lunedì 12 febbraio 2018

276. MIO FRATELLO CHE GUARDI IL MARE E PURE #SANREMO2018


Alla fine, questo festival di Sanremo 2018 passerà alla storia per un monologo sui migranti: Favino che recita Koltès e commuove. Il testo in realtà affronta la condizione dell'emarginato in senso lato, ma l'accento vagamente magrebino con cui Favino lo interpreta lascia intendere la volontà di utilizzarlo per fini specifici. Ad emozionarsi sono anche quelli che dicono no allo ius soli, che vogliono aiutarli a casa loro, perché qui nessuno vuole ammazzare gli immigrati, sparare a vista, oddio, proprio nessuno no. La questione non è la capacità di commuoversi, che a farlo sono bravi tutti, il pericolo è che resti una commozione fine a se stessa, e sicuramente nel caso di Favino sarà così. Del resto è stato un festival all'insegna della moderazione, del vorrei ma non posso, ma lo faccio lo stesso ...

I vincitori sono stati Ermal Meta e Fabrizio Moro con la canzone «Non mi avete fatto niente», e appunto dico, se non vi abbiamo fatto niente, perché ci dovete propinare 'sta canzone fastidiosamente pretenziosa? Tenetevela per voi, una serata tra amici, un karaoke, che so una festa per bambini. Non era la traccia giusta per voi questa sull'attualità, il tema non raggiunge la sufficienza.

Al secondo posto Lo Stato Sociale con Una Vita in vacanza, mi sono piaciuti, l'ho detto da subito che sarebbero arrivati secondi, perché era chiaro che gli italiani nel periodo preelettorale  avrebbero premiato "l'impegno sociale", seppure scarso, di Metamoro. La band bolognese però ci sa fare, a tratti ricorda un po' Rino Gaetano, e dà la giusta leggerezza al festival, superando ampiamente la sufficienza. 

Terza Annalisa con Il mondo prima di te. Bella voce, ma la canzone è semplicemente inutile. Appena sotto la sufficienza.

Al quarto posto Ron con Almeno pensami, ma anche no. Almeno da morto lascialo un po' stare Lucio, e jamm. Qua non è che tutti gli appunti lasciati da Dalla debbano essere pubblicati, altrimenti il prossimo anno ci ritroviamo una canzoncina con un testo tipo: latte, pane, vino, banane... dal titolo "Cose da comprare". Comunque, solo per rispetto a Lucio, più che sufficiente. 

Al quinto posto Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico, Bisogna imparare ad amarsi, ma anche a lasciarsi, Bungaro da solo sarebbe stato meglio. 
Supera la sufficienza. 

Sesto Max Gazzè con La leggenda di Cristalda e Pizzomunno, un bel testo dove le sirene non ci fanno una bella figura, ma di sicuro avrebbero cantato meglio di Max. Sufficiente.

Settimo Luca Barbarossa con la canzone in romanesco Passame er sale, ecco, magari pure il vino e ci facciamo una bella chiacchierata, che è meglio, va. La sufficienza non la raggiunge, mi dispiace.

Ottavo posto per Diodato e Roy Paci , Adesso. Questa sì, forse la più bella del festival. Supera anche il 7.

Il resto è di scarso rilievo, ma per dovere di cronaca, li elenco.

Nono posto The Kolors, decimo Giovanni Caccamo, undicesimo Le Vibrazioni, dodicesimi Enzo Avitabile e Peppe Servillo, tredicesimo Renzo Rubino, quattordicesima Noemi, quindicesimo Red Canzian, sedicesimi i Decibel, diciassettesima Nina Zilli, diciottesimi Roby Facchinetti e Riccardo Fogli, diciannovesimo Mario Biondi.
All’ultima posizione in classifica, Elio e Le Storie Tese.
Arrivedorci al prossimo Sanremo.


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