lunedì 15 maggio 2017

255. CRESCETE E PROSTITUITEVI

Non sopporto chi scrive "pò" e non po', chi dice "lo voglio bene", "lo rispondo", chi scrive fà, sò, e tante altre scorrettezze inguardabili ed inascoltabili. Non sopporto l'approssimazione, la superficialità nel parlare e nello scrivere, che non ha niente a che vedere con i titoli di studio (sono regole che si imparano alle elementari), ma è solo una delle tante espressioni di un modus vivendi, denota altrettanta superficialità e sciatteria nella cura della propria persona, nel lavorare, e soprattutto nelle relazioni umane. 
Lavoro molto con le mail, ci sono persone che conosco solo tramite questo mezzo di comunicazione, ed ho imparato a capire molto dei miei interlocutori, anche solo attraverso le parole e la forma che utilizzano. Ammetto di nutrire particolare antipatia per chi non ha l'abitudine di iniziare la mail con un saluto ed inserisce il nome del destinatario all'inizio, quasi come ad impartirgli ordini, o ad ammonirlo, e soprattutto chi scrive il nome della persona a cui si rivolge in maniera scorretta, la trovo una grande mancanza di rispetto. A me capita, infatti, che qualcuno scriva il mio nome in due parole anziché per intero, che lo scriva con la V maiuscola, insomma, se leggi che mi chiamo Mariavittoria, non avrò mai una buona considerazione di te se scrivi il mio nome così: Maria Vittoria, o peggio ancora, MariaVittoria, ma insomma, ma che razza di modi sono? Tanto vale che mi chiami essere vivente, facciamo prima, almeno mi distinguo da te che vivi poco e male, o perlomeno "distrattamente". E poi quelli che non ringraziano, che rispondono dopo molti giorni o, peggio, non lo fanno per niente.
Non sopporto gli avari perché sono anche poco magnanimi nei sentimenti (e qui la mia amica Susanna sorriderà perché è una delle intolleranze che ci accomuna e di cui ci lamentiamo spesso); non riesco a digerire quelli che accusano gli altri di invidia, perché sono i primi invidiosi; quelli troppo gelosi, perché sono i primi traditori; quelli che fanno la spia e riferiscono gli errori ed i peccati degli altri, perché sono i primi a dover nascondere i propri errori, e sono essi stessi grandi peccatori. Quelli che giudicano e sentenziano, perché è proprio per la loro mancanza di coraggio che condannano chi invece riesce nell'impresa che loro hanno rinunciato ad intraprendere. Guardo oramai quasi con tenerezza chi assale, chi attacca, perché so che si sente più debole. Mi annoiano le belle parole ed i vani tentativi di mostrarsi sempre buoni, di voler apparire perfetti. Non sopporto chi cita testi ed espressioni fingendo che siano proprie, mi intristisce chi copia. Adoro le imperfezioni della spontaneità, la verità dell'istinto. Siate voi stessi, a costo di apparire impopolari!

Questo è il mio personalissimo, modestissimo omaggio ad Oliviero Beha, un giornalista vero, di grande ironia e cultura, uno che non era simpatico a molti, che appariva anche un po' arrogante, ma fedele a se stesso.


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