sabato 20 agosto 2022

Racconti refrigeranti 6ª scena

Filippo era rimasto vedovo a quarant'anni e non si era più risposato, almeno così aveva raccontato una volta. Aveva cambiato abitudini, amici e lavoro, e da diciotto anni si era trasferito sull'isola, dove nessuno avrebbe potuto contestargli la sua verità.
Si era messo a coltivare un piccolo orticello e scriveva poesie e racconti a richiesta, come un moderno Cirano, ma più bello e meno generoso, poiché ogni sua parola aveva un costo.
A volte la vita fa tanto male, strappa legami e progetti, allontana i corpi in modo definitivo, lascia soli con le parole non dette, le scene immaginate e irrealizzate; gli anni passano e non ci si sente compresi e amati; si inizia a credere che non tornerà più il tempo dell'amore e che forse è meglio non rischiare, chiudersi e non farsi trovare. Sono tante le anime in pena, che spesso si nascondono, dietro un muro o dietro una maschera, che importa, l'importante è scappare dalla realtà. 
Enzo era l'unico amico in cui Filippo credeva, che riteneva sincero, un solitario come lui. Una volta gli aveva raccontato della moglie, ne parlava al presente, come di una persona viva, ma Enzo non aveva indagato e Filippo aveva apprezzato quel silenzio discreto. Filippo dispensava consigli e poesie a chiunque lo chiedesse, ma lo faceva per soldi, come una cartomante che legge il futuro, vendeva emozioni e illusioni.
- Perché non mi scrivi una poesia sulla disperazione?
Gli aveva chiesto Enzo tre anni prima, dopo aver atteso invano Teresa.
- Perché sono disperato anche io, amico mio, e se iniziassi a scrivere del dolore che ho dentro, diventerei un vecchio brontolone.
- Allora beviamo, così ti chiameranno il vecchio ubriacone.
- Per carità, ci manca solo diventare un Bukowski italiano.

Aver rivisto Teresa, dopo tre lunghi banalissimi anni, aveva convinto Enzo che tutto quello che in quel tempo era accaduto non avesse senso: non aveva senso il suo lavoro, non avevano senso le sue avventure, non avevano senso i libri di filosofia ed i romanzi americani consumati la domenica mattina a letto, non aveva senso tutto il tempo infilato tra la scena dei saluti a casa sua il ventisei agosto del 2019 e quella del ritorno di Teresa al bar dell'isola il tre agosto del 2022. Senza Teresa la vita era solo un lavoro mal pagato.
- Eccola!
È il 21 agosto e Filippo gli sta offrendo un po' di compassione, gratis.
- È quello che penso?
Gli chiede Enzo prendendo il foglio che l'amico gli sta porgendo.
- È per te, ma anche per me.

Enzo abbassa lo sguardo e legge:

Ho pianto disperato tra i predatori
per uno strappo violento
ho colto fiori, fragole e pomodori
per non restare nel momento
per tornare bruco senza ali
ho piegato la schiena
ho tradito gli ideali
in una notte di luna piena
ho pianto con la bocca tesa
nella finzione che inganna l'attesa.

- Grazie

Filippo gli stringe il braccio con la mano e con gli occhi lucidi gli sussurra;

- Vai da Teresa! Vai! Adesso.

Non esistono verità che il tempo non possa cambiare, e neanche dolori che possa cancellare. Se esiste l'altra metà del cielo, è quella che vede ciò che di noi non abbiamo mostrato, è un'altra opportunità.


 

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