mercoledì 6 luglio 2022

Il mito della villeggiatura

Il mese di luglio è sempre stato per me il mese dell'attesa, della noia. Da bambina, non facevo altro che seguire mia madre, la scuola era finita e a casa mia già cominciava la preparazione alla villeggiatura.

La mattina uscivamo sempre tardi, mia madre trascinava me e le mie sorelle per mercatini, in cerca di sandali e borse da mare, a volte entravamo nei negozi per trovare qualche abitino in saldo, un paio di camiciole (camicie a mezza manica) e dei bermuda per mio padre e tornavamo stanche e accaldate a casa per il pranzo. Il pomeriggio si andava un po' dalla nonna e si mangiava il gelato; negli ultimi anni, il nonno aveva comprato la gelatiera ed aveva imparato a farlo da solo, era diventato bravissimo.
Se si restava a casa, si guardava la tivvù, mentre mamma stirava, e sul mobile del soggiorno si cominciavano a formare le pile di biancheria da portare nella casa che avevamo fittato per il mese di agosto. Già allora il palinsesto televisivo estivo riproponeva programmi trasmessi in inverno, sceneggiati e film datati, e documentari sulle periferie; ricordo che mia madre aveva una passione per Jane Eyre e ogni volta che la RAI lo trasmetteva, lo guardava, e noi con lei. Insomma, il mese più lungo, caldo e noioso era senza dubbio il mese di luglio e nessuno faceva niente per evitare che fosse così, si accettava questa sofferenza come una preparazione al mese più libero e allegro dell'anno.
Non riuscivo a capire come i genitori della mia amica, entrambi impiegati in banca, potessero scegliere di utilizzare le ferie a luglio. Che bizzarri!
Intanto, c'era di bello che ad un certo punto arrivava il compleanno di mia sorella più grande e si organizzava una festa a casa con parenti e amici.
Dalle foto rimaste, si vedono facce stanche e un po' sudate, ma molto allegre, come se avessero aspettato per giorni quell'occasione, del resto, meglio sudare insieme che da soli.
Le feste a casa mia erano sempre affollate e con buffet ricchi e calorici. Alla fine, mio padre prendeva dal freezer le coviglie (che il correttore automatico non conosce e vuole per forza trasformare in caviglie) e noi bambini cominciavamo ad addormentarci sui letti delle uniche stanze rimaste vuote.
Quando arrivava il 31 luglio, mio padre sistemava i tubicini per l'irrigazione delle piante sul balcone, andava dai nonni a lasciare una copia delle chiavi di casa, sistemava un po' le sue carte da lavoro e si addormentava per ultimo. I vestiti per la mattina dopo erano già pronti, perché non doveva essere sprecato neanche un attimo del primo agosto, il giorno più atteso dell'anno!
Bisognava fare presto per trovarci tutti insieme, chi qualche minuto prima, chi dopo, davanti al traghetto per imbarcare l'auto o, se eravamo davvero fortunati, lungo l'assolata, evanescente ed interminabile Salerno-Reggio Calabria.
Quando vi assale la nostalgia per la villeggiatura, pensate ai traghetti e alla puzza di nafta, pensate ai fumi che uscivano dalle auto incastrate nelle autostrade a due corsie, pensate che a luglio si può andare in vacanza e lavorare ad agosto, con più tranquillità.
Non è la nostalgia della villeggiatura che ci fotte, non è l'abitudine a cancellare il brutto del passato, è non aver compreso il valore della noia.



3 commenti:

  1. Fedele rappresentazione di ciò che era. Ma qualcosa nel mio modo di vivere non mi quadrava; allora ho chiuso gli occhi e mi sono rivisto in quegli anni, in particolare nell'anno intero. Si , forse il prleriodo estivo era una noia , ma senza fatica , non dovevi far niente, solo adattarti alla vacanza , le fatiche egoisticamente le facevano i genitori. E poi ho rivisto il resto dell'anno : la scuola che dovevi per forza frequentare , ubbidire a professori e regole; l'autunno, l'inverno, mica come clima erano come adesso, allora se avevi programmato una uscita dovevi sperare che non piovesse o non facesse freddo. Le due festività regine ? Natale e Pasqua ? Abbuffate senza senso con una attenzione agli auguri e altro , altrimenti qualche conoscente poteva prenderla a male.
    Ecco cosa non mi quadrava: volendo accettare la visione di modo noioso estivo di trascorrere il periodo, il resto dell'anno era allora una prigionia con regole . Ed alla fine mi vien da ridere, perché mi attraversa la sensazione che non siamo mai contenti ed in pace e non sappiamo manco perché ! Ma ti immagini il Paradiso ? Beh pensaci bene : sarebbe una noia . E l'inferno ? peggio che stare in un campo di ebrei pre forno nazista. E allora ? Meglio il purgatorio ? L'attesa, il dubbio, il tempo che passa. No ! Neanche il Purgatorio va bene . Risultato ? Declinalo tu :) :)

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  2. Dopo aver scritto , mi sono venute in mente le più belle immagini e momenti che ho tracorso in vita. Sempre d'estate. Ho sempre amato il mare, ne racconto una: andavamo a Gaeta Serapo, li, in genere di pomeriggio c'era bassa marea , piccole onde, mare non freddo, poca gente in spiaggia. Allora avevo comprato una maschera sub. Andavo a 20 m dalla riva, dove l'acqua era 40 cm , mi stendevo sul fondo e stavo minuti a guardare le piccole onde che andavano e venivano sopra di me ed i riflessi che portavano con il sole basso . Un qualcosa, per me, di fantastico che solo d'estate potevo provare. Per qualcuno poteva essere una palla, per me in quei momenti era un " paradiso fai da te " 😀

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    1. Io ho bellissimi ricordi della stagione estiva, soprattutto perché potevo stare di più con i miei genitori, poi perché non c'era la scuola e potevo giocare quanto volevo; amavo anche andare dai nonni e sono grata al cielo di tutto, anche della noia.

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