sabato 29 luglio 2017

264. IUS SOLI ... E MALE ACCOMPAGNATI

Ve lo dico qui, ed in maniera chiara: a me della polemica sullo ius soli non me ne può fregar di meno! E non perché è estate, perché 'nun voglio pensa' a nient', perché mi diletto a scrivere stralci di storie verosimili, di amori e di emozioni, storielle sentimentali, tant'è che anche lo ius soli è una questione di sentimento, o no? No. Ecco, il punto è proprio questo: non è che non mi interessi perché estraneo alla leggerezza che l'estate impone, ma proprio perché credo che la questione sia di altra natura, che non abbia il significato che le si vorrebbe attribuire. Insomma, sicuramente non ha niente a che vedere con lo spirito nazionalistico e le preferenze razziali, non è una questione sentimentale. Forse per qualcuno ha assunto questo valore, ma per fortuna per pochi. Continuo a pensare che la mescolanza delle etnie comporti un'evoluzione necessaria e benefica, ma qui non si parla di accoglienza ed uguaglianza razziale.  Ragioniamo assieme.
Riporto quanto ho letto a riguardo.

L’ultima legge sulla cittadinanza, introdotta nel 1992, prevede un’unica modalità di acquisizione chiamata ius sanguinis: un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano. 
Un bambino nato da genitori stranieri, anche se partorito sul territorio italiano, può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e se fino a quel momento abbia risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”. Questa legge è da tempo considerata carente: esclude per diversi anni dalla cittadinanza e dai suoi benefici decine di migliaia di bambini nati e cresciuti in Italia, e lega la loro condizioni a quella dei genitori (il cui permesso di soggiorno nel frattempo può scadere, e costringere tutta la famiglia a lasciare il paese).

Cosa cambierebbe

La nuova legge introduce soprattutto due nuovi criteri per ottenere la cittadinanza prima dei 18 anni: si chiamano ius soli e ius culturae.

Lo ius soli puro prevede che chi nasce nel territorio di un certo stato ottenga automaticamente la cittadinanza: ad oggi è valido ad esempio negli Stati Uniti, ma non è previsto in nessuno stato dell’Unione Europea. Lo ius soli "temperato", previsto dalla legge presentata al Senato, prevede invece che un bambino nato in Italia diventi automaticamente italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, deve aderire ad altri tre parametri:

– deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale;

– deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge;

– deve superare un test di conoscenza della lingua italiana.

Lo ius culturae, invece, passa attraverso il sistema scolastico italiano. Potranno chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (cioè le scuole elementari o medie). I ragazzi nati all’estero ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico.

Posto ciò, perché si renderebbe necessaria questa modifica legislativa? Per quale motivo sarebbe opportuno abbassare l'età minima per poter ottenere la cittadinanza italiana, e di colpo estenderla ad un numero notevole di stranieri?
A detta del presidente dell'INPS Tito Boeri, gli immigrati regolari versano ogni anno 8 miliardi di euro di contributi sociali, e ne ricevono in cambio 3: il saldo a favore delle casse dell'Inps, e quindi del sistema nazionale, è di 5 miliardi. 
Ma scusate, non è necessaria una laurea in economia per affermare che Boeri ci sta prendendo in giro. Quello che adesso versano gli immigrati, lo dovranno ricevere, a giusta ragione, in un futuro prossimo, ancora di più se resteranno in Italia assieme ai figli. Quindi la nuova legge va letta in termini di sfruttamento, è una furbata tutta italiana. Si tratterebbe di un prestito, a fronte del quale, però, gli interessi da pagare sarebbero davvero notevoli, sia se si pensa alle pensioni che giustamente dovranno ricevere i neo contribuenti, ma soprattutto se si pensa ai servizi che dovranno essere forniti ai cittadini italiani di nuova acquisizione. Quindi, o Boeri ha già in mente un piano per fare fuori tra qualche anno i beneficiari dello ius soli, magari inserendo il veleno nello spumante che berranno alla festa della pensione, oppure è convinto di giocare alle slot machine. Considerata la mole di anziani che quotidianamente ripone in questo gioco le proprie speranze, questa ipotesi non sarebbe del tutto da scartare. Giochi (su cui lo stato lucra) a parte, supposto che non tutti gli stranieri che vengono in Italia aspirano ad acquisirne la cittadinanza, bisogna iniziare a capire che essere contrari allo ius soli non equivale ad essere razzisti. Questo buonismo da quattro soldi, ci ha stancato da tempo e continua a fare danni. Vada pure avanti la nuova legge sullo ius soli, magari un domani, i malcapitati neo cittadini italiani prenderanno il posto dei Boeri e delle Lorenzin di turno e sapranno fare di meglio.


Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il tuo contributo