lunedì 15 agosto 2022

Racconti refrigeranti 5ª scena

Certi desideri ci mettono un po' ad essere esauditi, a volte impiegano tanto di quel tempo da non essere più desiderati. Come se il tempo fosse una prova, un test per misurare il valore di un'attesa.
Si desidera un incontro, un figlio, un lavoro, un viaggio, un ritorno, o solo una guarigione, da una malattia o da un dolore, che sia la fine di un tormento.
Teresa non aveva creduto alle parole di Enzo tre anni prima, non aveva ritenuto così forte, così vero quel sentimento, tanto da farle decidere di lasciare il marito, aveva provato a portare avanti il suo progetto familiare: fare figli e chiudersi in una gabbia di protezione emotiva. Aveva provato a classificare quell'amplesso di fine agosto, a casa di Enzo, come una mera reazione chimica, uno sbalzo ormonale: le era tornato il ciclo pochi giorni prima ed erano oramai due anni che provava a rimanere incinta. Si era incazzata col destino, con sé e con il marito, Giorgio, così bello e così innocente. La sera del ventisei agosto di tre anni prima, era uscita a smaltire la rabbia camminando in spiaggia, da sola, aveva percorso poche centinaia di metri e poi si era seduta sulla sabbia, ad imprecare contro il cielo e a piangere. Quando il pomeriggio dopo era andata al bar, aveva incontrato Enzo, con il quale fino ad allora si erano scambiati solo sguardi fugaci, lui le aveva offerto un caffè freddo e poi avevano cominciato a parlare di libri, di vino e di calcio. Avevano parlato tanto e camminando erano arrivati a casa di Enzo. Appena si erano chiusi la porta alle spalle avevano preso a baciarsi ad abbracciarsi, a seguire le linee delle braccia, della schiena, poi le gambe, era stato tutto così naturale, così intenso, un incastro perfetto; salive e sudore si erano mischiate col gusto del caffè e della delusione. Avevano assecondato i corpi, senza paura, con la stessa dolce follia.
Dopo quell'incontro si erano salutati dandosi appuntamento al bar per il giorno dopo, alla stessa ora, ma Teresa, quel pomeriggio stesso, mentre Enzo riempiva l'attesa provando a leggere Le lettere da Capri, seduto sul muretto di fronte al bar, partiva per il rientro in città.
Enzo non le aveva mai scritto, detestava WhatsApp e non voleva chiamarla, del resto era stata lei a non presentarsi, avrebbe dovuto scrivere lei. Teresa, però, non gli scrisse, gli mandò solo gli auguri di buon anno, nella malinconia del primo gennaio.
Il tempo misura il valore delle parole, dei desideri, ma i corpi se ne fregano del tempo, per i corpi conta la reciprocità. Quello che si sente insieme, quello che si riconosce nello stesso momento, nei baci, nel leggero tocco di un dito su una mano o anche solo nell'insistenza di uno sguardo che infuoca.



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