lunedì 5 agosto 2013

46. LA SOLITUDINE

Stasera sono sola, sola nella mia bella casa, troppo grande per una persona sola. Sono sola, senza urla di bambini che mi chiamano, che litigano, che ridono; senza braccia che mi avvolgono, manine che mi accarezzano, baci che mi mandano in estasi. Sono sola, senza l'uomo che da undici anni condivide con me la quotidianità frenetica di questa vita. Sono sola con il mio corpo, la mia voglia di capire, la mia spasmodica ricerca della felicità. Sono ormai tanti anni che non resto sola, anni in cui gli spazi per me stessa sono sempre stati troppo brevi, troppo rari. Mi sento come un animale che ha vissuto tanto tempo in cattività ed ora è libero, libero di muoversi, di fare ciò che vuole, ma non sa bene come muoversi, dove dirigersi. E' bello avere il tempo per pensare a se stessi, alle cose che realmente si desiderano, agli obiettivi raggiunti ed a quelli da raggiungere, a ciò che si ha ed a ciò che si avrebbe voluto. Mentre penso che la vita è beffarda, che spesso ti inganna, ti fa credere di aver perso qualcosa, di aver bisogno di ciò che non riesci ad avere, mentre forse non hai bisogno di nient'altro che di te stesso, del tuo tempo, mentre ragioni e cominci ad assaporare il piacere della solitudine, arriva una telefonata inaspettata, una telefonata provvidenziale. <<Pronto>>,<<Ehi, è possibile parlare con la mia blogger preferita?>>. Dall'altra parte del filo c'è Andrea, un mio caro amico conosciuto ai tempi della scuola. Sorrido e lo lascio parlare. <<Sono giorni che vorrei parlarti, ma non riesco a trovare un po' di tempo ... Stasera sono solo ed ho pensato che era arrivato il momento di chiamarti>>. Per un attimo ho temuto che stesse per dichiarare una ben celata passione nei miei confronti, ho temuto di non saper affrontare una situazione imbarazzante, un attimo durato pochi secondi, subito dopo Andrea ha aggiunto <<mi sono appassionato al tuo blog, mi piace leggerlo ed ho creduto di poterti fornire del materiale per il tuo prossimo post>>. <<Vai avanti Andrea>>, ho aggiunto, curiosa e tranquillizzata dallo scopo della telefonata. <<Di cosa vuoi parlarmi?>>. Andrea ha schiarito la voce e mi ha detto che avrebbe voluto aggiungere ai miei commenti, alla mia visione della vita, un punto di vista maschile, sincero. Mi ha chiesto di celare la sua identità e di parlare un po' degli uomini della nostra età, di quei ragazzi di 40 anni che hanno voglia di vivere, che sono stati un po' sfigati a nascere in un'epoca avara di benessere e di ideali. <<Vedi amica mia, noi che abbiamo vissuto, come hai già scritto tu, nell'incertezza dei nostri tempi, che abbiamo messo su famiglia, che bene o male abbiamo un lavoro, noi che viviamo tanto sui social e sembriamo eterni ragazzini, senza ideali, senza la voglia di scendere in piazza per un fine comune, per una giustizia sociale, noi viviamo un eterno senso di insoddisfazione>>. <<Ci rifugiamo tra gli amici di vecchia data, tra i quali ci sentiamo al sicuro, ci inventiamo mille modi per affrontare questa vita troppo spesso piatta e scontata. Spesso ritroviamo in delle storie parallele, l'adrenalina per poter affrontare la quotidianità di un rapporto coniugale soffocato dalle incombenze della vita pratica. Insomma, non so se mi spiego, vorrei difendere quegli uomini che tanto critichi tu nei tuoi post. Sì, lo so, ti hanno fatto soffrire, o meglio, fanno soffrire te e le donne vere come te, ma non lo fanno con cattiveria, con superficialità. Lo fanno, anzi lo facciamo, nel tentativo vano di sentirci felici, forti, capaci di affrontare le delusioni che questa vita ci ha riservato.>> Lo interrompo e gli dico <<Aspetta Andrea, non credere che io mi erga a giudice e pensi che tutti gli uomini siano una schifezza, mentre noi donne ci mettiamo il cuore in ogni situazione. Esistono donne che se ne fregano dei sentimenti, così come esistono uomini che si innamorano facilmente e restano fregati da queste donne>> E poi ho aggiunto, anche senza crederci poi tanto, <<Il segreto è nel non concedersi subito>>. <<Voi uomini siete sempre convinti che una donna che si mostra subito disponibile è una facile, e non vi salta neanche un attimo per la testa che magari si trova in un momento particolare della sua vita e vuole lasciarsi andare, e magari lo sta facendo per la prima volta con voi, sì proprio con voi. La trattate come una "facile" e la usate per un po'. Le donne che invece sono abituate a fare questi giochi, quelle realmente facili, sanno come prendervi e non si mostrano subito compiacenti, fingono di non voler concedersi, perché hanno la razionalità e l'esperienza per gestire le vostre reazioni e portarvi dove vogliono. Questa è la realtà, da che mondo è mondo, voi uomini non avete mai capito le donne, come forse noi donne non abbiamo mai capito gli uomini>>. Andrea mi ha interrotta alzando il tono della voce e mi ha detto<<Eccola, la solita donna di sinistra, orgogliosa e convinta che l'uomo sia una razza inferiore>>. <<Probabilmente lo penso Andrea, credo che ho incontrato troppi uomini che non hanno capito il mio modo di essere vera e trasparente e che temono le donne come me, perché da noi si sentono giudicati, si sentono obbligati ad essere troppo veri, troppo corretti ...>> Andrea mi ha fermato di nuovo, con tono un po' più severo mi ha detto: <<Smettila di credere sempre di aver capito tutto ... ti voglio bene lo sai, e ti stimo tanto, ma non credo che siamo sempre noi a sbagliare. Anche la storia che hai raccontato l'altra volta, quella della tua amica Maria, bella, struggente, ma perché essere così diffidenti? Perché non credere che forse, l'uomo che aveva incontrato, realmente temeva di innamorarsene? Sai cos'è? A noi a volte ci basta una scopata, o anche meno, per ottenere quel po' di adrenalina di cui ti dicevo prima ... Una come Maria, che credo tu abbia descritto proprio bene, è capace di farci perdere la testa ...>> Stavolta non l'ho fatto continuare io e gli ho detto, un po' arrabbiata: <<Ma tu davvero credi che se uno teme di innamorarsi di una, essendo entrambi impegnati, la usa e poi l'allontana? Davvero credi che se uno è molto attratto da una donna, per il timore di innamorarsene la manda via? E' una cazzata, mi dispiace, ma credo che se uno è fortemente preso da una persona, raggiunge un livello di incoscienza, di disinibizione, che al diavolo tutto, non pensa a niente e fa di tutto per stare con questa persona!>> <<No Mavi, mi dispiace>>, ha aggiunto Andrea,<< per noi uomini è diverso, noi siamo capaci di frenare una passione che sappiamo potrebbe compromettere la nostra serenità familiare, noi sappiamo che siamo in grado di "distrarci" e, anche se impiegheremo dei mesi, sappiamo che il sacrificio sarà valso a qualcosa. Voi donne talvolta siete troppo prese, troppo passionali e vi scordate delle conseguenze che i vostri gesti potrebbero provocare>>, poi ha aggiunto, rallentando il ritmo, <<Sii più clemente con noi uomini, in fondo siamo molto più semplici di quel che credi... una cosa però te la riconosco, perdiamo la testa per le donne che ci sanno prendere, soprattutto se ci lasciano liberi o fingono di farlo ...>>. <<Spero che tu scriva tutto ciò che ti ho detto, ma conoscendoti, posso fidarmi. Alla prossima amica mia e buona fortuna!>> <<Ciao Andrea, buona fortuna anche a te e ... grazie>>.
Mah! A dire il vero io non ci ho capito granché, ma credo davvero che nessuna regola, nessun teorema (per dirla alla Marco Ferradini) può aver valore in presenza dell'amore, il resto non conta niente ... Evviva la solitudine!

1 commento:

  1. dalle prime righe..e leggendo poi...mi risuonava in mente una parola tanto usata..idealizzata..inserita dappertutto..ma che forse nessuno sa intendere.." LIBERTA' " e come per magia è affiorata nella mia mente la storia di un pappagallino che avevo a 9 anni.
    Comprai questo pappagallino e la prima cosa che feci quando tornai a casa, lo liberai nella stanza...non perché avevo la nobile intenzione di liberarlo, ma perché volevo addomesticarlo e tenerlo per me, come due amici, ma in casa !
    Il pappagallino era particolare, dopo solo un ora venne a stare sul dito, prendeva il cibo dalle mani...ed io ero contentissimo...si posava sulla gabbia e stava lì per ore ma...non ne voleva sapere di tornare in gabbia ed io alla fine lo spingevo dentro e pensa che lui si arpionava con il becco sui ferri della porta e non si lasciava spingere dentro..tanto che io ero costretto delicatamente a sganciarlo dai ferri.. e chiudere la gabbia. Ogni giorno il pappagallino aspettava ansioso il momento di uscire dalla gabbia, svolazzando a destra ed a sinistra sino a quando lo liberavo. Questo andò avanti per mesi. Un giorno tornai da scuola e non trovai più il pappagallino ! Mio padre lo aveva liberato, ma non per nobile intenzione, ma perché erano accadute in famiglia delle cose e lui nell'ignoranza della credenza popolare pensò che il pappagallino portasse sfiga e lo liberò. Io piansi e mio padre con tono incredulo mi raccontò che il pappagallino una volta liberato non ne voleva sapere di andarsene e restava sempre sul balcone e lui dovette fare parecchi tentativi per cacciarlo via sino a quando il pappagallino decise che per la sua salute era meglio cambiare definitivamente aria.
    Perché ho descritto questa storia vera ? Perché forse abbiamo da imparare dal pappagallino e... sulla libertà...e sull'amicizia ?...e....sull'...amore ???.
    Ciao Mavi

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