domenica 31 luglio 2022

Racconti refrigeranti 2ª scena

Enzo e Pino lavoravano insieme, in modo da dividere la stanchezza e distrarsi dalla fatica; erano dipendenti comunali, giardinieri per la precisione, d'estate, tra un'aiuola ed una fioriera ai limiti delle strade, curavano i giardini privati delle case di vacanza. Insieme tagliavano prati e bouganville, siepi e alberi da frutta, reduci da un inverno di abbandono, insieme sudavano e insieme andavano al bar del porto, a bere una birra dopo il lavoro, prima di raggiungere ciascuno la propria casa.

Il lavoro del giardiniere è un lavoro di cura, di attenzione, eppure spesso, quelli che lo praticano hanno un aspetto grossolano e trasandato, appaiono più dei domatori che delle generose nutrici, né tanto meno ricordano Edward mani di forbice. Con il caldo la natura si rinvigorisce, spacca il terreno, l'asfalto e la schiena di chi la combatte, come in una sorta di competizione agonistica.
- Noi esseri umani ci indeboliamo e la natura si rinforza, ma poi - diceva Enzo, il più giovane dei due - non siamo natura anche noi? Non siamo anche noi esseri viventi che trovano energia dal sole? Allora perché soffriamo? Perché noi ci indeboliamo, non dovrebbe sanare tutte le nostre ferite il sole?
- Ma che ne so! Io mica sono filosofo come te, io sono solo un giardiniere, un umile padre di famiglia.
- Forse perché siamo umani - continuava Enzo, senza dar peso al sarcasmo di Pino - noi abbiamo un'anima che non asseconda il corpo, che non si riconosce quasi mai nella sua forma, le piante invece se ne fottono della forma, siamo sempre noi che vogliamo dargliene una, abbiamo proprio uno strano rapporto con il corpo. -
Intanto Pino annuiva mentre osservava quella ragazza con la coda di cavallo nera seduta sul muretto di fronte al bar, che scattava foto al cielo. Iniziavano quasi sempre così i loro primi momenti di libertà dopo il lavoro, seduti al tavolino, davanti alle birre, ancora vestiti da domatori, ma con la voglia di perdere ogni difesa.
Qualche volta, verso sera, si vedeva Enzo passeggiare verso il porto e poi fermarsi a leggere su una panchina, sempre solo, Pino, invece, non compariva mai dopo le otto, forse perché la moglie, come lui qualche volta aveva raccontato, voleva che la sera stesse a casa con sé e i figli.
L'altro giorno, mentre il filosofo e il padre di famiglia parlavano di politica, è entrata una donna bionda, con un carré corto, grandi occhiali da sole ed un vestito lungo marrone e turchese, che evidenziava l'abbronzatura dorata.
- Un caffè freddo, per piacere.
Enzo ha alzato la testa e si è messo a fissarla, aveva gli occhi lucidi, forse per la birra, ma le mani no, non era stato quel po' di alcol a farle tremare, le mani erano il corpo che lui avrebbe voluto domare, il corpo che vibrava al suono di una voce familiare, alla vicinanza di un altro corpo che un tempo era stato attaccato al suo, in un incastro perfetto.

(Continua...)



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