è arrivata a casa, con il suo trolley ed una larga busta colorata.

Ad aprirle la porta ci sono tutti: Fabrizio, con gli occhi stretti e le braccia aperte, Monica con un top corto, che svela una pancia abbronzata ed un piercing all’ombelico e, tra le mani, un mestolo di legno; accanto a Fabrizio c’è Valerio, sorridente e, un po’ più indietro, c’è anche Renato, che gioca con un avocado, lasciandolo da una mano all'altra.

<<Quanto siete belli! Aiutatemi con la valigia, che devo lavarmi le mani e sistemarmi un po’, jamme.>>

Fabrizio le porta la valigia in casa, mentre Valerio le toglie la busta dalle mani, Monica e Renato corrono in cucina a completare la sorpresa per la cena.

Anita si chiude in bagno e si sciacqua il viso, guarda compiaciuta la sua abbronzatura e si sente bella. Si scatta una foto allo specchio e la invia su WhatsApp.

-          Sono tornata

-          Evviva!

-          Che bello il tuo entusiasmo.

-          Tu sei come una terra /che nessuno ha mai detto/tu non attendi nulla se non la parola/che sgorgherà dal fondo/come un frutto tra i rami/c’è un vento cheti giunge/cose secche e rimorte/t’ingombrano e vanno nel vento/membra e parole antiche/tu tremi nell’estate.

-          Mica hai intenzione di ucciderti, come Cesare Pavese, vero?

-          Sciocca, sei una sciocca.

-          A dopo

-          A dopo

 

L’ironia è l’arma di chi conosce il dolore e ha paura della gioia, di chi sa andare a fondo e risalire in superficie, lasciando che tutto scorra sul mare che accarezza i corpi e conduce alcuni verso la stessa riva.

<<Mamma!>>

<<Ué, che è stato?>>

Anita raggiunge gli altri in cucina.

<<Perché state tutti qui?>>

<<Perché questa è l’ultima sera che stiamo insieme tutti quanti.>>

<<Fabrì, per fortuna non siamo tredici a tavola, ma poi stai sicuro che ne faremo tante altre di cene insieme. Oggi pare che tutti volete morire.>>

<<Ma tutti chi?>>

<<Lascia stare. Piuttosto, che avete combinato?>>

<<Io ho cosinado la paella>> dice timidamente Valerio.

<<Oilloc, lo sapevo che prima o poi sarebbe accaduto.>>

<<Io e Renato abbiamo fatto il riso nero con il salmone e l’avocado.>> Aggiunge divertita Monica.

<<Quando il gatto non c’è…>>

<<E tu, mamma? Hai fatto la tua meravigliosa frittata di spaghetti. Abbiamo aperto la busta perché emanava un odore che ci tentava.>>

<<Sì, Fabrì, ho fatto la frittata di spaghetti, in bianco, con un po’ di pancetta, una cosa semplice, rispetto ai vostri piatti elaborati.>>

<<È la semplicità del bene, che vince su tutto!>>

<<Quanto sei saggio, Renato!>>

Anita abbraccia il ragazzo teneramente, con un sorriso di indulgenza, che segna la fine delle ostilità.

<<Vabbè, apparecchiate e consumiamo tutto questo ben di Dio, e ringraziamolo questo nostro Dio.>>

Anita prende il cellulare ed apre WhatsApp:

-          Allora, la cena di pesce?

-          Anche domani, se puoi. Ho tanto da dirti, e lo voglio fare guardando i tuoi occhi e sentendo il tuo odore.>>

-          Anche io ho tanto da dirti. A domani.

Una nuova stagione è un’altra opportunità, con un nuovo sapore, che ha radici profonde.

La terra conserva e protegge quello che conta.







sabato 9 settembre 2023

IL ROSSO E IL BLU DI OPPENHEIMER

 <<È già finito?>> Ha chiesto ieri sera, al termine di Oppenheimer, uno degli amici con cui ero andata al cinema, per sottolineare ironicamente la durata del film, diretto sapientemente da Christopher Nolan.

Tre ore, forse troppe, per raccontare la nascita della bomba atomica, attraverso la genialità, l'ambizione e i sensi di colpa di un uomo e l'invidia di altri che gli girano attorno.
Uomini, tanti uomini.
Eppure, il film, la storia di Robert Oppenheimer è segnata soprattutto da due donne.
La prima è Jean Tatlock, una giovane psichiatra, a cui Robert si lega quando ancora si sta dedicando ai primi esperimenti e comincia ad avere dubbi sulle conseguenze; la donna con la quale legge alcuni versi del Bhagavad Gita, libro sacro dell'Induismo in sanscrito: "Adesso sono diventato Morte, il distruttore di mondi”.
La seconda è Jackie, la moglie di Oppenheimer, quella che gli sarà accanto fino alla fine, con austerità, riconducendolo di volta in volta alla razionalità. Quella che sa dei suoi tradimenti, ma li sopporta, fino a che non diventano noti a tutti.
Due figure femminili, due parti dello stesso uomo.
Jean, l'anima inquieta e sentimentale, Jackie, la forma, il rigore. Jean si uccide quando Robert smette di dare ascolto all'anima, per proseguire nel grande progetto che lo renderà immortale, pur essendo diventato egli stesso morte.
Sono il rosso e il blu delle pillole di Matrix, il coraggio di andare a fondo e la tranquillità di vedere solo quello che emerge, senza pensare alle conseguenze, fingendo di non essere causa.
Non bastano tre ore, non basta una vita intera per comprendere il valore di ogni scelta, perché l'anima, si sa, non si può ignorare.


domenica 3 settembre 2023

RACCONTI REFRIGERANTI II Stagione - 5° episodio - Seppie e patate

 <<Roberta, oggi mi devi fare un po’ di foto in spiaggia, qualcuna da sola, qualcuna con te. Si sta talmente bene qui che devo immortalare questa situazione di benessere, è necessario.>>

<<E magari è necessario anche che qualcuno le veda queste foto, eh? A chi le vuoi far vedere?>>

<<Ma che c’entra!>>

<<Anì, le fotografie le facciamo per mostrarle, mica per noi, non diciamo sciocchezze!>>

<<Sì, ma anche per consolarci nei momenti un po’ tristarelli, per crogiolarci nella nostalgia.>>

<<Certo, certo, ma a chi le devi far vedere?>>

<<Non mi sfottere e fammi fare.>>

Roberta sta preparando i panini per la spiaggia, hanno deciso di andare ad esplorare una nuova caletta da raggiungere in auto e poi attraverso delle scalette scavate nella roccia; Nando, il marito di Roberta, ha fatto una richiesta esplicita: vuole il pane pizza con la mortadella, quella buona col pistacchio.

<<Ué, ma stasera cucino io, eh. Anzi, mentre riempi la borsa frigo, io vado dal pescivendolo.>>

<<Non esagerare con le quantità e ricordati che Nando è allergico ai gamberi.>>

I luoghi di vacanza mescolano abitudini e accenti, scoprono corpi e nuovi profumi, offrono l’opportunità di mostrarsi in modo diverso, come si fa con ogni nuovo amico, e nella scoperta di un’altra parte di noi, impariamo a conoscerci meglio.

<<Il pescivendolo è di origini greche, anzi, come ha detto lui “è” greco. Appena ha saputo che ero di Napoli, mi ha raccontato un episodio di vent’anni fa, quando frequentava la facoltà di Sociologia alla Federico II, poi si è innamorato e si è trasferito qui, dove c’era la famiglia dell’attuale moglie, pescatori da generazioni. Lei si è laureata e lavora in una scuola, lui non si è più laureato e si è aperto la pescheria.>>

<<Tutto questo te lo ha detto mentre compravi il pesce? A proposito, hai comprato i gamberi?>>

<<Ho preso le seppie, così facciamo seppie e patate. A dire la verità, Tony mi ha fatto vedere una vaschetta di gamberetti freschi già sgusciati, belli assai.>>

<<E perché non li ha presi?>>

<<Ma sei scema? Mi hai detto che Nando è allergico.>>

<<Appunto, era la volta buona che me lo levavo di torno.>>

Nando arriva da dietro a dare un colpetto sulla coscia di Roberta, con la mano destra, mentre si passa l’altra tra i capelli.

<<Ma che fai a fare la stupida? Vorrei vedere senza di me cosa faresti.>>

Poi si guardano e improvvisamente cambiano espressione, ma ci pensa Nando ad alleggerire l’improvvisa tensione.

<<Finiresti per fare le vacanze con un’amica cretina, come è successo ad Anita, che ti deve sopportare già in città. Almeno oggi falle delle belle foto, renditi utile.>>

Anita gli sorride, grata per quella dolce ironia.

Intanto, le arriva un messaggio:

-          Dove sei?

-          Sempre da Roberta, oggi andiamo su una nuova spiaggia.

-          Mandami qualche foto, se puoi.

-          Sì, ti faccio vedere che colori ci sono qui in costiera.

-          Se poi oltre il panorama ci sei anche tu, mi farebbe piacere.

-          Vediamo

-          Appena rientri, andiamo a mangiare del buon pesce.

-          

-          A dopo

-          A dopo

La sera Anita porta in tavola la pirofila con seppie e patate e il profumo le ricorda la madre, quando da bambina le sentiva dire che la patata aggiusta ogni sapore, che per imparare a mangiare un alimento nuovo, le prime volte bisogna accompagnarlo con la patata, che mitiga ogni contrasto.

<<Questo piatto l’ho imparato da mia madre, anche i miei figli lo amano, ma ci mettono troppo pepe.>>

<<Allora, ti sono piaciute le foto che ti ho scattato oggi? Cosa dice quello a cui pensavi mentre sorridevi? Ha apprezzato?>>

<<Smettila e mangia, le parole sono come la patata, servono solo a stemperare i sentimenti. La magia non vuole troppe parole.>>

<<Ah! Siamo a livelli di magia. Io a questo punto, volgarmente, penserei a mangiare, allora.>>

-          Dirti che sei bellissima in queste foto sarebbe banale, diciamo che mi fai bene, dai un sapore buono alla mia vita.

-          Non dirmi che sono una patata, sono un po’ tonda lo so, ma una patata no.

-          Non capisco, non ci pensavo nemmeno.

-          Poi te lo spiego quando ci vediamo.

Le distanze creano malintesi, hanno bisogno di troppe parole, e a volte non sono quelle giuste, ma per chi riesce a superare anche le piccole incomprensioni, la distanza diventa come il pepe che, anche se fa un po’ male, esalta il gusto dell’attesa.

<<Brindiamo a noi e a questa fine di vacanza.>>

Anita alza il bicchiere di vino verso il centro del tavolo e gli amici avvicinano i loro.

<<E alle amicizie belle.>>

<<… che ti aiutano a rinascere ancora una volta.>>




sabato 26 agosto 2023

RACCONTI REFRIGERANTI II stagione - 4° episodio - La pizza AL

La casa si è svuotata, come tante altre case in città, chi resta diventa spettatore di un film del passato. Quando si spegne il frastuono delle abitudini e dei doveri, dei corpi che si evitano, si sente la malinconia di tutto quello che non si vede. Sono le sedie, le pareti, gli armadi e tutti gli oggetti a parlare, rimandano indietro le immagini registrate negli anni, le voci che hanno trattenuto, amplificando il vuoto, come un’eco.

Monica è partita con Renato per la Grecia, Fabrizio e Valerio sono andati a Favignana e Anita adesso è sola, per un paio di giorni può restare in silenzio ad ascoltare la casa; può restare seduta a guardare il tavolo attorno al quale hanno riso e litigato, la libreria che non ha più spazio e mostra fiera pile di libri accatastate sopra; può ridere come una bambina, guardando lo spigolo della credenza contro il quale Sasà urtava quasi tutte le mattine.

Il suono del telefonino arriva ad interrompere il racconto delle cose, torna protagonista il presente, le parole e i gesti, Anita risponde, mentre finalmente gli occhi lasciano andare qualche lacrima.

<<Uè, allora, quando mi raggiungi?>>

La voce sicura e protettiva di Roberta le arriva come un monito benevolo.

<<Il sedici, come avevamo detto.>>

<<Puoi venire anche oggi, così ti fai il Ferragosto con noi, gli ospiti sono andati via prima del previsto, volevano andare a Ravello. Muoviti e vieni, jamme.>>

<<Non lo so, già mi ero organizzata per il sedici, devo ancora finire la valigia.>>

<<Non dire stronzate e vieni.>>

Anita sorride, quasi contenta di ricevere un ordine, per una volta si lascia guidare.

<<Va bene, d’accordo, parto tra qualche ora.>>

Va in cucina a mischiare lievito e farina, acqua e olio, sale e fiducia.

Mette a riposare la tonda madre bianca e comincia a svuotare il frigorifero dai piccoli avanzi: un pezzetto di pancetta tesa, uno spicchio di provolone, del parmigiano grattugiato ed un piccolo cacciatorino.

Sminuzza tutto in un piattino, poi si lava le mani e prende il cellulare per comunicare ai figli i nuovi programmi. Con meraviglia scopre di non aver sentito mezz’ora prima il suono che avvertiva di un messaggio WhatsApp, un messaggio di chi negli ultimi mesi le sta regalando un po’ di tenerezza.

-          Sei in città? Cosa stai facendo?

-          Sì, sono ancora a casa, parto tra qualche ora, sto facendo la pizza al.

-          Al? Cioè?

-          In famiglia la chiamiamo “al”, perché gli ingredienti cambiano in base a quello che è rimasto in frigorifero, avanzi da consumare.

-          Ahahahah capisco.

-          Ma è buona, sai…

-          Come te, buona come te, che sei una donna “al”, piena di bellezza e sapori sempre nuovi, che mi piacciono ogni giorno di più.

-          Vabbè, fammi imbottire la pizza, che poi deve crescere un altro po’, prima di essere infornata.

-          A dopo

-          A dopo

Anita stende l’impasto e vi sparge sopra tutto quello che è contenuto nel piatto, una spolverata di pepe e arrotola la sfoglia in un lungo filoncino, che poi sistema in una teglia oliata. Prima di infornare, accende la tivvù, c’è un film di Sergio Leone con Clint Eastwood, e per un attimo è come se accanto a lei sul divano ci fosse anche Sasà, che amava tanto i western all’italiana.

Il tempo non esiste, la vita è un cerchio in cui ci sono tutti quelli che abbiamo incontrato, non c’è un prima e un dopo, ci sono quelli che abbiamo amato e non smetteremo mai di amare, quelli che incontreremo e ci sembrerà di amare da sempre, e c’è chi ci ama e non ce lo dice con le parole dell’amore, ma attende solo un nostro cenno per lasciarsi andare.



venerdì 18 agosto 2023

RACCONTI REFRIGERANTI II STAGIONE - 3° episodio - L'INSALATA DI RISO

 <<Sì, sì, tutto bene, sto bene… certo, certo, poi tra pochi giorni vado da Roberta, dopo Ferragosto, in questi giorni ha ospiti… certo, intanto adesso mi sento così sola che mi viene da piangere. Sì, ciao.>>

Anita parla al telefono, sapendo di non essere ascoltata, potrebbe dire qualsiasi cosa, annunciare di essere in punto di morte o di aver ricevuto il Nobel, sarebbe uguale, dall’altra parte la sorella avrebbe continuato a parlare, a fare domande banali, solo per mettersi la coscienza a posto, prima di partire per le vacanze.

Quante parole inutili diciamo, solo per camuffare i sensi di colpa e ingannare le paure, quanto tempo sprecato a cercare di mostrare un’altra verità.

<<Mamma, allora oggi pranziamo tutti insieme: Fabrizio e Valerio sono andati alla Cappella Sansevero, ma dovrebbero essere qui tra un paio d’ore; io vado solo un attimo al mercatino e poi dovrebbe venire anche Renato, perché stasera andiamo ai Camaldoli a guardare le stelle cadenti. Cosa prepari?>>

<<Adesso metto a fare il riso, facciamo una bella insalata di riso, così stavolta magari non avanza.>>

<<L’insalata di riso? >>

<<Eh, perché?>>

<<Ma perché è un piatto che hai sempre schifato! La prepari con la stessa grazia con cui si prepara il pappone per i maiali. La facevi sempre quando venivano i figli di zia Luisa. Saranno tre anni che non la fai.>>

<<E adesso è arrivato il momento di rifarla. A parte che i maiali sono animali molto intelligenti, ma poi ogni piatto può diventare speciale se ci aggiungi un ingrediente particolare.>>

<<Sì? E il tuo quale sarebbe, le mandorle, che ultimamente stai piazzando in ogni ricetta, oppure un testo alla Matilde Serao, che proclamerai portando l’insalatiera a tavola?>>

<<Un poco più carina di Matilde sono, ma alle mandorle non ci avevo pensato, potrebbero essere la novità di quest’anno…>>

<<Mamma!>>

<<Monica, ma tu che vuoi? Piuttosto, mi ha fatto ricordare della mia amica Matilde, dovrebbe essere pure lei in città, magari andiamo insieme a guardare le stelle cadenti. Che poi domani partite tutti e mi viene la malinconia.>>

Monica inclina la testa su un lato e sorride alla mamma con dolcezza.

<<Ma quello con cui ti scrivi? Quello che ti chiama ogni tanto la sera non c’è? Sai che ho letto su Instagram, sul profilo di una scrittrice, che se non sei con chi vorresti, allora basta pensare ai suoi occhi mentre si guarda il cielo.>>

<<E a che serve?>>

<<Se anche l’altro ti sta pensando, te ne accorgi.>>

<<E come? Lascia perdere queste scrittrici e vai al mercatino, io intanto metto la pentola dell’acqua e chiamo Matilde.>>

<<Uè Mati, sei ancora qui?>>

<<Eh. Parto tra due giorni per Palinuro, tu?>>

<<Parto dopo Ferragosto, stasera però vorrei andare a guardare le stelle cadenti, vuoi venire? Ci compriamo una birra e ci sediamo su una panchina a San Martino, che dici?>>

<<Vengo, sì, così ti racconto un po’ di cose.>>

<<Del tuo uomo a metà?>>

<<Ovviamente.>>

<<Sta in vacanza con la moglie e ti manca.>>

<<Ne parliamo stasera>>

<<Sì, vedrai che se guarderai il cielo pensando ai suoi occhi e pure lui fa lo stesso, te ne accorgerai. Così sarete vicini.>>

<<Ah, e come me ne accorgo? Mi manda un messaggio? Quello non mi invierà messaggi o segnali, è così prevedibile nei suoi silenzi! Non farà mai niente per farmi felice, la forma la riserva all’altra, la donna ufficiale, a me solo istinto e passione.>>

<<E hai detto niente? Vabbè, poi ne discutiamo. Sai che ti parlo da moglie, da donna che ha avuto il privilegio di essere “quella ufficiale” e certe scelte non vanno liquidate così, con quattro espressioni di convenienza. Possiamo raccontarci quello che vogliamo, l’amore non si spiega, si vive, e non c’è distinzione tra moglie e amante, se c’è amore si soffre comunque, nessuno crede di essere amato abbastanza.  Adesso ti saluto, devo colare il riso, ci vediamo stasera, ti scrivo dopo per l’appuntamento.>>

Fabrizio e Valerio sono tornati dal giro turistico ed hanno raggiunto Anita in cucina.

<<Oggi ti aiutiamo a preparare il pranzo, guarda che ti abbiamo preso in centro?>> Le dice sorridendo il figlio, aprendo un sacchetto di carta rosso, appoggiato nel palmo della mano sinistra.

<<Ma non abbiamo uccellini, cosa è ‘sta roba?>>

<<Sono mandorle, noci e anacardi sbriciolati, e ci stanno pure un po’ di semi di lino.>>

Gli occhi si spostano velocemente verso la porta di ingresso, richiamati dal suono della chiave nella serratura; Monica entra in casa annunciando la presenza di Renato, che la segue a un metro di distanza, reggendo due buste piene di stoffe colorate.

Dopo mezz’ora sono tutti attorno al tavolo della cucina, su cui trionfa un’insalatiera gialla e blu, acquistata a Deruta in una vacanza ormai lontana, piena di riso. Ognuno contribuisce a dare un sapore: Monica mette il tonno, Renato le olive, Valerio dei carciofini sott’olio, Anita tagliuzza dei peperoni sott’aceto. Ad un tratto Fabrizio fa partire dal suo cellulare Ain’t too proud to beg dei Temptations, alza il braccio destro e lascia cadere a pioggia il contenuto del sacchetto di carta rosso.

Anita si porta le mani alla faccia e urla: <<Nooo! Il mangime per gli uccelli no! Ai maiali non piace.>>

E ridono tutti, ballando, come nella cucina de “Il grande freddo”.

Le stelle cadono per chi le sa raccogliere.

 

 


RACCONTI REFRIGERANTI II STAGIONE - 2° episodio - IL TIRAMISÙ

Fabrizio e Valerio sono andati a Capri, Monica è rimasta a casa con Anita; è il primo sabato di agosto e la città comincia a svuotarsi, in molte strade ci sono addirittura dei posti auto liberi, ma nei vicoli del centro e sul lungomare c'è sempre tanta gente, ci sono soprattutto turisti entusiasti e storditi dai colori, dalle voci e dal caldo. Nella città in cui ognuno recita la sua parte, la vita sincera è chiusa nelle case e fa meno rumore.

<<Mamma, io più tardi esco, tu resti qui?>>

<<Credo di sì, non ho sentito Roberta, non sarà riuscita a liberarsi.>>

<<Non vai neanche a trovare tua sorella?>>

<<Non lo so, Monica, adesso vedo, ma perché tutta questa curiosità? Ti preoccupi per me? Piuttosto tu, dove vai?>>

<<Non lo so, forse andiamo verso Pozzuoli.>>

<<Andiamo, chi? Tu e Renato? Cos'è, la fidanzata non c'è? >>

<<Ma quale fidanzata, mamma? Non ho capito.>>

<<Hai capito bene, invece, non fingere. Adesso vorresti farmi credere che voi siete solo amici, che non ti interessa se è ancora legato alla ragazza con cui si è lasciato da poco, che tu non speri di conquistarlo.>>

<<Dai, mamma, non cominciare, Renato ed io siamo amici ed io non voglio diventare la sua ragazza, punto.>>

<<Harry ti presento Sally, te lo ricordi il film che ti ho fatto vedere qualche mese fa? Sono stati amici per anni, ma alla fine...>>

<<Vabbè, vado a prepararmi. Tu, intanto, trovati un fidanzato, uno vero, non dare retta a quei quattro cretini su Facebook.>>

<<A parte che non tutti sono cretini, ma poi io non do retta proprio a nessuno.>>

Ci sono dei momenti in cui, in una famiglia, i ruoli si invertono: i figli cominciano ad essere protettivi verso i genitori, danno loro consigli e regole, si allenano per la vendetta, che consumeranno ai primi evidenti sintomi di senilità. Una vendetta dolce e amara, piena di rabbia e tenerezza.

Intanto, Anita, che ha solo cinquantaquattro anni, si scambia messaggi WhatsApp e si tocca i capelli in una posa da adolescente. 

Monica torna in cucina con un mini abito bluette e apre lo sportello del frigorifero.

<<Cosa posso mangiare adesso? Per evitare che il mio stomaco brontoli, proprio mentre sono in macchina con Renato?>>

<<Vedi che ho comprato quegli yogurt proteici che piacciono tanto a te e Fabrizio, anche se non è propriamente il rimedio alle farfalle nello stomaco...>>

Anita resta ferma in un'espressione furba attendendo la reazione della figlia, ma Monica ha la testa infilata nel frigorifero e forse non ha sentito le parole della madre. 

<<Non è possibile! Non ci credo, lo hai fatto di nuovo. Stai preparando il tiramisù per San Salvatore. Ancora?>>

<<Perché fingi di stupirti, se sai bene che è una tradizione. Per l'onomastico di tuo padre l'ho sempre fatto.>>

<<Sì, ma mio padre è morto da otto anni.>>

<<Sasà è contento se lo preparo, non ti preoccupare, si sta già leccando i baffi, vero? >>

E mentre lo dice, guarda fuori dalla finestra, in un punto di cielo. 

<<Ma ci hai messo il mascarpone?>>

<<Ovviamente, che è quella schifezza con la panna? Il tiramisù si fa con il mascarpone e le uova fresche, un goccio, ma proprio un goccio, di rum, un po' di vaniglia e il caffè buono.>>

<<E sopra una spolverata di Nesquik.>>

E ridono.

<<Te lo ricordi il segreto del Nesquik? Mammamia, quanto me ne avete fatto comprare! In ogni ricetta dove c'era il cacao, io lo sostituivo con il Nesquik, perché il cacao in casa nostra è sempre stata quella polvere magica che vi faceva bere il latte a colazione. Intanto, il mio tiramisù era buono pure per quel segreto.>>

<<Mah>>

<<Adesso uso il cacao amaro, perché oramai un po' di amarezza della vita l'avete conosciuta e pure le ricette devono essere più sincere.>>

Monica prende lo yogurt proteico dal frigo ed un cucchiaino dal cassetto e dà un bacio sulla guancia della madre.

<<Comunque, non è che tu adesso sia perfetta in cucina, che ogni cosa che fai è speciale, anche perché a me piacciono pure le gocce di cioccolato nella crema, ma tu non ce le metti mai.>>

<<Vai a prepararti che è meglio. Se no Renato ti deve aspettare, non sia mai.>>

Intanto arriva un messaggio di Fabrizio:

Mamma, per domani stai preparando il tiramisù? Non mi deludere, sto raccontando a Valerio della nostra tradizione.

<<'O vir? Tale e quale a te, tuo fratello, quant'è bello.>> Urla Anita soddisfatta.

Sì, amore, tranquillo, domani per dolce c'è il tiramisù. 

 

Le tradizioni sono casa, celebrano ricorrenze e mancanze, sono un modo per dimostrare rispetto per il passato, per la nostra storia, ci rassicurano e a volte si prestano al bisogno di trasgredire. 

 

Un nuovo messaggio distrae Anita dalla malinconia, ma non è Fabrizio, è un pensiero nuovo, un'altra idea di vanità.