lunedì 5 gennaio 2015

140. VOGLIO DI PIU'

Piangere per la morte di un artista (e qui l’espressione è dovuta, perché Pino Daniele era un artista, un grande musicista), sembra infantile, ma da questa mattina, da quando ho appreso della sua morte, non riesco a trattenere le lacrime. Pino, uno di noi. Questo è ciò che leggo e sento dire dai miei concittadini oggi. Sembra quasi che questo continuo associarlo all’immagine di Massimo Troisi l’abbia “secciato”, morire sempre a causa del cuore, sempre troppo presto. E invece è giusto, giustissimo, perché in comune avevano tanto, innanzitutto l’originalità, l’intelligenza e il talento. Due figli di Napoli lontani dagli schemi, dal folklore, dagli stereotipi che troppo spesso confinano questa “terra mia” nei ruoli che noi napoletani non vorremmo rivestisse. Oggi e nei prossimi giorni si sprecheranno parole, addii improbabili e frasi di rito. Assisteremo ai saluti pieni di retorica di personaggi dello spettacolo che manco lo conoscevano, ai pianti di colleghi che lo hanno conosciuto e amato ed anche di chi millanterà una grande fantasiosa amicizia. Vedremo lacrime di personaggi noti e molte, moltissime, di volti ignoti come il mio. Io con Pino Daniele mi sono emozionata, ho cantato, ho ascoltato nuove meravigliose sonorità, ho goduto dell’abilità di un grande chitarrista. Più di tutto, però, l’ho amato per il suo modo di amare Napoli, pur avendola abbandonata fisicamente (prima il Lazio, poi la Toscana), per la sua maniera di essere un ‘napoletano antipatico’, uno che avrebbe voluto una città migliore, che sapesse trarre vantaggio dalla sua bellezza, dalla sua storia, che non si fermasse pigramente ad aspettare ‘a ciort. Uno che sapeva cosa volesse dire ‘l’orgoglio di essere napoletano’, uno che dalle sue origini ha preso la cultura multietnica, il desiderio di evolversi preservando le proprie radici, uno che ha saputo gridare ‘voglio di più!’. Perché questa è la cultura partenopea! Con Pino Daniele muore un pezzo di Napoli, una parte sana e cosciente, un mio amico. Sì, Pino Daniele uno di noi, sì lo voglio dire anche io. Continueremo a commuoverci per la sua musica, oggi più che mai, continueremo a ritrovare in lui la passione, la malinconia, la cultura, l’amore consapevole di un popolo troppo spesso offeso e usato da figliastri volgari e ignoranti. 
Mi mancherai.

1 commento:

  1. l'insegnamento è che non siamo eterni, che ogni giorno può essere la fine o l'inizio, ma anche che ciò che non si fa non sarà mai ricordato; e , cosa principale...la cosiddetta " fine " non sappiamo neanche cosa sia..visto che amiamo vedere tutto come ciò che si possa toccare e vedere e spesso non sappiamo immaginare ciò che non si vede , ma che si sente dentro ..e quindi vediamo la scomparsa di una persona come qualcosa di " enorme" da accettare..verissimo e sono il primo ad averlo provato varie volte..ma se giriamo la medaglia e ci riferiamo a ciò che non sappiamo e che non conosciamo ancora per la nostra limitatezza scientifica...dobbiamo ammettere che forse " la fine " che intendiamo noi , non è affatto la fine.
    Beh nel contesto della sfortunata dipartita di una persona che ci ha regalato emozioni, non mi sembra il mio un discorso commemorativo ad hoc per una persona importante...ma forse è l'unico modo per farlo vivere per sempre..e chissà che non stia avvenendo proprio questoì in qualche forma e luogo a noi sconosciuto dell'universo.. :)

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